TANGENTOPOLI SUI BINARI CINESI
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TANGENTOPOLI SUI BINARI CINESI
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Pechino, 18 feb. - Questa volta è toccato a Liu Zhijun, ministro delle Ferrovie dal 2003, essere immolato per la causa maggiore che ogni membro del Pcc, sin dall'iscrizione, decide di abbracciare (questo articolo). L'immagine del Partito, per assicurarne la sopravvivenza, deve trascendere i personalismi, l'amministrazione del potere e i nomi, le facce con le quali si mostra e si è mostrato, nel tempo, al popolo cinese. Ogni singolo membro, dal neo affiliato ai più alti in grado nella gerarchia partitica, sa di essere ostaggio dell'onnisciente sistema politico cinese: il passato ed il presente dei funzionari sono meticolosamente setacciati, ordinati ed archiviati, assicurando una riservatezza impenetrabile e minacciosa. Tutto ciò che rimane nei cassetti delle redazioni, all'occorrenza, può essere passato ai tribunali, fatto scivolare sulla scrivania del redattore compiacente, trasmesso sulle reti nazionali. Perché chiunque ha dei segreti, chiunque è ricattabile. Il Partito si era espresso molto chiaramente rispetto alla prossima lotta alla corruzione, uno dei mali più radicati nella società cinese. Lo scorso dicembre era stato addirittura pubblicato il primo Libro bianco dedicato alla lotta alla corruzione ed alla costruzione di un "governo pulito": quasi 120.000 funzionari di ogni livello indagati in un solo anno. Ma senza una vittima illustre, ogni campagna è destinata al fallimento (questo articolo).
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La parabola di Liu Zhijun finisce quindi con una damnatio memoriae in grande stile: ignorante, arrivista senza scrupoli, corrotto e frequentatore di prostitute. Resta da capire perché sia stato lui il prescelto per il macello, il nome da distruggere per dimostrare la serietà della lotta alla corruzione. Quali siano i giochi di potere e interessi che ne hanno decretato questa fine ingloriosa. Ma forse queste sono storie chiuse al sicuro in altri cassetti, in attesa di tempi maturi
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