INTERNATIONAL DIRECTOR GENERAL WWF
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INTERNATIONAL DIRECTOR GENERAL WWF
Americano, laureato ad Harvard, James P. Leape lavora nel campo della conservazione ambientale da più di trent'anni, ed è International Director General del WWF dal 2005. AgiChina24 lo ha incontrato a Pechino, poche ore prima della cerimonia per l'edizione 2010 dell'Earth Hour del 27 marzo scorso, nella quale il direttore generale ha "spento" le luci che illuminano la Città Proibita per un'ora.

Come è stata coinvolta la Cina, quest'anno, nella nuova edizione di Earth Hour?

Earth Hour è un'iniziativa avviata nel 2007, con lo spegnimento delle luci per la durata di un'ora nella sola città di Sydney; nel 2009 i paesi coinvolti erano 80, quest'anno sono diventati 126. Si tratta di un contesto in cui persone da tutto il mondo hanno la possibilità di esprimere il loro interesse e e le loro preoccupazioni per quello che sta succedendo al nostro pianeta. In Cina, Earth Hour è arrivata l'anno scorso, e quest'anno riguarda Pechino, Shanghai, Hong Kong, Dalian e altre città. Quest'anno c'è molto più interesse e molto più sostegno: abbiamo la partecipazione dei funzionari governativi di alto livello, ma abbiamo notato un supporto maggiore soprattutto da parte della comunità d'affari; molte compagnie cinesi hanno aderito sviluppando iniziative per conto proprio, come la comunicazione dell'evento ai loro clienti e dipendenti.

È di due settimane fa la notizia che nel 2009 Pechino ha superato Washington per investimenti in energie rinnovabili, diventando il leader mondiale con circa 34.6 miliardi di dollari in tecnologie pulite, quasi il doppio dei 18.6 miliardi messi in campo dagli Stati Uniti. Contemporaneamente, la Cina è uno dei paesi più inquinati al mondo e si disputa con gli USA il titolo di nazione che emette più gas inquinanti: come si conciliano questi due dati? Quanti passi avanti sta facendo la Cina, anche considerando la sua posizione al recente vertice di Copenaghen?

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Penso che in Cina ci sia sicuramente una consapevolezza maggiore. Non c'è alcun dubbio. La Cina è allo stesso tempo un paese ancora in via di sviluppo e una nazione che, a causa dei suoi ritmi e della vastità della popolazione, si trova ad affrontare alcuni dei peggiori problemi dei paesi industrializzati. Ma è anche importante riconoscere che negli ultimi anni la Cina si è concentrata su come costruire un'industria eco-efficiente, ha investito moltissimo in energie rinnovabli, ed ha espresso sempre più la sua posizione in merito, soprattutto per bocca del premier Wen Jiabao, che  ha sottolineato l'importanza dei cambiamenti climatici per lo sviluppo cinese e il ruolo che la Cina deve giocare in questa partita. Penso che l'impegno di ridurre l'intensità carbonica del 40-45%, e i massicci investimenti nel rinnovabile siano la testimonianza della serietà della Cina nel proseguire veso questa direzione, che è importante non solo per l'ambiente, ma anche per l'economia. Il futuro dell'economia è verde, e i paesi che si muovono più velocemente per sostenere questi progetti saranno anche dei market leader di questo mercato, traendone i maggiori benefici economici.
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Una parte importante del pacchetto di stimoli all'economia da 4mila miliardi di yuan lanciato dal governo cinese nel novembre 2008 per fare fronte alla crisi globale è stato impiegato in energie rinnovabili. Questo, però, ha creato un altro genere di problemi: il vicepresidente della Chinese Renewable Energy Society Meng Xiangan, ad esempio, ha recentemente dichiarato che il settore ha registrato un certo surriscaldamento e che si potrebbe andare verso l'eccesso di capacità produttiva. Inoltre, a suo avviso, la qualità di gran parte di questi prodotti non è stata ancora completamente verificata. Secondo lei, come farà la Cina a bilanciarsi tra queste due situazioni, tra la necessità di investire in rinnovabili e il fatto che, sull'onda degli incentivi, innumerevoli investitori vogliano entrare nel gioco?

Stiamo sicuramente parlando di una transizione da una fase economica all'altra, e come ogni transizione avrà degli alti e dei bassi. Però voglio sottolineare due cose: la prima è che non c'è dubio che ci siano state delle operazioni su vastissima scala. La seconda è che, se si vuole essere il leader mondiale di questo mercato, il fornitore mondiale di tecnologie di questo tipo, si crea probabilmente una base che può sicuramente fronteggiare l'eccesso di capacità produttiva, ma che poi può portare a diventare i leader mondiali. E ritengo che la Cina miri a questo.

Come avete comunicato l'iniziativa in Cina e che interesse avete riscontrato?

Molta gente, dopo Copenaghen, aveva interesse a vedere cosa sarebbe successo, a vedere se l'interesse per Earth Hour sarebbe scemato. Mi sembra che in Cina l'interesse quest'anno sia aumentato, parecchio, sia grazie alla comunicazione delle aziende che grazie al passaparola, sempre più diffuso anche qui. Per l'anno prossimo ci aspettiamo sicuramente di aumentare il numero di paesi coinvolti.

di Antonio Talia
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