INNOVAZIONE CON CROMOSOMI CINESI

Milano, 27 dic. - Il Politecnico di Milano colonia di fatto della Jiao Tong University di Shanghai e invaso da studenti cinesi. Così immaginavo "il Poli" nel 2030 in un mio (e di Valeria Viganò) vecchio romanzo di fanta-economia pubblicato su internet nel giungo del 2000. Nello scenario là delineato, la Cina aveva "vinto" sull'occidente ed era il centro creativo e di potere del mondo con i suoi metodi sopratutto soft.

La realtà del 2011 è invece che gli studenti cinesi al Politecnico di Milano sono già 570 e la collaborazione tra Poli e Jiao Tong University è già molto forte. Stiamo andando verso il realizzarsi delle mie ipotesi fantascientifiche e fanta-economiche.

Oramai credo nessuno metta in dubbio il vertiginoso aumento in corso del soft power cinese. Ma da tutto questo scaturirà, o meglio in quanto tempo scaturirà innovazione genuinamente cinese? E quanto questa innovazione supporterà sempre di più il soft power cinese?

La risposta è incerta, ma alcuni piccoli segnali deboli sulla capacità dei cinesi di innovare
arriva da un evento quasi ignorato dai media italiani (non da questo): lo sbarco in Cina mainland della libreria taiwanese Eslite.

Eslite è una libreria molto innovativa e di grande successo a Taiwan dove ha già 53 negozi. Fondata nel 1989 è oggi la catena di librerie più di successo. Non vende solo libri, ma anche musica, dvd, borse, penne, divani, pentole, vino, ecc. con mostre di pittura, conferenze, cinema. La grande innovazione è che i prodotti sono organizzati per categorie: così vicino alle pentole Alessi ci sono i libri di cucina e così via. Questi negozi – aperti 24 ore al giorno - hanno oltre 90.000.000 di visitatori annui. Dentro la libreria si può fare di tutto dal leggere libri, ovviamente, a bere vino o mangiare o addirittura lavorare magari con un computer appena comperato nella libreria stessa.

Da quando è stato aperto il turismo libero e individuale dei cittadini mainland nell'isola, le librerie Eslite sono la meta preferita di questi turisti; qualcuno dice maliziosamente anche perché vi si possono trovare i libri proibiti in madrepatria.

Eslite aprirà presto a Suzhou, Hangzhou, Nanjing e Shanghai: gli accordi sono stati già raggiunti e gli edifici cominciano ad essere costruiti. Si dice anche che moltissimi sindaci di altre città cinesi stiano corteggiando Eslite – facendo offerte "non rifiutabili" – affinchè apra anche nella loro città.

Questo concept innovativo soprattutto per l'ampiezza della categorizzazione è nato a Taiwan e da lì si propaga in primis nel cuore della civiltà cinese contemporanea. Poi arriverà anche in occidente. Una cosa tutto sommato piccola e in parte déjà vu anche in occidente, si pensi a Feltrinelli, anche se non sulla stessa scala e con la stessa modalità di "poter vivere" in libreria.

Ma il significato simbolico è – a mio parere – enorme.
Una innovazione forte nei servizi, ideata a Taiwan e primariamente esportata in Cina mainland. Semplicemente impossibile 10 anni fa.

Era impossibile innanzitutto perché mainland e Taiwan erano quasi completamente isolati l'uno dall'altro. Oggi non è più così: voli diretti, turisti individuali nei due sensi, scambi culturali importanti (ad esempio la mostra congiunta dei due pezzi del "Dwelling in the Fuchun Mountains" di Huang Gongwang), delegazioni ufficiali e semi-ufficiali, ecc.

Ma ancora più importante la nascita di un primo circuito virtuoso "interno" alla civiltà cinese contemporanea di innovazione "soft". Questo fa da contrappunto al "banchetto" (articolo di Time del 19 dicembre) che le società cinesi stanno facendo acquisendo tutto l'acquisibile possibile in Europa: aziende di alta tecnologia, porti e aeroporti, château francesi produttori di vino, produttori di automobili, ecc.

Non molto tempo fa anche "illuminati" capi azienda italiani
(e non solo) consideravano la Cina come una nazione irrimediabilmente condannata ad essere la piattaforma produttiva dell'occidente copiando (male e a basso costo) le innovazioni dei "nostri" creativi, tali per grazia divina.

I barbagli di luce che i fatti citati proiettano sul futuro iniziano a permetterci di vedere un quadro diverso e pericolosamente vicino a quello fantascientifico da me ipotizzato – con fervida fantasia – nel mio romanzo di oltre dieci anni fa. Dico pericolosamente non perché io veda volontà aggressive da parte della Cina, ma perché non vedo alcuna strategia di sana e ambiziosa competizione da parte dell'Europa.

Per quanto riguarda l'Italia forse l'enfatico verso del nostro inno nazionale "Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte, siam pronti alla morte, l'Italia chiamò" dovrebbe essere preso in seria considerazione.

L'emergente quasi-triumvirato Markel-Sarkozy-Monti sembra averlo timidamente capito (si veda il NO a Cameron), l'augurio di Natale che faccio a me e a tutti coloro che leggeranno queste righe è che il 2012 ci porti a noi Italiani ed Europei la voglia di svegliarsi e di competere seriamente con la Cina contrastandone virilmente il soft power con una rinnovata capacità di innovare ed innovarsi.

Paolo Borzatta
The European House Ambrosetti

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