Torino, 04 feb. - In uno degli ultimi numeri della London Review of Books, Perry Anderson ricordava come da secoli i rapporti tra Occidente e Cina attraversino fasi alterne di "sinomania" e "sinofobia". Si tratta di cambiamenti di clima che possono essere anche repentini, come insegna l'esperienza dell'Illuminismo. Nella prima metà del XVIII secolo Voltaire scriveva con ammirazione del Celeste Impero, governato da burocrati selezionati per mezzo di esami che premiavano il merito, non il sangue blu o il credo religioso come in Europa. Pochi anni dopo, il grande fautore della separazione dei poteri dello Stato, Montesquieu, ribaltava la prospettiva, additando l'Impero cinese come la peggiore forma di governo dispotico.
Assistiamo oggi a una riedizione di questo fenomeno. Dopo la visita di Obama in Cina nel novembre scorso e la firma di una Dichiarazione Congiunta di vasta portata, una sequenza impressionante di avvenimenti ha portato Washington e Pechino a scontrarsi con crescente asprezza. La querelle aperta da Google ha scoperchiato il vaso di Pandora della sicurezza cibernetica e della censura nella Repubblica Popolare, spingendo il Segretario di Stato Clinton a una presa di posizione non priva di riferimenti alla Guerra Fredda. La successiva richiesta di autorizzazione da parte del Pentagono per la vendita di armamenti a Taiwan e la conferma della Casa Bianca circa l'incontro tra Obama e il Dalai Lama, hanno irritato la leadership cinese al punto da indurla a minacciare "rappresaglie" commerciali e diplomatiche.
Quale sarà lo sbocco di questo raffreddamento nei rapporti bilaterali? In termini economici non è probabile che Pechino sanzioni commercialmente aziende statunitensi, se non altro perché ciò aprirebbe una clamorosa partita in seno all'Organizzazione Mondiale del Commercio, di cui la RPC è membro e rispetto alla quale ha obblighi precisi. Piuttosto, c'è da aspettarsi un irrigidimento della Cina rispetto ad alcuni dossier politici, a partire dalla questione del nucleare iraniano e del dialogo con la Corea del Nord. Non è detto, anzi, che la scelta di Pechino di usare toni inusitatamente duri all'indirizzo di Washington sia da leggersi come l'intento di costruire un plausibile argomento diplomatico a sostegno di comportamenti non cooperativi (a partire dall'Iran) dettati in realtà da considerazioni di natura squisitamente geopolitica.
In questo contesto anche l'Italia gioca un ruolo di rilievo. La scelta del Presidente del Consiglio Berlusconi di invocare maggiori sanzioni contro Teheran compatta il fronte occidentale, allineando ai partner europei il paese che tradizionalmente si è più speso per fare da "ponte" tra il regime iraniano e l'Occidente. Se anche la Russia dovesse abbandonare la sua ostilità all'idea di azioni più incisive (e l'Italia può influire non poco a Mosca in questo senso), lo scenario sarebbe nitido e le scelte della Cina - da sempre avversa all'idea di utilizzare in solitudine il proprio potere di veto in sede ONU - risulterebbero ancor più rivelatrici del grado di autoconsapevolezza che il gigante asiatico ormai ha rispetto al raggiunto status di grande potenza.
di Giovanni Andornino
Giovanni Andornino è docente di Relazioni Internazionali dell'Asia Orientale presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Torino e la Facoltà di Scienze Linguistiche dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Dal 2009 è Visiting Professor presso la School of Media and Cross Cultural Communication, Zhejiang University, Hangzhou (PRC).
Ha conseguito un Master in Global History presso la London School of Economics ed è dottore di ricerca in Rappresentazioni e comportamenti politici (Università Cattolica di Milano). Autore di Dopo la muraglia. La Cina nella politica internazionale del XXI secolo (Vita e Pensiero 2008), ha pubblicato tra l'altro su Teoria Politica, China & World Economy e per i policy briefs di ISPI. Il suo capitolo su "China and Global Governance" sta per uscire nell'ambito del nuovo manuale Routledge A Handbook of Chinese International Relations (2010). Dal 2009 coordina un gruppo di ricerca internazionale sul progetto "Engineering a global framework for Europe's strategic policy-making. 'Effective multilateralism' for the governance of a multipolar world." Giovanni Andornino è General Editor del portale TheChinaCompanion (www.thechinacompanion.eu), specializzato in politica, relazioni internazionale ed economia politica della Cina contemporanea. Dal 2007 coordina TOChina, l'unità di lavoro sulla Cina attiva presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Torino (www.to-china.it).
La rubrica "La parola all'esperto" ha un aggiornamento settimanale e ospita gli interventi di professionisti ed esperti italiani e cinesi che si alternerano proponendo temi di approfondimento nelle varie aree di competenza, dall'economia alla finanza, dal diritto alla politica internazionale, dalla cultura a costume&società. Giovanni Andornino cura per AgiChina24 la rubrica di politica internazionale.