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Milano, 22 feb. - Xi Jinping ha concluso il suo viaggio di "iniziazione", in previsione della quasi certa nomina a Segretario del Pcc alla fine di questo anno, con una importante tappa in Turchia.

 

Il 2011 è stato l'"Anno della Cina" in Turchia, con visita di Wen Jiabao, e il 2012 è l'"Anno della Turchia" in Cina. L'anno scorso la Cina fu anche invitata a partecipare alla esercitazioni aeree militari a Konya. Queste esercitazioni annuali sono sempre state l'occasione per la Turchia di tessere e coltivare le sue relazioni diplomatiche. La Cina era l'invitato d'onore, grandi assenti Stati Uniti e Israele.

 

Questa situazione così armoniosa, per essere capita, va confrontata con la storia abbastanza conflittuale delle relazioni tra i due Paesi. Va infatti tenuto presente che la Turchia è sempre stata percepita dalla dirigenza cinese – a torto o a ragione – come "facilitatrice" e forse ispiratrice delle tensioni etniche separatistiche nello Xinjiang dove la minoranza Uighur – di etnia e lingua turca – mal sopporta la "dominazione" cinese (etnia Han).

 

Nel 2009, i gravi incidenti dello Xinjiang (ribellione degli Uighur e successiva "repressione" del governo cinese), scossero molto l'opinione pubblica e il Governo della Turchia e la relazione con la Cina scese ad un livello molto basso.

 

In due anni la situazione è stata ribaltata. Buona volontà in primis della Cina che ha messo da parte i suoi sospetti ed i suoi timori. In questo modo la Cina ha saputo cominciare a creare forti legami con un Paese che per tradizione è sempre stato molto vicino all'Occidente e sempre schierato con la Nato.

 

Adesso però la Turchia, dopo inutili decenni di attesa di una luce verde per l'unione con l'Europa, pensa bene di cominciare a cambiare il proprio schieramento e ha iniziato un forte sforzo diplomatico su vari scacchieri per ridisegnare le sue alleanze. Il suo nuovo attivismo lo mostra – ad esempio – in Africa dove cerca di giocare un ruolo importante usando soprattutto la propria condizione di paese islamico moderno. Ora con la Cina getta un ponte in Asia verso il centro del nuovo costruendo "impero" portando a casa anche importanti contratti ed investimenti.

 

La Cina coglie al volo questa situazione. Riesce così anche in questo caso a vincere nel suo gioco attuale preferito: consolare quei paesi che l'Occidente, spesso per insipienza o per suoi problemi interni, scontenta o trascura.

 

Il non volere un paese islamico in Europa – come vogliono la Merkel e Sarkozy (con i loro elettori!) – vale veramente questo mutamento di alleanze geopolitiche non certo favorevoli all'Europa?