Twitter@BorzattaP
Milano, 16 mar. - Con 900 km di lunghezza la 7° circonvallazione di Pechino è sicuramente la più lunga al mondo e anche la più grande: in alcuni punti dista 175 km dal centro della città. Sarà pronta in un paio d’anni e vedremo in quanti sarà intasata di traffico.
Al di là di queste dimensioni gigantesche, tipicamente cinesi, che cosa c’è?
C’è il tasso di inurbamento del popolo cinese che oggi è al 54% rispetto al 70% che si pensa raggiungerà in pochi anni. Questo però significa che al 2030 oltre un miliardo di cinesi vivranno in città. Alcune di queste (Pechino, Shanghai, Chongqing, Guangzhou, Shenzhen, Tianjin) saranno – secondo la nuova terminologia introdotta dal Governo cinese – delle “megacittà”, parti comunque di un insieme di oltre 100 città con oltre un milione di abitanti (di cui sedici con oltre 10 milioni).
I problemi di gestione urbanistica di questi enormi agglomerati urbani saranno complessi e probabilmente il governo cinese, centrale e locale, deve e dovrà ancora migliorare in questo campo.
Però, allo stesso tempo, questo fenomeno sarà anche un incredibile “brodo di coltura” per un’infinità di professionisti cinesi: architetti, ingegneri, pianificatori urbani, sociologhi, city manager, ecc. e anche di aziende “municipali”: trasporti, energia, acqua, telecomunicazione, ecc. che verosimilmente esprimeranno grandi livelli di eccellenza e forse anche grandi innovazioni. È come per lo sport: quando hai grandi vivai è più facile avere grandi campioni.
Poiché l’urbanizzazione è però un fenomeno mondiale, è anche verosimile che molti professionisti e molte aziende cinesi legate ai problemi dell’urbanizzazione diventeranno estremamente competitivi e quindi esporteranno la loro competenza in altri paesi.
Avremo urbanisti cinesi a progettare le città europee? Perché no?
Giusto un’informazione da un settore “contiguo” a questi: Boston sta comprando vetture della metropolitana dalla Cina.
Riflessione per noi: forse dovremmo investire massicciamente in innovazione per le professioni e le competenze prima citate.
Le nostre università lo stanno facendo? Non lo so, speriamo di sì.
16 marzo 2015