GIRIAMO LO SPECCHIO
Milano, 17 feb. - In questi giorni mi è sembrato di leggere – quasi di vivere - un romanzo di Le Carré. Wang Lijun, il poliziotto in fuga che si "rifugia" nel consolato americano di Chengdu e che poi lo lascia "volontariamente" (come dice l'inusuale comunicato del Consolato stesso).
Su questa storia si sono intrecciate in Cina (sul webprimariamente) e sui giornali occidentali infinite interpretazionidietrologiche sicuramente all'altezza dei migliori intrecci di John LeCarré. Per chi desidera una panoramica completa sui diversi possibiliscenari che possono stare "dietro" questa storia raccomando l'articolodi Simone Pieranni e Antonio Talia su www.linkiesta.it (15 febbraio).
E' l'establishment che attacca Bo Xilai o viceversa? Unastoria di ordinaria corruzione, scappata di mano a Bo Xilai che si èscusato? La fine della carriera di Bo Xilai? Una lotta senza quartieretra i "principini"? Le triadi che si vendicano del superpoliziotto e diBo Xilai per le sconfitte subite a Chongqing? O invece una mossa astutadi Bo Xilai per mettere in mano all'America informazioni importanti conle quali salire al potere nel Politburo? Non lo so e credo che pochi(che possano rivelarlo) lo sappiano.
Sembrerebbe (con il condizionale!) comunque una lotta – più omeno programmata - tra il modello di sviluppo targato Bo Xilai (ModelloChongqing = usare un po' di sano socialismo per portare sì sviluppo, maanche equità distributiva) e quello targato Wang Yang (ModelloGuangdong = portare sviluppo comunque sanando le tensioni con piccoledosi di "democrazia") che peraltro aveva preceduto Bo Xilai a Chongqing.
Credo sia anche indubbio che questa lotta "sul campo" tra duegovernatori "pesanti" e ambiziosi come Bo Xilai e Wang Yang sia lametafora di una lotta analoga tra fazioni più silenziose, ma ancor piùpotenti, nell'empireo del potere cinese. Parliamo in realtà di lottatra due (o tre) concezioni diverse di sviluppo politico ed economicodella Cina del futuro.
Gli interessi in gioco sono ovviamente enormi.
Questa volta credo quindi che sia opportuno "girare lo specchio"di questo blog. Invece di usare i riflessi dalla Cina per pensare("riflettere") su di noi, proviamo ad inviare agli amici cinesi qualcheriflesso dai nostri anni '70 quando si scontrarono da noi almeno duevisioni per lo sviluppo dell'Italia. Uno fortemente autoritario econservatore e uno più modernista e democratico. Su questo scontrotitanico (che credo non sia ancora completamente finito) allignaronoanche interessi "esterni": la guerra fredda, la criminalitàorganizzata, i forti interessi di alcuni gruppi e la corruzioneprivata.
Possiamo insegnare qualcosa alla Cina? Temo di no, salvoanticipare loro che la battaglia sarà durissima e lunghissima. E cheoccorre dotarsi di pazienza e resilienza e, forse, di lavorare – moltopiù di quanto abbiamo fatto noi – sulla costruzione di una classedirigente giovane, moderna e di grande visione strategica ed oggettiva.
Consiglio finale per le aziende occidentali in Cina:sbrigatevi a conquistare posizioni forti in quel Paese. Ciò che avetecapito oggi, potrebbe non essere più vero (e fattibile) domani!