Milano, 12 ott. - Il commento piùeloquente sull'assegnazione del Nobelper la pace al critico letterario e dissidente cinese Liu Xiaobo è stato quellodel giovane scrittore e blogger (lettoda 300 milioni di internauti) Han Han. Che con il post pubblicato sul suo blog l'8 ottobre è riuscito a prendersigioco in un solo colpo di censura e autocensura, senza pur dire assolutamente nulla. Così: « ». Aperte le virgolette, tre spazi bianchi,chiuse le virgolette. Come un fumetto vuoto. Come, sembra suggerire, sarebbestato ridotto il suo commento se lo avesse espresso. Un lungo beep, o l'equivalente avviso "la paginacercata non esiste", che fa capolino nella rete in questi giorni ogni volta incui si cerca di leggere articoli, bloge commenti sul caso Liu Xiaobo.
Visto l'argomento – dal punto divista di Pechino, un riconoscimento dialtissimo valore assegnato dagli occidentali a un criminale condannato a 11anni di prigione per "istigazione alla sovversione dello Stato" – non c'era daaspettarsi altro che questo: stampasilente, commenti rimossi,blogosfera disinfettata. Si possono passare ore setacciando portali diinformazione, bbs e siti cinesi allaricerca di articoli o editoriali sul premio Nobel a Liu Xiaobo, ma il risultatonon cambia: trovare altri testi (non oscurati) sull'argomento è quasiimpossibile. Twitter a parte.
Proprio su Twitter, giornalisti e dissidenti cinesi hanno spiegato come maiscarseggino perfino le versioni copia e incolla del dispaccio dell'agenzia distampa Xinhua. Secondo i "cinguettii" (tweet),il Dipartimento centrale di propaganda avrebbe ordinato ai media di nontrattare il tema, evitando perfino di rilanciare la versione ufficiale dellanotizia, in cui il portavoce del ministero degli Esteri, Ma Zhaoxu, spiegava:«Liu Xiaobo è un criminale che è stato condannato dagli organi giudiziari peraver violato la legge cinese. Le sue azioni e il suo comportamento sonocontrari alle finalità del Nobel per la pace».
Nonostante ciò, nella rete, comesempre, qualche falla è rimasta aperta. Così si trovano ancora stralci di telegiornaleche parlano del caso:
Sul bbs del portale Sina.com sono comparsi post e immagini (ora cancellati, ma archiviati tempestivamente dauna giornalista di Hong Kong) favorevoli al Nobel. «Colleghi giornalisti, le vostre tastiere sono controllate,come vi preparate a scrivere quello che sta accadendo oggi? Questo giorno saràricordato in futuro», scrive Fan Zhixing. «Si dice che un cinese ha vinto il Nobel, ma non è un membro del partito,perché è stato privato dei diritti politici. Non mi ricordo più il suo nome,non so come si scrive», è invece il postdi Hang Yangda.
Su Bullogger.cn, aggregatore di blog assai popolare in Cina, è ancoraonline un brano in cinese tratto dal sito della tv olandese che riporta lanotizia del Nobel dal punto di vistaeuropeo. Ma è su 66law.cn, sito di informazione specializzato su temigiuridici, che si può ancora leggere in tutta tranquillità l'articolo del 9ottobre di Zhang Chenglin, avvocato di uno studio legale del Liaoning, intitolato"Liu Xiaobo vince il Nobel per la pace, di cosa ci lamentiamo?". Zhang, attentoa non spendere alcuna parola a sostegno di Liu, analizza il caso dal punto divista legale, spiegando che la scelta di premiare il dissidente cinese non è inalcun modo opinabile dal punto di vista giuridico e che, quindi, le protesteufficiali giunte da Pechino tramite Ma Zhaoxu sono irragionevoli.
«Il governo svedese e quellonorvegese non hanno alcun potere di interferire con le scelte della giuria del Nobel, che quindi non può essereinterpretato come un segno del sostegno delle istituzioni ai personaggipremiati. – scrive Zhang – Si vede quindi come la protesta del nostro ministerodegli Esteri non abbia alcun senso». Inoltre, secondo l'avvocato cinese, lascelta dell'Accademia svedese per il premioNobel è ineccepibile dal punto di vista giuridico. «Liu Xiaobo è statocondannato dal nostro sistema giudiziario ed è stato privato dei dirittipolitici. Perdere i diritti politici significa perdere il diritto di eleggere edi essere eletto, di esprimersi, di associarsi, di manifestare liberamente, eancora di assumere incarichi pubblici. Ma non vuole dire che non si possonoricevere premi».
Zhang paragona la situazione alcaso in cui un figlio disobbediente, messo in castigo dai genitori, vengapremiato dalla sua scuola. I genitori, dice l'avvocato, non avrebbero alcunaragione per protestare con la scuola. Ecco perché, scrive Zhang in netta opposizionealle dichiarazioni delle autorità cinesi, «io dico che dobbiamo permettere aLiu Xiaobo di ritirare il premio». Ma meglio smorzare una affermazione cosìpericolosa buttandola sul cinico: se Liu ritira il suo premio, «contribuiràalla crescita del PIL cinese».
di Emma Lupano
Emma Lupano, giornalista professionista e dottoranda di ricerca sui media cinesi, cura per AgiChina24 una rassegna stampa bisettimanale volta a cogliere pareri autorevoli di opinionisti cinesi in merito a temi che si ritengono di particolare interesse per i nostri lettori
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