FUNZIONARI PUBBLICI E CORRUZIONE MORALE: SCOPPIA IL CASO

Emma Lupano ha vinto il Premio "Maria Grazia Cutuli" 2011 per la sezione riservata alle tesi di dottorato.

 

Milano,. 04 nov. - «Grazie all'esposizione mediatica che sta ricevendo, questo caso troverà giustizia. Il potere degli amministratori pubblici, però, è enorme, senza limiti e senza controllo. Fino a quando alla gente non sarà dato il potere di scegliere il destino dei funzionari attraverso il voto, scandali simili continueranno a verificarsi».

 

È questa la conclusione del commento postato dall'editorialista Liu Yiming sul portale Huasheng Zai Xian, ripreso dal quotidiano Meiri Gansu e da altre testate l'1 novembre: per evitare gli abusi di potere che inquinano il settore pubblico cinese, l'unica strada è rendere i funzionari responsabili nei confronti dei cittadini.

 

Il caso a cui l'autore fa riferimento è quello di un funzionario del Sichuan sospettato di aver violentato una propria sottoposta dopo averla invitata a pranzo e fatta ubriacare durante l'orario di lavoro. «Chen Jia (il nome è di fantasia), dipendente della contea di Peng'an, ha denunciato su internet (usando il suo vero nome) di essere stata ubriacata e poi violentata dal presidente della Federazione dei disabili della contea, Liu Xichuan. Nel post - è la ricostruzione uscita sullo Huaxi Dushi Bao il 31 ottobre -, Chen Jia racconta di aver bevuto alcol con Liu e con il suo vicedirettore a mezzogiorno del 19 ottobre. Dopo che Chen si è ubriacata, i due l'avrebbero portata in un albergo, dove Liu l'avrebbe violentata. Al momento, Liu Xichuan è detenuto con l'accusa di violenza carnale, mentre il vicedirettore del dipartimento è stato sospeso dall'incarico e sottoposto alle indagini della commissione disciplinare della contea».

 

Lo «scandalo dei funzionari pubblici» ha sollevato lo sdegno dei commentatori della carta stampata e della rete, che si sono scagliati contro la corruzione morale che permea il mondo dell'amministrazione in Cina. Il 2 novembre sul Meiri Jingji Xinwen il pm Yang Tang firma un editoriale (circolato poi anche sui portali di notizie e sul BBS del Quotidiano del popolo) che discute le ragioni per cui il caso ha fatto scalpore. «A colpire è il fatto che il funzionario pubblico che sta sul pulpito a fare prediche tutti i giorni, riempiendosi la bocca di termini come etica e moralità e dandosi il tono di una persona retta, possa compiere atti così brutali in privato. Ma in realtà cosa c'è di strano? Tanti predicano bene e razzolano male. Inoltre, i casi di violenza di questo tipo, con protagonisti amministratori pubblici e donne di buona famiglia, si sentono spesso: basti pensare alla vicenda del segretario di partito di contea del Guangdong che ha violentato una neolaureata in formazione; o quella di un segretario di partito cittadino dello Yunnan, che ha abusato di una poliziotta».

 

Per Yang Tang, il filo conduttore tra questi episodi è il fatto che le vittime abbiano subito violenza dopo aver bevuto con i propri superiori: «Chen Jia prima è stata costretta a giocare a carte, poi a pranzare, poi a brindare ripetutamente. In questo come negli altri casi, sono stati i superiori a costringere le donne, a loro sottoposte, a ubriacarsi, per poi approfittare di loro».

 

Perché allora, si chiede il pm, queste donne acconsentono ad accompagnare a bere i loro capi, e perché bevono tanto da ubriacarsi così? «Molte funzionarie - si risponde Yang Tang  - in realtà non desiderano affatto accompagnare i loro capi a bere, perché dall'ambiguità dell'invito capiscono già che cosa ci sta dietro. Tuttavia non hanno altra scelta che farsi coraggio e andare. Un funzionario, qualsiasi sia il suo ruolo, deve di norma obbedire al suo superiore. Fuori dalle otto ore di lavoro quotidiane, però, ha il diritto di gestire i propri spazi a proprio piacimento».

 

Accompagnare il superiore a mangiare e bere in orario non di lavoro non è quindi un dovere. Queste donne, quindi, dice Yang, non sono realmente obbligate a seguire il proprio capo. Ma mentre «in occidente lavoro e vita privata sono nettamente separati, e il capo non ha il potere di controllare i sottoposti oltre l'orario di lavoro», in Cina sono invece «tante le vite private di quadri sacrificate al potere. Il fatto è che il potere dei loro capi è assoluto e non controllabile. I sottoposti che non accompagnano i superiori a bere, donne o uomini che siano, non solo vengono boicottati dai loro capi, ma non saranno mai promossi».

 

Ed è vero, dice Yang, che «i funzionari che offrono la propria vita privata spesso sono ripagati in modo ricco e generoso. Ricompense e rischi, però, vanno a braccetto, come nel caso di Chen Jia».

 

Ad aggravare il quadro è il fatto che, secondo il pm, gli abusi dei potenti non colpiscono solo chi lavora con loro. «Tutti i cittadini possono andarci di mezzo, perché il potere che non è limitato o condizionato è in grado di controllare tanto la vita privata dei dipendenti pubblici quanto quella dei normali cittadini. Lo dimostrano i non pochi casi di abusi compiuti in questi anni da alcuni funzionari pubblici su donne che si erano rivolte a loro come normali cittadine».

 

È su toni simili anche il commento del freelance Zhi Feng, pubblicato il 2 novembre dal Guizhou Dushi Bao e da altre testate on e offline: «In questa vicenda non si può evitare di fare riferimento al "letto" su cui è stata violentata la funzionaria. Non sto parlando qui del letto che i normali cittadini usano per dormire in casa. Quello che qui chiamo "letto" è il terreno di coltura corrotto in cui vengono allevati gli amministratori cinesi».

 

Zhi Feng analizza la dinamica dei fatti: «Quel giorno il direttore Zhang dice alla sottoposta e all'altro funzionario: "Giochiamo a carte". Chen fa notare che sono in orario di lavoro e che non è permesso fare una cosa simile, ma Zhang risponde: "Se chiudiamo le porte, di che cosa dobbiamo preoccuparci?". Chen allora accetta di andare a bere in un locale e ne segue quanto sappiamo. Se però Chen non fosse stata una subordinata di Zhang  . si chiede l'editorialista  - avrebbe accettato l'invito? Nel suo racconto dei fatti, Chen dice: "Da sottoposta, ho accettato"».

 

La conclusione di Zhi Feng è una condanna della corruzione che regna nel mondo dell'amministrazione cinese: «Di questi tempi, nei casi di violenza non si fa leva più sulla forza fisica o sulle minacce, ma sull'intimidazione del potere. Questo potere, cresciuto nel terreno della corruzione, contiene in sé tutte le armi per danneggiare i diritti dei cittadini».
 

di Emma Lupano

 

Emma Lupano, giornalista professionista e dottore di ricerca sui media cinesi, cura per AgiChina24 una rassegna stampa bisettimanale volta a cogliere pareri autorevoli di opinionisti cinesi in merito a temi che si ritengono di particolare interesse per i nostri lettori

 

 

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