Un orientalista e l'avventura della "scuola romana"

Paolo Daffinà, poliedrico studioso della Sapienza che padroneggiò lingue e culture eurasiatiche

Un orientalista e l'avventura della "scuola romana"

È stata un’iniziativa più che apprezzabile quella di Adriano V. Rossi, presidente del nuovo ISMEO, Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente, di dedicare alla “Nuova Serie Orientale Roma” il volume a cura di Patrizia Cannata, Paolo Daffinà, Eurasica. Scritti scelti, In appendice l’inedito: “La scuola orientale romana dal 1870 al 1936 (Roma, Scienze e Lettere, 2017). L’opera è stata felicemente messa anche in rete.

Il volume si apre con una Presentazione dello stesso Rossi sulla figura e l’opera di Daffinà (1929-2014), orientalista insigne della Sapienza. Allievo per l’ambito cinese di Giovanni Vacca, Pasquale D’Elia e Luciano Petech, di quello tibetologico e indologico di Giuseppe Tucci e Petech, si formava anche alla scuola di Antonino Pagliaro, fino a padroneggiare la lettura di varie lingue arie dell’India e dell’Iran. Partito già con una vasta preparazione sul mondo classico, il suo più significativo e originale contributo scientifico è stato forse quello sul mondo centroasiatico approfondito per la parte antica su fonti da un lato cinesi e iraniche dall’altro principalmente greche. Una importante puntata sul moderno era il suo saggio su “l’Asia interna russa: genesi di un dominio coloniale”, approfondito su ultimi studi sovietici in russo, lingua alla cui lettura aveva pure accesso.

Un'eredità culturale    

Leggiamo nella Presentazione: “La conoscenza delle fonti occidentali si accompagnava in lui a quella profonda delle fonti indiane, cinesi e tibetane […]. La sua perizia filologica e il suo rigore critico lo avevano reso storico accurato ed attento. Il volume Il nomadismo centrasiatico (1982) lo aveva rivelato come uno degli storici dell’Asia centrale di maggior valore in Europa; così pure il commento alla Historia Mongalorum di Giovanni da Pian del Carpine (1989)”.

La curatrice del volume, Patrizia Cannata, già allieva di Daffinà, spiega nella Prefazione: “Il  titolo del volume, Eurasica, deriva da un accenno fattomi da Paolo Daffinà durante una nostra conversazione a proposito del progetto di ripubblicare i suoi articoli. Non siamo mai potuti tornare sull’argomento, ma conservarlo mi è sembrato un mezzo non solo per rispettare la sua volontà, ma anche per mettere in rilievo la linea di eredità culturale con alcuni dei grandi maestri degli studi orientalistici della Sapienza di Roma: Indo-Sino-Tibetica (Roma 1990) e Indica e Serindica (Roma 1992) sono rispettivamente il titolo del volume in onore di Luciano Petech e di quello in onore di Mario Bussagli (entrambi coniati e proposti dallo stesso Daffinà e accettati dai comitati di redazione). Eurasica è l’ideale completamento della serie”.

A inizio volume è data una bibliografia dell’autore. Gli “scritti scelti” sono le preziose ristampe dei principali articoli pubblicati per lo più, ma non solo, sulla Rivista degli Studi Orientali dell’Università di Roma su un arco di tempo che va dal 1955 al 2001. Sono compresi i testi di qualche recensione, conferenza, relazione a convegni e contributo su catalogo di mostra (v. “La seta nel mondo antico”). Alcuni articoli di stretto interesse sinologico rientravano nel programma di ricerca varato e diretto per molti anni da Petech sullo “spoglio sistematico delle fonti cinesi per la storia e geografia dell’Asia centrale”.  

In merito all’“Appendice” inedita, Cannata scrive: “ho trovato tra le carte del prof. Daffinà, con l’aiuto della sorella Angela Maria, gli appunti riguardanti la storia della Scuola orientale. Si tratta di un argomento che stava molto a cuore al professore (v. ‘I primordi della scuola orientalistica romana’)”. Questo è un lungo saggio che si fermava ai primi studi arabi ed ebraici fra Spagna e Italia. L’inedito incluso nel volume dal titolo “La scuola orientale romana dal 1870 al 1936” si prolunga di fatto ben oltre, tanto che la stessa Cannata scrive nella “Nota del curatore”: “dal 1902 l’autore si basa sulle verbalizzazioni delle sedute del Consiglio della scuola da lui minuziosamente trascritte fino al 1960”. Il lavoro è corredato di preziose note bibliografiche a pie’ di pagina.

Il matematico che si fece sinologo

Il testo, diviso in capitoli,  esordisce da quando la scuola romana da pontificia fu laicizzata.  Per quanto riguarda la lingua cinese, il suo insegnamento vi figurò introdotto sotto la titolatura di Lingue e letterature dell’Estremo Oriente, assunto da Carlo Valenziani (1831-1896). Daffinà lo descrive “un autodidatta che con le sue forze era riuscito a impadronirsi di due lingue tutt’altro che facili, come cinese e giapponese. Sul suo conto non sono stati rintracciati documenti d’archivio, ma è probabile che professasse la disciplina almeno dall’anno  accademico 1878-79”. Seguìto Valenziani da Lodovico Nocentini (1849-1910), trasferitosi dall’Orientale di Napoli, alla morte di questi, l’insegnamento del cinese passò per incarico a Giovanni Vacca (1872-1953), ed è su di lui che il testo di Daffinà ci fornisce preziosi dettagli che insieme ai dati di cui si era già a conoscenza, colmano molti vuoti sulla biografia accademica dell’illustre sinologo-matematico.

Un orientalista e l'avventura della "scuola romana"
 presentazione del volume Eurasica

Scrive Daffinà che Vacca, laureatosi in matematica a Genova nel 1897, “da quell’anno fino al 1903 era stato assistente alla Scuola di Calcolo Infinitesimale dell’Università di Torino. Era poi passato, sempre come assistente, al Gabinetto di Mineralogia dell’Università di Genova, ma intanto si era messo a coltivare gli studi sinologici e nel 1907-1908 aveva anche compiuto viaggi nella Cina occidentale per incarico del Comitato Italiano dell’Associazione internazionale per l’esplorazione dell’Asia Centrale e dell’Estremo Oriente. Conseguita nel 1910 la libera docenza in Lingua e letteratura cinese, da quell’anno al 1911 la esercitò nel Regio Istituto di Studi superiori di Firenze. Fu dunque da questa posizione che con l’anno accademico 1911-1912 Giovanni Vacca passò all’Università di Roma come professore incaricato di Lingue e letterature dell’Estremo Oriente”.

Nel 1921-22 Vacca vinceva il concorso per Storia e geografia dell’Asia orientale bandito dall’Istituto di Studi Superiori di Firenze e si insediava in quella cattedra per un anno alla fine del quale nel 1923 rientrava a Roma, trasferendovi col relativo decreto ministeriale anche la cattedra. Così a Roma, ci informa ancora Daffinà, “l’insegnamento di Lingue e letterature dell’Estremo Oriente veniva definitivamente a cessare. Per rimediarvi, un po’ di mesi dopo il suo ritorno [sic], Giovanni Vacca propose ai colleghi della Scuola, nella seduta del 27 gennaio 1925, di chiedere al Ministero che gli fosse conferito l’incarico gratuito di Lingua e letteratura cinese; incarico che sembra gli fosse concesso”.

Dai successivi verbali riportati, sotto la data del 7 aprile 1943, Daffinà riporta: “Collocamento a riposo del prof. Vacca, titolare della cattedra di Storia e geografia dell’Asia orientale. Si delinea la possibilità ch’egli resti in carica per un anno ancora…”; quindi, sotto la data del successivo 10 luglio, “Pur collocato a riposo per limiti di età, il prof. Vacca continuerà ad avere l’incarico per la sua materia”. Tre anni dopo, sotto la data del 4 aprile 1946, mentre faceva capolino per la prima volta nei verbali il nome di Mario Bussagli (“In via provvisoria si decide di affidare un incarico di un paio d’ore al giorno [per servizio della biblioteca] al Dr Bussagli”), “Il Prof. Vacca propone che la Scuola faccia un voto per la chiamata senza concorso alla cattedra di cinese del Prof. P. D’Elia, insigne cultore di tale disciplina…”.  Il voto era sì espresso, ma senza alcun seguito ministeriale positivo per l’insigne gesuita-sinologo, che avrebbe insegnato per molti anni in quell’Università solo per incarico. Dal canto suo, Vacca era registrato presente ai Consigli della Scuola fino al gennaio 1949.                

Tornando a Daffinà, oltre che per i requisiti, le doti e le qualità di ricercatore e maestro nei vari insegnamenti che tenne, andrebbe ricordato pure per la cura che aveva nella formazione di promettenti cultori e studiosi di arti orientali quando, in esercizio di consulenza a fianco di Mario Bussagli, promuoveva molti di costoro a collaborare fattivamente alla monumentale Enciclopedia Universale dell’Arte della Sansoni.



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