Milano, 25 feb. - Invincibili, forse, non lo sono neanche loro. Ma è certo che, almeno fino ad ora, la carta stampata cinese ha retto il colpo della crisi finanziaria globale meglio degli omologhi occidentali. I dati relativi alla circolazione delle testate della Repubblica popolare mostrano una buona tenuta, e cifre - come sempre - da capogiro.
Rimane salda al comando come testata a maggiore circolazione in Cina Cankao Xiaoxi (Notizie di riferimento), con i suoi 3 milioni abbondanti di copie, seguita dal Renmin Ribao (Quotidiano del popolo) con 2 milioni e 350 mila copie. Distanti, ma pure con una circolazione compresa tra 1 e 2 milioni, si collocano il Nanfang Dushi bao (Southern Metropolis Daily), lo Yangzi Wangbao (Yangzi Evening Post) e il Guangzhou ribao (Quotidiano di Canton).
Chi sta peggio, tra le testate più popolari del Paese, sono il Zhongguo Qingnian bao (Quotidiano della gioventù cinese) e il Beijing Wanbao (Beijing Evening Post), che possono vantare comunque una circolazione intorno alle 800 mila copie, e il Xin Jing bao (Beijing News), che conta invece "soltanto" 80 mila copie.
Ma i dati mirabolanti forniti dalle testate cinesi corrisponderanno al vero?
Se lo è domandato, all'inizio del 2010, il giornalista Fang Kecheng all'interno della sua rubrica sul Nanfang Zhoumo (Southern Weekend). Il commento di Fang comincia così: "Alla fine del 2009, in edicola è uscita una nuova rivista. Alcuni osservatori hanno gridato al miracolo: 'Si dice che il primo numero abbia venduto 280mila copie!', hanno scritto. Altri, invece, hanno replicato: "I dati sulla circolazione dei giornali sono come l'età delle donne: non vanno chiesti. E, se si chiedono, non bisogna prendere la risposta sul serio".
Il mondo dei media della Repubblica popolare, scrive Fang, "ha già molte 'caratteristiche cinesi'. Una di queste è: i dati sulla circolazione delle testate sono una questione della massima segretezza. Anche i giornali che partono con l'intenzione di dichiarare cifre reali finiscono con l'adeguarsi alla pratica comune di esagerare".
Lo dichiarò pubblicamente anche il direttore del Jinghua shibao (Beijing Times), Wu Haimin. Disse: "Le dichiarazioni ufficiali sulla circolazione di qualsiasi giornale oggi sono quasi tutte almeno moltiplicate per due, se non di più. Sono tutte bugie per prendere in giro la gente", riporta Fang.
A colpire il commentatore è la stranezza del fenomeno, visto che, se tutte le aziende editoriali falsano i propri dati, nessuna ne trae beneficio. "I giornali non possono sperare di attirare maggiori investimenti pubblicitari truccando i dati sulla circolazione, perché le società pubblicitarie sanno tutto, anche se non lo dicono apertamente. Ormai, se un editore si vanta di distribuire 100mila copie del suo giornale, chi gli crede?".
D'altra parte, le testate si trovano di fronte a un dilemma: meglio dichiarare i dati reali o citare cifre false? "Se uno dichiara i dati reali, mentre tutti gli altri pubblicano cifre false, non può che perderci – ragiona Fang -. Ecco perché tutti, alla fine, scelgono di gonfiare i propri dati".
Il risultato, secondo il giornalista, è dei peggiori. "In un mercato della circolazione in cui nessuno dice la verità, sia le agenzie pubblicitarie che i media si trovano a pagare un alto prezzo. Andate a fare shopping in un mercato che mostra i prezzi reali e poi in uno che ha prezzi esorbitanti. Ovviamente, nel secondo tipo di mercato spenderete di più".
Ma allora, si chiede Fang, se l'esito del gioco non è favorevole né ai media né al mercato, perché nessuno esce da questo vicolo cieco?
In realtà, non è che la Cina non abbia fatto tentativi per migliorare in questo settore. Nell'agosto del 2006, il portale Sina scrisse: "Il fatto che i giornali metropolitani tarocchino i loro dati sulla circolazione è diventato un segreto di Pulcinella. Eppure, si sentono sempre dichiarare con leggerezza cifre come 100mila o addirittura un milione. Questo comportamento anomalo sembra sia diventato la norma".
Eppure a quei tempi esisteva un ente chiamato 'Centro di indagine sui dati di distribuzione delle nuove pubblicazioni'. "Era soggetto a una commissione congiunta composta dal Ministero dell'industria dell'informazione, dal Consiglio di Stato e dall'Amministrazione per la stampa e l'editoria, e aveva il compito di autenticare i dati sulla circolazione delle riviste e di diffonderli. Tuttavia - scrive Fang - appena sei mesi dopo la denuncia pubblicata dal portale Sina, nell'aprile del 2007, il direttore dell'ente, Zhang Youyuan, annunciò che il Centro avrebbe interrotto la diffusione dei risultati delle loro verifiche. Ecco fallito l'intero progetto di modificare il sistema".
Le ragioni del fallimento vanno rintracciate, per il giornalista, nelle caratteristiche dello stesso ente: "Secondo rapporti pubblici, questo centro è classificato come 'una organizzazione che opera senza fini di lucro, supervisionata dal Ministero degli affari civili e gestita dall'Amministrazione per la stampa e l'editoria'. Chi se ne intende, sa che questo significa che il Centro è una "ONG governativa", cioè sostenuta dallo Stato".
E il potere dello Stato, dice Fang, "a volte è molto efficace, a volte invece è impotente. Accade soprattutto quando bisogna stilare statistiche o svolgere verifiche. Questi sono compiti che dovrebbero essere affidati a un terzo soggetto: la società. Non è un caso se gli organismi che forniscono i dati sulla circolazione dei giornali di tutto il mondo sono soggetti multinazionali, che non hanno il minimo legame con alcun governo nazionale".
Ecco spiegato, secondo il giornalista, perché le testate cinesi falsificano i dati sulla propria circolazione. "In Cina non abbiamo ancora dato vita a una terza forza credibile, capace di controllare il settore. In ultima analisi - conclude Fang - il problema della falsificazione dei dati sulla circolazione dei giornali è lo specchio della debolezza e della fragilità delle forze sociali nella Cina di oggi".
di Emma Lupano
Emma Lupano, sinologa e giornalista, cura per AgiChina24 una rassegna stampa bisettimanale volta a cogliere pareri autorevoli di opinionisti cinesi in merito a temi che si ritengono di particolare interesse per i nostri lettori.