MERKEL 'BALLA DA SOLA'. MA PECHINO GUARDA ALL'ASIA.
di Giuliano Noci
Milano, 10 feb. - Per la quinta volta in sei anni, la Merkel si è recata la settimana scorsa in visita ufficiale a Pechino. La comunità internazionale all'unisono considera la missione del primo ministro tedesco come un'iniziativa volta a chiedere il supporto (interessato) cinese rispetto alla crisi in cui versa l'Europa.
Vi sono almeno tre ragioni a sostegno di questa posizione. Il vecchio continente rappresenta il principale mercato di destinazione dei prodotti cinesi: il valore dell'export dell'ex impero di mezzo è stato, infatti, pari nel 2011 a circa 570 miliardi di dollari.
L'Europa è anche un prezioso serbatoio di tecnologie per il Dragone: il XII Piano Quinquennale punta molto sull'innovazione e, in questo senso, il know how delle imprese europee rappresenta una determinante fondamentale per l'affermazione di questo cambio di paradigma industriale.
La tenuta dell'Euro è, infine, un obiettivo importante per la Cina: dal punto di vista finanziario, un Euro forte permetterebbe alla Nomenklatura di diversificare gli investimenti valutari – oggi molto sbilanciati sul dollaro -; dal punto di vista commerciale, un Euro non troppo debole permetterebbe inoltre di sostenere le esportazioni cinesi verso il Vecchio Continente.
Per quanto tutto questo appaia molto ragionevole, ritengo la situazione ben diversa da quanto descritto dalla stampa internazionale. Da un lato, la visita di Frau Merkel è, a mio avviso, dettata più da interessi nazionali che dalla volontà di richiedere al Dragone un supporto concreto per la messa in sicurezza dell'Europa. La Germania intende, in particolare, consolidare il proprio interscambio con la Cina.
Tant'è che negli incontri intercorsi tra i leader dei due Paesi, si è fissato un obiettivo di 200 miliardi di dollari di scambi: a dimostrazione del fatto che la Germania – sentendosi minacciata dalla crisi dei mercati europei – intende (molto opportunamente) puntare con sempre maggior vigore verso est e, per questo, si propone di conquistare un ruolo primario tra gli esportatori e gli investitori privilegiati dal Governo cinese, che proprio in queste settimane ha varato il nuovo catalogo dei settori prioritari rispetto a operazioni di investimento diretto estero in Cina. Meno automobili e più tecnologie avanzate rispetto alle quali la Germania pensa di giocare un ruolo da protagonista.
La stessa Cina non è, in verità, troppo incentivata a spingere sull'acceleratore rispetto a possibili investimenti a sostegno del Vecchio Continente. Ha, in primo luogo, un problema interno: l'opinione pubblica guarda con sospetto a eventuali aiuti cinesi all'Europa, i cui abitanti vantano un reddito pro-capite di quattro volte superiore rispetto a quello cinese. D'altro canto, la Cina ha già varato numerose misure per cercare di minimizzare il rischio associato a una crisi dell'Europa. Negli ultimi due anni, si sono, infatti, intensificati gli accordi bilaterali nell'ambito dei BRICS – volti ad aumentare significativamente gli scambi commerciali– e il governo cinese ha lavorato molto intensamente per creare in Asia un'area di libero scambio – l'ASEAN (Association of South-East Asian Nations) – in grado di sostenere le esportazioni del Dragone: ad oggi, vale già oltre 400 miliardi di dollari ed è prevista in grande crescita.
Che cosa dunque aspettarsi per i prossimi mesi/anni? Pochi investimenti in titoli dell'ESM (European Stability Mechanism). La Cina chiede, infatti, che i politici europei si assumano in toto la responsabilità dei dissesti finanziari passati e, in questo senso, varino misure coerenti. Molto più probabili saranno invece, a mio avviso, operazioni selettive in infrastrutture europee attraverso il veicolo del fondo sovrano CIC (China Investment Corporation): si tratta infatti di progetti, da un lato, molto coerenti con la storia degli investimenti esteri della Cina (basti pensare a quanto è stato fatto negli ultimi anni in Africa e, in parte, in Sud America) e, dall'altro, in grado di creare lavoro e, quindi, di sostenere l'economia dell'Europa.
Il Consiglio d'Europa è avvisato: la Germania non tira la volata agli altri Stati dell'Unione; dal canto suo, la Cina guarderà più in Asia e al suo interno che al Vecchio Continente.
Twitter: @giuliano_noci
Prorettore del Polo territoriale cinese, Politecnico di Milano
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