INVESTIMENTO STRANIERO: "SECOND WAVE"

Pechino, 7 dic.- I dati della crescita cinese stimano il Foreign Direct Investment ("FDI") in Cina in leggero declino, nel corso degli ultimi mesi. Gli opinionisti annunciano crisi – in alcuni casi, come quello recente di un professore della Chinese University in Hong Kong, con toni drammatici -.

 

Alcuni poi sostengono che la Cina non riuscirà nei macro-obiettivi del nuovo piano quinquennale: tecnologia e ricerca, aumento dei consumi interni, sviluppo sostenibile, welfare sociale, spostamento della ricchezza verso le regioni interne.

 

L'FDI tuttavia guarda con interesse ai possibili futuri sviluppi del mercato cinese.

 

Innanzitutto, i brands stranieri si stanno interessando alle cosiddette second e third tier cities, dove il consumatore non ha ancora il gusto formato alle grandi marche del lusso e del consumo, e dove quindi famosi e meno famosi, troveranno terreno fertile per aggredire il mercato locale, crearsi referenze e nomea, per poi assalire i mercati più maturi delle città costiere.

 

Si guarda inoltre con attenzione al nuovo Catalogo per gli investimenti stranieri, che nella sua nuova versione – ancora in bozza – potrebbe prevedere interessanti sviluppi per
i cosiddetti settori strategici, nel settore farmaceutico e ospedaliero e nell'e-commerce – pare non ci saranno novità nel settore telecomunicazioni e dei servizi professionali
(ahimè!) -.

 

Gli investitori stranieri stanno già valutando modifiche alle strutture delle loro presenze in Cina, per cogliere al meglio e con tempismo i nuovi trends e le nuove aperture che sono prevedibili per il mercato interno. Gli uffici di rappresentanza – un tempo la
struttura regina delle nuove aperture in Cina – vengono affiancati da società di servizi, di trading, produttive, da accordi con partner strategici nella macro-aree del Paese.

 

Coloro che invece si spostano verso le regioni dell'interno con i propri siti produttivi, sono sì alla ricerca di manodopera, materiali e servizi a costo inferiore rispetto a quelli della costa, ma mirano anche ai mercati locali, e a godere di alcuni degli  incentivi fiscali accordati agli investitori nelle western provinces.

 

E' ragionevole aspettarsi inoltre che sarà sempre più ridotto l'investimento in Cina dall'estero da parte di investitori cinesi, visto che la normativa contro il cosiddetto roundtripping è applicata rigorosamente da alcuni anni; di recente una circolare del MofCom ha puntato il dito contro un'altra delle strutture utilizzate sia da investitori stranieri che da investitori cinesi per eludere le restrizioni agli investimenti stranieri stabilite dal Catalogo che si è citato più sopra. Ulteriori controlli saranno infatti svolti in relazione alle cosiddette VIEs (various interest entity, locuzione mutuata dal diritto anglosassone), le strutture in cui l'investitore straniero e quello cinese costituiscono all'estero una joint venture, e con questa investono in una società in Cina; quest'ultima controlla - non attraverso la partecipazione societaria ma attraverso uno schema contrattuale complesso - l'attività di una società domestica cinese, proibita all'investimento straniero e detenuta dal socio cinese della joint venture all'estero.

 

E' evidente che nei primi 30 anni di sviluppo economico cinese l'FDI ha avuto un ruolo centrale. Potrà mantenere un ruolo in Cina, quale centro di interessi e di lobbying, insieme alle grandi società di stato e all'imprenditoria privata, nella nascente società civile cinese?

di Sara Marchetta


Sara Marchetta si è laureata in Lingua e Cultura cinese presso l'Università Ca'foscari di Venezia nel 1994, e successivamente ha frequentato un corso avanzato di giurisprudenza presso la Facoltà di Legge dell'Università di Pechino (1994-98). Nel 2002 si è inoltre  laureata in Legge presso l'Università di Parma ed è attualmente membro del Bar Association di Piacenza. Dal 1997 al 2008 ha lavorato per Birindelli e Associati come managing partner dello studio di Pechino. Oggi Sara Marchetta è senior associate dello Studio Legale Chiomenti a Pechino. Diritto aziendale è la sua area di competenza. Madrelingua italiana, parla fluentemente inglese e cinese mandarino.

 

La rubrica "La parola all'esperto" ha un aggiornamento settimanale e ospita gli interventi di professionisti ed esperti italiani e cinesi che si alternano proponendo temi di approfondimento nelle varie aree di competenza, dall'economia alla finanza, dal diritto alla politica internazionale, dalla cultura a costume&società. Paolo Borzatta cura per AgiChina24 la rubrica di economia

 

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