Ho soggiornato a Taiwan nel periodo elettorale come membro della delegazione statunitense dell'osservatorio sulle elezioni nella Repubblica di Cina. Questa tornata elettorale ha coinvolto cinque importanti municipalità dell'isola – Taipei, Xinbei (o Nuova Taipei), Taizhong, Gaoxiong e Tainan – e, per quanto riguarda la modalità, si può paragonare alle elezioni statunitensi di metà mandato, vista la sua portata a livello nazionale. Le questioni locali sono state predominanti durante la campagna elettorale. E anche se la lotta alla corruzione ha avuto il suo spazio, al centro del dibattito è stata posta la discussione su problemi che riguardano le varie municipalità, dalle infrastrutture agli impianti strutturali. Le relazioni con
Ha certamente influito. A poche ore dal voto, la maggior parte dei pronostici davano Taipei ancora incerta, con uno strettissimo margine di vantaggio per l'uno o per l'altro partito. La campagna elettorale di Hau Lung-bin, candidato del KMT, aveva subito qualche intoppo e le critiche degli avversari l'avevano messo in difficoltà. Anche a Nuova Taipei e a Taizhong c'erano non poche preoccupazioni sull'esito elettorale. In questa situazione, il proiettile sparato contro Sean Lien ha senz'altro esercitato una pressione emotiva sugli elettori nazionalisti che avevano deciso di non presentarsi ai seggi. C'è un diffuso malcontento tra gli elettori del KMT per la condotta dell'attuale presidente Ma Ying-jeou; a pochi giorni dal voto i sondaggi evidenziavano un'alta propensione all'astensione da parte dell'elettorato nazionalista. L'attacco a Sean Lien ha fatto loro cambiare idea. Va sottolineata inoltre un'altra importante questione; secondo le regole della par condicio, il coprifuoco mediatico scatta alle 22 del giorno prima delle elezioni, quando ogni apparizione pubblica dei candidati deve essere sospesa. L'incidente che ha coinvolto il figlio dell'ex presidente è avvenuto alla vigilia elettorale alle 20:17: ovviamente tutte le televisioni hanno trasmesso costanti aggiornamenti sullo stato di salute del leader politico. E anche questo ha contribuito a tirare acqua al mulino del KMT. A Taizhong il KMT ha vinto sul PDP di soli 30mila voti. Senza quella pallottola, la municipalità di Taizhong sarebbe certamente stata rischio.
C'è una richiesta di riavvicinamento alla Cina, ma solo in ambito economico. Taiwan è stata negli anni fortemente dipendente dal "Made in China" e dalle esportazioni dalla Cina. Ora che
No, credo che Taiwan abbia un reale bisogno di riavvicinamento economico alla Cina. Lo si può vedere dall'analisi della recente crescita economica dell'isola. Da quando il presidente Ma è arrivato al potere, lo sviluppo economico è stato esponenziale: nel 2009 il Pil è cresciuto del 6,5% e il mercato azionario è tornato a guadagnare 80mila punti. Sotto il precedente governo di Chen Shui-Bian, che aveva spinto Taiwan lontano dalla Cina, la crescita economica era scesa a livelli drammatici. Quando Ma è stato eletto si è subito mosso nella direzione di una maggiore apertura, mettendosi alla ricerca di accordi economici con Pechino, incluso il recente ECFA, con lo scopo di promuovere i prodotti Made in Taiwan – soprattutto nel settore high-tech -, e piazzarli sul mercato. E' stato boom nel turismo con un flusso crescente di turisti inbound. A Taipei il mese scorso ho saputo che stanno costruendo alberghi a 5 stelle, cosa che a Taiwan non accadeva da decenni. Tutto grazie al turismo dalla Cina continentale.
Il PDP sta attraversando un processo di trasformazione. Credo che questo processo coinvolga entrambi i maggiori partiti di Taiwan. In particolare, si sta assistendo a uno spostamento verso il centro tanto del KMT quanto del PDP, e questo riflette i meccanismi di una democrazia matura. Il PDP si sta trasformando da partito indipendente a middle-class party e sta modificando l'approccio in politica estera nei confronti della Cina. Quando ero a Taipei ho appreso da una fonte che i leader del PDP stanno discutendo un nuovo programma per sviluppare i rapporti tra le due sponde e stanno procedendo a prendere contatti con Pechino.
Credo che il primo passo da compiere sia quello di definire le diverse competenze delle due forze politiche. Pechino negli ultimi anni ha spinto per avviare un processo di negoziazione politica mentre Taiwan ha sempre declinato l'invito eccependo che i tempi non erano ancora maturi. Ma Ying-jeou, infatti, aveva promesso agli elettori i cosiddetti "tre no": no alla riunificazione, no all'indipendenza e no all'uso della forza. Dal mio punto di vista, a prescindere dalla volontà di frenare o accelerare il processo di avvicinamento, il prossimo passo per il governo di Taiwan deve essere quello di prendere una chiara posizione e perfezionare la comunicazione.
di Antonio Talia e Alessandra Spalletta
Con la collaborazione di Melania Quattrociocchi
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