di Emma Lupano
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Pechino, 27 feb.- C’erano una volta i bagni pubblici in Cina: semplici buchi nel cemento oppure canali di scolo collegati tra loro, in entrambi i casi senza acqua corrente di sorta e senza divisori tra un utilizzatore e l’altro.
Oggi tutto questo esiste ancora, ma ormai quasi solo nei villaggi rurali. Le città, soprattutto le grandi metropoli della costa orientale, hanno investito molto nel miglioramento delle condizioni sia strutturali che igieniche delle toilette di uso pubblico. Ma mentre nella maggior parte dei casi è ancora un’illusione pensare di trovare “accessori” come carta igienica e sapone per le mani, ci sono luoghi in cui gli amministratori hanno deciso che i bagni pubblici sono un importante biglietto da visita e quindi meritano ben più dello stretto indispensabile.
Così a Nanjing, nel 2009, nel complesso turistico del Tempio di Confucio era stato realizzato un bagno pubblico che occupa più di 100 metri quadrati ed è costato 400 mila renminbi. A distanza di cinque anni, l’investimento non sembra però sia stato un successo, come scrive sul Qianjiang Wanbao del 15 febbraio il commentatore Gao Lu.
“Inizialmente, il bagno pubblico ‘a quattro stelle’ di Nanjing aveva suscitato stupore in tutta la città per le sue installazioni di qualità superiore, ma ora è diventato il simbolo dello spreco”. Lavandini in porcellana blu e bianca, porte intagliate in stile Ming e Qing, sedie in mogano in stile tradizionale e perfino un televisore a cristalli liquidi erano gli optional molto speciali di questo esclusivo bagno pubblico.
“Queste toilette lussuose sono state costruite con l’intento di mostrare quanto la città fosse sviluppata e raffinata, ma ora è diventato la dimostrazione della scarsa educazione dei suoi abitanti e una macchia sull'immagine della città. È stato insomma come darsi uno schiaffo in faccia”, scrive Gao.
In seguito a tentativi di furto e atti di vandalismo, infatti, l’amministrazione cittadina ha dovuto portare via sedie, schermo tv e altri ornamenti, costretta insomma a prendere atto che i residenti, ma anche i visitatori, non sono così bene educati come si voleva dimostrare. Un fallimento, per Nanjing, ma alternative non ce n’erano: “Per non perdere la faccia cosa si sarebbe potuto fare, riarredare in continuazione il bagno?”, chiede Gao.
Per il commentatore, non c’è molto a sorprendersi se le cose sono finite così. “Non ci sono soltanto cittadini che si prendono cura dei beni di tutti, che difendono l'ordine pubblico e che amano la città come casa propria, ma ci sono anche quelli che rubano e causano problemi. Ma anche senza arrivare a questi eccessi, nei bagni in cui c’è il sapone liquido a disposizione si vedono arrivare persone armate di piccoli contenitori che li riempiono di sapone per usarlo a casa. Dove c’è la carta igienica, ci sono persone che se la portano via per usarla come asciugamano. Se questo è il livello dei nostri cittadini, che senso ha mettersi a installare schermi e altri arredi?”.
Non è che Gao giustifichi i responsabili di questi atti: chi “per il proprio profitto, o anche solo per rendersi la vita più confortevole, ruba o danneggia quello che è di tutti, rovina l'immagine della città” e “persone di questo tipo sono davvero deprecabili”. Perseguirle sarebbe la soluzione, ma il problema, secondo il commentatore, sta nell’impossibilità di vigilare su un numero così elevato di persone.
D’altra parte, l’amministrazione di Nanjing ha peccato di scarso senso della realtà. “Il problema più grande di questi bagni a quattro stelle è che fin dall’inizio erano un progetto scollegato dalla realtà delle cose”, un progetto che scommetteva su un livello di senso civico che i cittadini cinesi evidentemente non hanno ancora raggiunto.
“L’educazione della gente procede per gradi. Quando molte città cinesi hanno cominciato a fornire carta e sapone nei bagni pubblici, all'inizio non hanno ottenuto risultati positivi: o c’erano sprechi di prodotto, oppure carta e sapone venivano sottratti. Oggi però la situazione è molto migliorata, e questo si è verificato in parte perché è migliorata l'educazione delle persone, visto che molti hanno imparato che garantire la comodità altrui significa garantire anche la propria”.
Ma arrivare ad arredare i bagni con sedie di legno e schermi è un passo troppo grande, secondo Gao: “In realtà altro non è che un’operazione di facciata. A che serve uno schermo a cristalli liquidi in un bagno pubblico? La funzione di questi spazi non è quella di permettere alle persone di riposarsi e rilassarsi. Quello che importa di un bagno è che sia pulito e profumato, che ci siano carta igienica, acqua e sapone. Un bagno pubblico che vanti tutto questo già non è affatto male. Ogni altro optional poco conta”.
L’iniziativa di Nanjing “era nata con buone intenzioni, ma non sempre le buone intenzioni portano a buoni risultati”. Se i cinesi non sono ancora pronti per bagni pubblici di lusso, se “l’educazione civica deve fare il suo corso, nelle toilette come in ogni altro settore”, allora “è inutile forzare le cose”, conclude saggiamente Gao.
16 febbraio 2015
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