TEMPO DI BILANCI PER I LEADER DI PECHINO
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TEMPO DI BILANCI PER I LEADER DI PECHINO

TEMPO DI BILANCI PER I LEADER DI PECHINO

La tenuta del 'Grand Bargain'– di Giovanni Andornino
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In questa lotta per la stabilità sociale e politica del paese – vera chiave di volta per il prosieguo dello sviluppo economico da cui dipende la sostenibilità dell'intero sistema-Cina – la popolazione sembrerebbe tuttora in larga misura favorevole alla 'grand bargain' offerta dalle autorità, ossia crescita economica in cambio di una compressione dei diritti civili e politici individuali. Secondo dati inediti diffusi dal Pew Research Center's Global Attitudes Project, ancora nel 2010 circa l'87% dei cinesi intervistati sosteneva di essere soddisfatto circa l'andamento delle cose nel proprio paese, contro un mero 28% degli egiziani, ad esempio, la cui stragrande maggioranza riteneva il paese incamminato sul sentiero sbagliato (queste cifre si sarebbero tradotte in rivoluzione pochi mesi dopo). Percentuali analoghe possono essere citate circa la fiducia nell'andamento dell'economia nel prossimo futuro. È vero che il campione intervistato in Cina è prevalentemente composto da uomini residenti in città (67%, rispetto a una media della popolazione urbana pari al 45% su scala nazionale nella RPC), con totale assenza di abitanti delle province "critiche" di Tibet e Xinjiang. Ma è comunque evidente che il PCC continua a godere presso la società cinese di un certo margine di manovra. La domanda è se il progetto di Cina che il Partito ritiene di voler propugnare sia compatibile – nel lungo periodo – con quello di una società civile che si va irrobustendo. Se il nuovo Piano quinquennale sarà amministrato con successo da una nuova leadership cinese (post-2012) meno oscurantista dell'attuale, la 'grand bargain' potrà tenere. Viceversa, le contraddizioni non potranno che moltiplicarsi, rischiando di persuadere la società cinese della impossibilità di lavorare "nel sistema" per migliorare la performance politica della nazione.
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