Fotografo  e autore di "Corea viaggio impossibile" edito da Brioschi

Fotografo  e autore di "Corea viaggio impossibile" edito da Brioschi

Roma, 21 dic.- "Corea viaggio impossibile": il libro fotografico che ha pubblicato nel 2007 le ha dato modo di osservare da vicino la realtà coreana contemporanea. Come la descriverebbe?

Ermetica. La Corea del Nord è prima di tutto un Paese ermetico – anche se i nordcoreani non amano questa definizione – da cui non trapela nulla. Per questo motivo è di difficilissima lettura, nessuno capisce fino in fondo quello che succede e quel poco che si capisce viene subito confutato;  ci sono talmente tanti piani di interpretazione che è errato volerlo inquadrare. Le realtà geopolitiche sono sempre, in ogni Paese, più complesse di quello che siamo abituati a pensare, e nel caso della Corea questo diventa più ancora più vero. E' comunque una nazione in grande evoluzione e la morte di una persona così influente per il Paese come il loro leader porrà un punto di domanda. 

Una vita, quella dei civili nordcoreani, che anche nella quotidianità è imperniata intorno a un'unica figura, quella di Kim Jong-il. Come era visto il caro leader dal suo popolo?

I nordcoreani  uniscono in un'unica persona quelle che da noi rappresentano due sfere separate:  il potere spirituale e quello temporale. E' un popolo estremamente devoto al loro leader e al loro credo (il juche)

Kim Jong-un, terzo figlio del dittatore nordcoreano ed erede designato alla guida della Corea del Nord, non gode di molta stima tra gli ambienti militari. Qual è invece l'opinione  del  popolo?

Ero in Corea del nord l'anno scorso mentre era stato eletto e li ho capito che anche loro non hanno una visione del leader così come siamo abituati ad averla noi. Ci troviamo a fare conti con politici che magari abbiamo eletto noi stessi o che ci sono stati imposto ma in ogni caso  lo vediamo come una persona con pregi e difetti e soprattutto mettiamo in discussione il loro operato. I nordcoreani no: il leader per loro è una sorta di figura divina, più alta rispetto a come lo vediamo noi. Loro hanno una forma di venerazione che si trasmette. Credono nel loro leader a prescindere da tutto. Kim Jong-un  gode di un consenso tra la popolazione che va oltre le sue capacità. E' amato già solo  perché  appartiene alla famiglia regnante.

Possiamo dedurre quindi che le immagini che vediamo in questi giorni di gente in lacrime non sono solo frutto della propaganda del regime …

Stando qui non posso valutare di persona, ma non mi stupirei se fossero vere. Come dicevo prima, i nordcoreani hanno un rispetto per la figura dei loro leader che qui da noi non viene capita proprio perché non incarnano solo ruolo politico. Ne hanno quasi una visione mistica che viene loro inculcata da quando sono bambini e che li accompagnerà per tutta la vita, anche se vivono in condizioni di completo regime. D'altronde per loro la libertà è quella. Parlare male del proprio governante non è un'opzione, magari lo fanno nella loro testa, non so, ma di sicuro non è una cosa che va comunicata agli altri. E' un po' la differenza che intercorre da noi tra il parlar male di qualcuno e bestemmiare. La critica al leader supremo viene vissuta dai coreani come una bestemmia.

Prevede un cambiamento nella società nordcoreana nel dopo Kim Jong-il?

"Tutto cambia affinché nulla cambi". In questo caso è partiolamrmente vero. Sicuramente della realtà percepiamo una parte che è solo la punta dell'iceberg di un qualcosa che non è dato a vedere a nessuno.  Chiunque vada in Corea, che sia  Margareth Warner o Alessandro Belgiojoso, segue lo stesso percorso  guidato. Torno a dire che è il regime coreano è troppo ermetico per poter anche solo immaginare quale possa essere lo scenario del dopo Kim Jong-il.

di Sonia Montrella

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