SEGNALI CONTRADDITORI, OPZIONI APERTE

di Paolo Borzatta*

 

Milano, 26 mar. - Momenti complessi, elevata tensione politica. E' questa la descrizione della Cina oggi in avvicinamento alla seconda transizione morbida (si spera) di leadership in questa "dinastia rossa". Era previsto e ce lo aspettavamo: diciamo però che la realtà sta superando l'immaginazione. Queste ultime settimane non ci hanno risparmiato nulla. Se invece che di fronte al processo politico della più grande nazione del mondo e della terza economia del pianeta (ricordo a noi europei che la nostra economia è la prima) ci trovassimo di fronte a un film di spionaggio non potremmo non assegnargli l'Oscar per la sceneggiatura.

 

A rendere più complesso il tutto è il fatto che questo avviene all'interno di una crisi economica mondiale ed epocale, forse la peggiore dei tempi moderni. Forse è per questo che l'osservazione della Cina in questo momento dà per la prima volta – a mio parere – segnali contradditori, di difficile interpretazione in molti campi. Più che in altri momenti le opzioni aperte per lo sviluppo del paese sono molte.


Vediamo alcuni di questi segnali.

 

Politica interna. La deposizione di Bo Xilai e – secondo alcune voci – anche la messa in mora di Zhou Yongkang, potente capo delle forze dell'ordine e membro del Politburo ristretto oltre che "protettore" di Bo Xilai, è un segnale forte di vittoria della fazione che vuole Xi Jinping come prossimo leader. A questa fazione viene anche assegnata l'etichetta di liberalizzatori. Dovrebbe essere quella che vuole compiere delle liberalizzazioni sicuramente in economia (vedi "modello Guangdong"), ma anche in politica, come più volte (solo) dichiarato da Wen Jiabao. Quale poi sia la loro idea di riforma politica non è chiaro. Le opzioni possibili vanno da una rapida transizione ad una democrazia di tipo occidentale (sia pure con qualche "caratteristica" cinese) a forme di "aristocrazia" (nel senso greco originario di "governo dei migliori") o oligarchia con aree "democratizzate" (confronto politico aperto con scelta democratica per votazione) di diversa ampiezza ed importanza. Anche il grado di libertà di opinione e di parola potrà essere diverso nelle diverse opzioni.



Geopolitica. Hu Jintao ha appena incontrato a Pechino il presidente dell'Indonesia Susilo Bambang Yudhoyono e Xi Jinping ha incontrato a Mosca il vice primo ministro russo Vladislav Surkov. In ambedue i casi, in vista anche del Summit dei Brics a fine marzo (dove il Sud Africa è stato ammesso per volontà di Pechino), sono stati affermati rapporti bilaterali ancora più forti. Sempre più emerge la volontà di Pechino di essere un "primus inter pares" di questo raggruppamento e in parte sembra riuscirvi. Questa non è un'opzione aperta, ma un punto fermo della politica cinese che però lascia aperti interrogativi su come Pechino riuscirà a trasformare i Brics in un reale gruppo di influenza della politica mondiale mettendo insieme agende politiche molto diverse con la complicazione che alcune di queste agende sono anche divergenti rispetto alla politica verso gli Stati Uniti.

 

Economia. Le esportazioni cinesi stanno calando e così anche la produzione industriale. Segnali questi che stanno addensando nuvole quantomeno grigio scuro sull'economia cinese per il 2012 e forse oltre. La crisi mondiale e del mondo occidentale in primis ha tagliato la domanda di prodotti cinesi. L'apprezzamento del renminbi non aiuta in questo senso. La crescita sperata dei consumi interni si sta materializzando con lentezza e non riesce ancora a bilanciare il calo delle esportazioni. Le dichiarazioni del governo sono nella direzione che occorre mantenere questo corso e che il renminbi forte è un buono stimolo per l'industria cinese per diventare più competitiva tramite innovazione e efficienza. E questo è vero. La domanda però è quale potrà essere la pressione delle industrie esportatrici per avere un renminbi più debole che ovviamente le aiuterebbe non poco sul breve periodo.



Innovazione. Questo è un grande obiettivo dell'attuale Piano Quinquennale. Gli sforzi ci sono, ma non sono tutte rose in fiore. Non posso pretendere di avere una visione completa perché la scena da esaminare è enorme e non ci sono indicatori macro che diano segnali in tempo reale. Provo però ad analizzare un paio di segnali micro che possono essere rivelatori. Shanghai continua con determinazione la sua volontà di affermarsi in un decennio come la città più creativa dell'Asia e sono già 89 i "Parchi della Creatività" (Incubatori per piccole aziende specializzati in settori classificati creativi: design, computer animation, media, moda, architettura, ecc.). Se però si analizza il prodotto del design contemporaneo cinese (si veda ad esempio la nuova rivista "Grand Design" voluta dal Shanghai Creative Industries Demonstration and Service Platform) mi sembra di percepire sempre meno i segnali di "originalità" che vedevo negli anni passati e sempre più segnali di allineamento ai modelli tipicamente occidentali.

 

In controtendenza invece un piccolo esperimento sociale: la East China Normal University sta cooperando con il distretto di Huanpu di Shanghai per sperimentare delle Scuole Superiori aperte solo ai maschi. Questo perché i maschi notoriamente maturano più lentamente delle femmine e – dicono gli sperimentatori – fatti competere, negli anni della disparità, con le femmine rischiano di non ricevere tutte le attenzioni necessarie e poi di essere discriminati nell'ammissione all'università. Non so se questa sia una decisione giusta o meno, ma è indubbio che dimostra un coraggio di andare contro a dei tabù culturali che da noi, in occidente, sarebbe molto difficile superare. D'altro canto se si vuole innovare, bisogna ideare e sperimentare strategie nuove anche di rottura. Anche qui vi sono più opzioni aperte: da un paese "in rincorsa" di un modello occidentale a uno che invece vuole affermare un suo modello fortemente originale.



In sintesi fino a qualche tempo fa mi sembrava che i binari su cui la Cina era avviata fossero tracciati abbastanza chiaramente per almeno un paio di decenni futuri, salvo eventi od evoluzioni a bassa probabilità.
Oggi invece, vi sono molte diramazioni possibili e credo sia difficile prevedere con grande probabilità quale direzione il paese sceglierà. Vuoi per decisione della sua leadership (oggi sotto grandissima pressione), vuoi per eventi che saranno più voluti dal fato che da coloro che decidono.


*The European House Ambrosetti

 

 

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