QUALE MOTTO PER IL MIO BLOG?
Milano, 23 gen. - "Dobbiamo soddisfare la crescente domanda spirituale e culturale del popolo cinese" così ha detto Hu Jintao nel suo discorso di fine anno. Affermazione questa che deve suonare decisamente dissonante alle orecchie di quegli occidentali che credono allo stereotipo del popolo cinese votato ad arricchirsi ad ogni costo e con ogni mezzo.
Tema invece peraltro trattato più ampiamente da Hu Jintao al Comitato Centrale del Partito Comunista, lo scorso ottobre, quando ha anche criticato l'occidentalizzazione dei costumi cinesi. Da quel discorso erano poi scaturite una serie di normative restrittive riguardanti i reality show di matrice occidentale, oggi molto popolari in Cina.
Vampata di moralismo per far piacere a qualche ala del partito? Campagna di sapore nazionalista per allontanare critiche alla corruzione e ai privilegi? O magari (anche) vera strategia di affermazione di un "modello cinese" con relativo aumento del soft power mondiale della Cina?
E' un piccolo segnale che i giochi mondiali sono e saranno sempre più competitivi. Questo sullo sfondo di uno scenario in cui il 2012 sarà, credo, un anno pieno di incertezze e probabilmente di tanti - forse burrascosi - avvenimenti che determineranno un evolversi complesso e imprevedibile del nostro futuro. In tanti anni di vita, è la prima volta che sento che tutto il "nostro" mondo sta cambiando velocissimamente. La stessa nostra conoscenza (dovrei forse dire rappresentazione) del mondo sta per cambiare.
Nel mare in burrasca occorre mano salda, ma flessibile, sul timone e una meta chiara da raggiungere. Un blog proprio all'inizio di questo anno è come uscire dal porto sicuro delle convinzioni consolidate sul mondo e sulla Cina per affrontare le procelle di un cambiamento di cui è ancora difficile intravedere i lineamenti.
Ho voluto quindi avere una stella polare:
"LA CINA CAMBIA, LA CINA RIFLETTE"
Questo sarà il motto del mio blog perché credo che la Cina sia lo specchio catalizzante del cambiamento in corso.
La Cina è specchio del mondo perché nella sua rincorsa allo sviluppo dell'occidente si re-imbatte in tutti i problemi e le sfide che l'occidente ha già incontrato. Ma li affronta con dimensioni diverse, con l'esperienza dell'occidente già consultabile e con una cultura diversa e quindi anche con una chance in più di trovare soluzioni diverse, forse migliori.
La Cina è ovviamente catalizzatore del cambiamento del mondo anche solo per i suoi numeri. Se non bastasse vuole anche influenzare il mondo con la sua cultura.
L'occidente sta invece subendo il cambiamento e se solo si azzardasse a ribaltare il gioco e ad essere lui a rincorrere la Cina, andrebbe incontro ad un disastro certo. Non ha i numeri per battere la Cina al suo stesso gioco (che lui ha già giocato negli ultimi 3 o 4 secoli) e ha pure la storia contro.
L'occidente deve quindi crearsi una strada nuova per continuare a correre davanti, se vuole.
Le domande chiave a cui deve rispondere credo siano almeno quelle seguenti.
Quale è la missione degli stati occidentali? Che cosa devono dare ai cittadini?
La ricerca della felicità è solo un'inalienabile diritto dell'uomo (come dice la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti) o è tempo che gli stati la mettano nei propri doveri?
Le nostre economie dovranno (potranno) continuare a crescere indefinitamente per procurarci sempre più benessere materiale e fisico?
Sono queste le domande le cui risposte (giuste) ci permetteranno di evitare il declino che la Cina - magari nolente - ci imporrà?
di Paolo Borzatta
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