LA CINA IMPARA PIÙ IN FRETTA DEGLI ALTRI
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shenzhe, 13 dic. - Sono appena reduce da una conferenza internazionale sull'innovazione del mondo finanziario tenuto in occasione dell'inaugurazione della nuova Zona Economica Speciale di Qianhai (Shenzhen).
C'erano quaranta speaker di alto livello dall'Asia e dall'Europa. I cinesi erano circa il 50% incluso il Vice Sindaco di Shenzhen e un Vice Presidente Esecutivo di ICBC (oggi oramai la più grande banca del mondo). Gli speaker cinesi più anziani erano cinquantenni.
Tutti i cinesi (e dico tutti!) sono intervenuti in inglese e hanno sempre utilizzato l'inglese. Questa era una richiesta – non vincolante (la traduzione simultanea era disponibile) – della presidenza della conferenza.
Solo cinque anni fa questo – come chi di voi frequenta la Cina – era letteralmente impensabile. Era impensabile per due motivi (in parte collegati): la stragrande maggioranza dei cinesi di mezza età parlava malissimo l'inglese e inoltre era un fatto di “orgoglio” nazionale affermare la propria lingua.
Credo sia opportuno però ricordare che da anni il Governo cinese spinge i dirigenti e i quadri dello Stato e della aziende statali (anche quelli di altissimo livello, compresi i ministri) ad imparare l'inglese.
Domanda: quante conferenze è possibile organizzare in Italia in cui alti dirigenti e leader politici possono permettersi di parlare solo in inglese? Da quanti anni diciamo che l'inglese deve diventare una nostra seconda lingua?
Purtroppo le risposte sono deprimenti. Per consolarci poniamoci però la stessa domanda per Paesi come il Giappone e la Francia.
A parte il fatto che, a mio parere, mal comune NON è mezzo gaudio, che cosa vuol dire questo sulla volontà e la capacità della Cina di giocare un ruolo sempre più importante a livello mondiale?
La Cina impara. La Cina è flessibile. La Cina vuole giocare sullo stesso terreno degli “avversari”.
13 dicembre 2014
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