Di Adolfo Tamburello
Napoli, 11 lug. - Bel libro il nuovo di Timothy Brook che l'Einaudi presenta col titolo La mappa della Cina del signor Selden. Il commercio delle spezie, una carta perduta e il Mar Cinese Meridionale (Torino 2016). L'autore è un noto e brillante sinologo e storico della Cina, direi uno storico tout court, di nazionalità canadese, oggi professore a Vancouver. Il libro è scritto e si legge quasi come un giallo, abbonda di digressioni che distraggono piacevolmente e con interesse il lettore, anima una folla di famosi personaggi della Gran Bretagna secentesca che l'autore fa muovere più o meno intorno alla mappa. Alleggerisce sicuramente il testo il rinvio della parte "scientifica" alle "Appendici". Una nota di premessa informa: "I dettagli tecnici della mappa Selden sono stati presi da Robert Minte e Marinita Stiglitz, Conservation of the Selden Map of China, da lui commentato "articolo inedito reso pubblico al Selden Map of China Colloquium, Biblioteca Bodleiana, 15 settembre 2011". Possiamo aggiungere l'indicazione del volumetto di Hongping Annie Nie, The Selden Map of China. A new Understanding of the Ming Dynasty, Bodleian Libraries, Oxford 2014.
Veniamo alla mappa. La didascalia sul risvolto di copertina che ne illustra un particolare la data al "1624 circa". Se la data regge, cade l'ipotesi dell'autore che a portarla a Londra fosse nel 1609 John Saris (c. 1580-1643) impadronitosene l'anno precedente a Bantam (pp. 206-207). Rimarrebbero tuttavia ugualmente in piedi le ipotesi che fossero Samuel Purchas e/o Richard Hakluyt a ottenerla qualche decennio dopo se non da Saris da qualche altro navigatore, che la passava poi a John Selden (1584-1654) e questi la lasciava in testamento alla Bodleian Library di Oxford dove sembra accedesse nel 1659 con le altre numerose raccolte del celebre giurista, tra le quali il famoso "codice azteco Mendoza".
Varie questioni relative alla mappa rimangono senza soluzioni certe. Oltre a quando e dove fu fatta, un buio totale avvolge l'identità del valente cartografo cinese che la fece avvalendosi già di conoscenze della cartografia europea, Selden, che fu l'ultimo privato a entrarne in possesso, era un appassionato collezionista e bibliofilo oltre che studioso di fama, autorevole giurista e attivo politico. Di lui Brook dice: "Non aveva un seggio al parlamento nel 1621, ma operava come consulente giuridico alla Camera dei Lord e alla Camera dei Comuni. Secondo un aneddoto dell'epoca, i Lord andavano da Selden per conoscere i loro privilegi, e i Comuni per conoscere i loro diritti". Selden attraversò varie traversie e anni di prigione prima di rappacificarsi coi reali di Gran Bretagna. Fin da Giacomo I si era aperta la questione delle aringhe che gli olandesi pescavano, secondo loro, di frodo nei mari della Scozia, e contro la cui causa l'olandese De Groot (da noi più conosciuto come Grotius) aveva utilizzato il suo Mare Liberum, che pure non aveva concepito e scritto per la pesca dei propri compatrioti. Erano gli anni in cui la Compagnia Riunita delle Province Unite (olandesi) delle Indie Orientali teneva ormai ampiamente testa alle potenze navali cattoliche di Portogallo e Spagna e alla loro pretesa di essere e rimanere le uniche padrone dei mari. La Gran Bretagna si era messa a sua volta con successo alla conquista dei mari con la propria Compagnia delle Indie Orientali sotto patrocinio e capitali regi, ma mal digeriva che doveva essere libero anche il mare della Scozia, e il buon Selden si adattava a scrivere il Mare Clausum in contrappunto a De Groot e al suo De Jure Praedae Commentarius (titolo con cui il trattato fu edito nel 1868). Dai due libri finiva a battesimo il diritto internazionale marittimo. "Questo è il motivo", l'autore considera "perché il diritto internazionale del mare oggi consiste in un misto delle due posizioni, che riconosce sia la libertà di movimento che una ragionevole giurisdizione".
Il Mare libero di De Groot era nato dalle oppozioni che le due potenze iberiche avevano mosso alla partecipazione di olandesi (e inglesi) ai traffici delle spezie nel Sud Est Asiatico fino a mettere a morte gli olandesi catturati. L'olandese "Van Heemskerch non si diresse alle Isole delle Spezie e andò a ovest a Pattani, un porto internazionale sul lato orientale della penisola malese. Qui strinse rapporti con Raja Bongsu, il fratello del sultano di Johor […] che aveva dichiarato guerra ai portoghesi per le loro prepotenti manovre nella regione. […] I due architettarono quindi un piano per impossessarsi della prossima nave da trasporto portoghese che avrebbe attraversato lo Stretto di Singapore". Si trattava della Santa Catarina in transito fra Macao e Malacca. "Tutti i passeggeri furono risparmiati e mandati incolumi a Malacca, ma la nave e il suo carico furono portati ad Amsterdam". Il prezioso bottino fu messo all'asta fin dal luglio 1604. Al contenzioso aperto dal Portogallo fu dibattuta la tesi di De Groot sul diritto di "fare ricorso alla forza contro una terza parte che cercava di ostacolare i movimenti delle navi olandesi e impedire il commercio olandese con i governanti indigeni".
"Se la carta Selden fosse finita nelle mani di De Groot, riprende l'autore "avrebbe potuto servirsene per sostenere le basi della sua tesi contro il tentativo portoghese di escludere gli olandesi dalle acque asiatiche. Innanzi tutto la regione non era terra nullius, né era un territorio non occupato. 'Le Indie Orientali non erano possessi dei portoghesi, - scrive - ma sono costituite da uomini liberi e sui juris', cioè soggetti alle proprie leggi'. In secondo luogo, De Groot avrebbe potuto utilizzare la mappa per sottolineare che 'gli arabi e i cinesi oggi stanno ancora portando avanti con le popolazioni delle Indie Orientali un commercio che era andato avanti ininterrotto per parecchi secoli'. Entrando nelle acque territoriali asiatiche, i portoghesi stavano semplicemente commerciando con gli asiatici che qui si trovavano".In mano a Selden, la carta, che comunque conservò fino alla morte, poteva invece solo servire a sostenere che anche quei lontani mari, "chiusi" in quanto sotto il dominio di singole nazioni (e non certo del Portogallo), rimanevano di diritto aperti al "passaggio innocente".
Fra il 1686-87 Thomas Hyde (1636-1703), in quegli anni curatore della biblioteca, fece della carta oggetto di attento studio con un giovane cinese capitato in Inghilterra, Michael Shen (Shen Fuzong), arrivato in Europa col gesuita francese Philippe Couplet. Hyde lo impiegò alla schedatura e catalogazione dei fondi cinesi della biblioteca. "Là dove possiamo immaginare Michael e Hyde a lavorare insieme", scrive l'autore, "è sulla mappa Selden. La scrittura originale della mappa è interamente cinese, ma accanto alle numerose scritte ci sono fantomatiche traduzioni in sottilissime lettere europee. La grafia è così minuta, l'inchiostro è così pallido e la carta così consumata che è facile non capire quello che è stato scritto […]. Gran parte del bordo originale intorno alla mappa si è sfaldato, ma è rimasto un frammento del margine accanto alle diciture e possiamo vedere delle parti di annotazioni fatte da Michael e Hyde […] La dicitura hung mao chi significa "dove vivono i Capelli Rossi" e si riferisce all'avamposto olandese nelle Isole delle Spezie".
La carta non andò mai materialmente perduta. Nel 1919 subì un infelice restauro, che ne ha reso laborioso il recupero nel 2011. Andò perduta, questo sì, all'utile che la nostra cartografia ne avrebbe potuto trerre se veramente fosse stata portata da Saris nel 1609 e sarebbe rimasta preziosa fino al 1640, quando, scrive Brook, "il grande cartografo di Amsterdam Joan Blaeu […] creò per la Compagnia Olandese delle Indie Orientali un portolano dei mari della Cina che aveva una precisione che fino ad allora non era mai stata raggiunta". A partire da quella data "la mappa Selden smise di costituire l'avanguardia della cartografia. Quando l'eminente scienziato Edmond Halley la vide nel 1705, la liquidò senza indugio, giudicandola imprecisa". Per tutto il dopo sarebbe rimasta utile agli storici della Cina, ed è stato grave che non lo fu perché, conoscendola prima, non avrebbero dato tanta enfasi all'"anticommercialismo" Ming e alla "chiusura" della Cina sui mari dopo le navigazioni di Zheng He (1371-1434). Nelle parole dell'autore: "Si tratta della più importante mappa cinese degli ultimi sette secoli e raffigura la porzione di mondo che i cinesi conoscevano all'epoca, dall'Oceano Indiano a ovest alle isole Molucche a est, e da Giava a sud al Giappone a nord". "La mappa Selden rappresenta il Sud-est asiatico come nessuna mappa cinese aveva mai fatto prima e nessun altra avrebbe fatto per ben due secoli". Per di più è una carta marittima e indica tutte le rotte commerciali che erano all'epoca battute dagli stessi cinesi. Questa è la scoperta recente che avrebbe fatto un'assistente di Brook: "Mentre stava lavorando alla mappa, la mia assistente, Martha Lee, si accorse che le rotte non si allineavano perfettamente alla parte superiore […] è risultato chiaro soltanto quando Martha ha allineato la mappa Selden al GIS, il sistema informativo geografico". Le le rotte segnatevi erano quelle "che correvano lungo le coste". La carta, insomma, le attesta ancora battute dai mercanti cinesi due secoli dopo le imprese di Zheng He.
L'autore coglie nella carta un aspetto di viva attualità: "La Cina è costantemente in conflitto con tutti gli stati marittimi dell'Asia orientale circa la legittima rivendicazione di sovranità sulle migliaia di isole che costellano il Mar Cinese Meridionale e Orientale. Le più conosciute, perché contestate con più virulenza, sono le isole Senkaku (in Cina isole Diaoyu) a nord-est di Taiwan e le isole Paracel e Spratly nel Mar Cinese Meridionale e Orientale. Poiché la mappa Selden è la sola rappresentazione cinese anteriore al secolo XIX che raffigura queste acque in modo dettagliato e geograficamente esatto, qualcuno potrebbe sperare che questa cartina per lungo tempo perduta possa essere la carta vincente nel gioco diplomatico che la Cina intrattiene con i suoi vicini", ma l'autore sfata ogni dubbio. "La mappa Selden comprende alcune isole, ma solo quelle che influivano sulle rotte che correvano lungo le coste. Le isole Pratas al largo di Hong Kong compaiono sulla carta … Ci sono anche le isole Paracel", ma poi: "La dicitura 'scogli per diecimila li' significa una minaccia per la navigazione, che deve essere evitata. Le centinaia di altri scogli e atolli sul lato orientale del Mar Cinese Meridionale, noti nell'insieme come l'arcipelago delle isole Spratly, non sono invece presenti sulla carta. Nessuna rotta le attraversa. Ne deduciamo che sarebbe tendenzioso dire che la mappa permetta di confermare la pretesa di sovranità su ogni singolo scoglio di questo mare".
In questa breve presentazione abbiamo evitato di entrare nel merito della descrizione della carta che ne fa l'autore e i "segreti" che vi coglie: una parte avvincente del libro che ci viene però di lasciare in lettura e commento a un cartografo di professione.
11 LUGLIO 2016
*Adolfo Tamburello già professore ordinario di Storia e Civiltà dell'Estremo Oriente all'Università degli Studi di Napoli 'L'Orientale'.
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