Milano, 23 set. - La notizia è trapelata da qualche giorno, ma i fatti risalgono già a qualche settimana fa: la banca centrale della Malesia ha acquistato un ingente quantitativo di titoli di stato cinesi, denominati in Renminbi, come diversificazione delle proprie riserve ufficiali. Si tratta, inutile sottolinearlo, di un passo importantissimo; è ragionevole attendersi che a breve altre istituzioni monetarie dell'area estremo orientale, e non solo, possano seguire le orme di Kuala Lumpur. L'isolamento valutario cui finora il Governo cinese si è rigidamente attenuto rappresenta un ostacolo insormontabile al conseguimento da parte dello yuan dello status di valuta internazionale o, addirittura, di valuta di riferimento degli scambi internazionali in diretta concorrenza con il dollaro. Il complesso meccanismo di rigide misure volte a bloccare, o comunque a controllare, gli afflussi e i deflussi di valuta, fa sì che detenere yuan da parte di non residenti sia non solo molto complesso ma anche alquanto rischioso, data la scarsissima liquidità che l'esiguo ammontare attualmente depositato fuori dalla Cina finisce per avere.
Accettare che soggetti stranieri possano investire in titoli di stato domestici, implica il venir meno di un primo pezzo della muraglia posta a difesa del sistema finanziario. Se si pensa poi a quale era la situazione solo un anno fa, con le autorità di Pechino ancora fortemente determinate a dichiarare l'intoccabilità dei controlli ai movimenti di capitale e dichiaratamente ostili all'apertura del mercato dello yuan ai capitali esteri, la notizia in questione appare ancora più importante. Già da qualche mese, in diverse occasioni, esponenti delle istituzioni finanziarie cinesi, avevano annunciato l'intenzione di trasformare lo yuan in una valuta "convertibile". Un importante passo in questa direzione era stato rappresentato, all'inizio dell'estate, dall'abbandono dell'aggancio al dollaro e dal passaggio dello yuan ad un sistema di free floating. L'acquisto di bond cinesi da parte della banca centrale malese è un'altra forte accelerazione in questo processo. Ancora una volta,
Detto tutto ciò, è però il caso di moderare i toni trionfalistici. Il cammino per rendere lo yuan una valuta liberamente trattata e in grado di attirare l'interesse degli investitori di tutto il mondo è ancora molto lungo. E incerto. Ciò che rende più scettici sull'effettiva capacità del governo di Pechino di portare a compimento questo processo è la scarsa propensione che chi a Pechino comanda ha per il contraddittorio e la lunga tradizione di controllo del sistema finanziario. Una valuta pienamente convertibile e l'inserimento del paese nel mercato finanziario mondiale, implica l'esposizione a fenomeni di volatilità e di scrutinio da parte dei mercati (pensate ad esempio l'attenzione degli investitori sullo stato di salute delle banche cinesi una volta aperte le frontiere valutarie, o alla pressione che i mercati pongono sui governi quando il deficit cresce più delle attese), cui i governanti cinesi non sono abituati e difficilmente possono abituarsi. A meno di un profondo cambiamento della natura del sistema di governo cinese.
Ecco, questa notizia deve far riflettere soprattutto per questa ragione. Perché così come per molti il socialismo in un solo paese non poteva funzionare, anche il capitalismo senza democrazia senza barriere valutarie potrebbe finire con l'andare in crisi.
di Lorenzo Stanca
Lorenzo Stanca, salernitano, 47 anni, tra i founding partners di Mandarin Capital Partner, il fondo di private italo-cinese che ha cominciato ad operare a fine 2007, Lorenzo Stanca vanta una carriera venticinquennale in istituzioni fianziarie di alto profilo.Precedentemente all'esperienza di Mandarin, Stanca era stato responsabile delle Strategie Operative al Sanpaolo Imi. Al Sanpaolo era arrivato nel settembre del 2005 proveniente dal gruppo UniCredito dove era stato Capo dell'ufficio studi e poi capo dell'area mercati in UniCredit Banca Mobiliare, la banca di investimento del gruppo, di cui era stato uno dei fondatori.
E' presidente dal 2006 del Gruppo Economisti di impresa, l'associazione italiana degli economisti che lavorano in azienda sia negli uffici studi che in altre posizioni. Lorenzo Stanca è autore di numerosi paper su riviste accademiche e co-autore di libri di economia e finanza (di recente è stato tra gli autori di "Cina: la conoscenza è un fattore di successo" e "L'elefante sul trampolino" pubblicati dall'Arel), oltre a pubblicare frequentemente articoli su riviste e giornali economici.
La rubrica "La parola all'esperto" ha un aggiornamento settimanale e ospita gli interventi di professionisti ed esperti italiani e cinesi che si alternano proponendo temi di approfondimento nelle varie aree di competenza, dall'economia alla finanza, dal diritto alla politica internazionale, dalla cultura a costume&società. Lorenzo Stanca cura per AgiChina24 la rubrica di economia e finanza.
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