Milano, 24 set. - Parigi ha una immagine straordinaria in Cina. La capitale francese è percepita come città romantica e capitale dello shopping di lusso. Ma nel rapporto tra i turisti cinesi e Parigi qualcosa sta cambiando.
Lo scorso anno Parigi ha ospitato 1 milione di turisti cinesi, a quanto pare però buona parte di loro non è rimasta contenta: la città che si è rivelata complessivamente più indifferente, che attenta all’accoglienza; e questo video di France TV lo dimostra bene. Il tema dell’accoglienza, in particolare nei confronti dei turisti cinesi è uno dei punti dolenti del sistema turistico francese, come era già emerso due anni fa in un articolo di Sarah Douag dal titolo “Mais pourquoi les touristes chinois repartent-ils en détestant la France” .
Ora però al tema generale dell’accoglienza si è aggiunto il problema dei furti, sempre più numerosi. Da le Figaro (“Les touristes chinois se sentent de plus en plus en insécurité à Paris”), a La Tribune la stampa francese e, va da sé, quella cinese, hanno descritto veri e propri assalti di ladri ai pullman di turisti cinesi in Francia. Così qualche mese fa la stessa polizia cinese ha seriamente preso in esame l’invio di agenti a Parigi per proteggere i turisti cinesi.
Pochi giorni fa il New York Times ha dedicato un lungo articolo a questo fenomeno concludendo che i turisti cinesi a Parigi sono vittime delle loro stesse aspettative irreralistiche, e segnalando come lo scorso anno i grandi marchi della moda avevano ipotizzato che se la situazione non dovesse cambiare, molti cinesi potrebbero optare per altre destinazioni, come la Gran Bretagna e in Italia.
E in effetti pare che in questo 2014 si registri un calo importante negli arrivi dei turisti di gruppo a Parigi, il che renderebbe più lontano l’obiettivo ambizioso di raggiungere il traguardo di 5 milioni di arrivi dalla Cina ipotizzato dal Governo francese per il 2020, come ho scritto nel Libro Bianco sul Turismo cinese che presenterò a Rimini al TTG il 10 ottobre.
C’è anzi chi parla apertamente di “Paris Syndrome” per indicare la condizione di disagio nella quale molti cinesi si trovano quando visitano la città, e si accorgono che Parigi non è solo una città museo, piena di bellezze storico artistiche. Mi pare sia più o meno dello stesso avviso Jean Francois Zhou, presidente dell’Associazione delle agenzie di viaggio cinesi in Francia, che ha dichiarato che “i cinesi tendono ad idealizzare la Francia, magari conoscono la letteratura francese e le storie d’amore francesi, ma poi alcuni di loro giurano in lacrime che non ci torneranno più”.
Non credo ci sia bisogno di sottolineare quanto sarebbe importante anche per il nostro Paese potersi organizzare con una strategia verso il mercato cinese, che non sia solo turistica, pensata cioè solo a misura di alberghi e ristoranti, e gestita solo da Enti turistici, ma debba invece essere assai più ampia a articolata. La scadenza dell’EXPO sarà anche l’occasione per creare finalmente un tavolo “trasversale” sulla Cina?
24 settembre 2012