SIAMO SICURI DI CAPIRE QUANTO LA CINA E IL MONDO STIANO CAMBIANDO?

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Milano, 30 set.- Siamo sicuri di capire quanto la Cina e il mondo stiano cambiando?

I.    One Belt One Road: centinaia di migliaia di miliardi di euro di investimenti sono previsti nelle due prossime decadi (stima del Think Tank di The European House – Ambrosetti) nell'Asia Centrale per la messa in opera e per l'utilizzo delle due nuove Vie della Seta lanciate da Xi Jinping per permettere alle merci cinesi di "invadere" il mondo e in particolare l'Europa e l'Asia. Funzioneranno anche nell'altro senso e inoltre connetteranno anche persone e idee. "Corollario" di questa iniziativa: la Banca Asiatica di Investimento per le Infrastrutture.

II.    La linea dei nove tratti nel Mar Cinese Meridionale: una forte asserzione di dominanza territoriale da parte cinese che scompiglia complessi equilibri locali e non solo.

III.    La campagna di moralizzazione del Partito e della burocrazia statale lanciata da Xi Jinping e tuttora in forte sviluppo che non mostra ancora (come previsto da molti osservatori) alcun rallentamento.

IV.    La recrudescenza del controllo sociale e politico in Cina.

V.    Brexit e le minacciate Xexit da parte di molti Paesi europei.

VI.    L'evidente impasse della leadership europea incapace di muoversi al di fuori di temi poco rilevanti come la connessione internet per affrontare invece temi di respiro epocale come i migranti e la mancanza di una visione strategica di lungo periodo per l'Europa.

VII.    Il nuovo percorso di sviluppo – tra alti e bassi – politico, sociale ed economico dell'Africa.

VIII.    La nuova assertività della Russia.

IX.    Lo spostamento della bilancia di potere nel mondo medio-orientale: l'emergere dell'Iran, le difficoltà dell'Arabia Saudita, l'involuzione della Turchia, la morte delle primavere arabe, ecc.

X.    Il "terrorismo" islamico in Europa.

XI.    L'emergere di una "post truth era" nella politica americana (ma non solo) in cui conta il dire una cosa che piace anche se non è vera.

XII.    La forte ideologizzazione e partigianeria delle lotte politiche in occidente (Italia compresa) in cui si combatte e si demonizza l'avversario indipendentemente da ciò che dice e fa.

XIII.    L'emergere (a corrente alternata) dei BRICS che spostano i baricentri della conversazione geopolitica.

XIV.    L'alba di rivoluzioni tecnologiche con potenziali di impatto sociale "devastanti": i robot umanoidi, l'intelligenza artificiale, l'ingegneria genetica per tutti e per tutto, la connessione totale fino al marketing one to one (si veda Tom Cruise nel grande magazzino in 'Minority Report'), le auto che si guidano da sole e – un po' più in là – il sogno marziano di Elon Musk.

Ho cominciato questo post con questo elenco (parziale) di grandi cambiamenti in corso perché non trovo – salvo alcuni sporadici casi – nelle analisi correnti dei principali osservatori ed esperti qualificati alcuna presenza di nuovi modelli di interpretazione.

Mi sembra infatti che il modello di interpretazione (occidentale) di tutti questi cambiamenti sia riconducibile ad alcuni semplici pilastri di fede (che chiamo 'paradigma interpretativo'):

1.    La democrazia occidentale è il miglior metodo politico e tutti – prima o poi – vi arriveranno.
2.    La Russia è un bullo di periferia che deve essere ricondotto alla ragione.
3.    L'islam e le sue sette sono la causa profonda delle lotte in corso in medio-oriente e poi esportate nel mondo.
4.    La tecnologia vincerà ogni resistenza.
5.    La Cina è in una fase di sviluppo: prima o poi dovrà fare le riforme che noi – economisti occidentali (quelli del 'Washington consensus', per intenderci) – da tempo suggeriamo e dovrà avvicinarsi a una democrazia occidentale.

Non è questa la sede (e non ne avrei neppure tutte le competenze) per discutere ognuno di questi punti, ma a me di notte – in qualcosa che si potrebbe definire un incubo – mi sembra che stiamo cercando di farci ragione di tutto questo senza chiederci se forse i pilastri prima citati non siano da mettere in discussione e chiederci se non occorrano nuovi paradigmi interpretativi di una realtà che potrebbe avere corroso alla base le fondamenta dei pilastri precedenti.

Un nuovo paradigma potrebbe essere:

1.    La democrazia occidentale dovrà mutarsi in una forma di governo che – senza perdere i diritti acquisiti – tenga conto delle aspirazioni e delle caratteristiche della società contemporanea.
2.    La Russia è una nazione e uno stato che – per storia, cultura e dimensioni – ha diritto a una sua presenza "autonoma" sulla scena mondiale (non sto approvando Putin!).
3.    La religione islamica è solo uno strumento di lotte di potere di alcune potenze emergenti (o declinanti) nello scacchiere medio-orientale.
4.    L'innovazione tecnologica – che non è 'fermabile' (neanche dai comitati etici) – deve spingerci in fretta a una forte innovazione sociale pro-attiva perché se aspettiamo solo di reagire rischiamo tragedie.
5.    La Cina – con 1500 milioni di abitanti e con storia e cultura molto diverse da quelle occidentali – potrebbe aver bisogno di trovare un sistema sociale proprio, non basato su quello sviluppato in Europa dal 500 aC al 1800 dC.

A scanso di equivoci, non sto dicendo che quest'ultimo paradigma è quello giusto. Dico soltanto che lo prenderei in considerazione per capire meglio dove stiamo andando e che cosa fare.

 

30 SETTEMBRE 2016