Traduzione a cura di Giovanna Tescione
Roma, 22 ago. – Un risultato deludente per la Cina che ai Giochi Olimpici di Rio porta a casa solo 26 medaglie d'oro – 70 in totale – e si posiziona terza nel medagliere, dietro Stati Uniti e, inaspettatamente, dietro la Gran Bretagna. Un bel salto indietro rispetto alle Olimpiadi di Pechino, quando i padroni di casa conquistarono ben 51 medaglie d'oro e si aggiudicarono il primo posto nel medagliere con ben 100 medaglie complessive.
A cercare di dare una spiegazione è Jiang Debin, editorialista del Xin Jingbao - Beijing News - che in un articolo pubblicato prima della fine dei Giochi, lo scorso mercoledì, attribuisce il calo nelle prestazioni del team cinese alla riduzione del bonus dato agli atleti dalla federazione nazionale per le medaglie vinte, segno a sua volta, commenta Jiang, di un cambio di strategia e di una minore importanza data alle medaglie d'oro.
Quest'anno infatti la Cina sembra aver deciso di stringere la cinghia sui bonus da assegnare ai vincitori, assegnando appena 200mila yuan, circa 26.500 euro, per l'oro, il 60% in meno rispetto alle Olimpiadi di Londra 2014 quando il bonus arrivava a 500mila yuan, circa 66.400 euro.
Una strategia che però Jiang sembra condividere. "La riduzione dei bonus olimpici è segno di un cambio di rotta nella strategia sullo sport per il paese e segno che non si pensa più solo all'oro", commenta Jiang, che spiega come in realtà la "teoria del solo oro", così la definisce, non deve più essere la priorità.
L'"oro prima di tutto", filo conduttore e unico pensiero fino a qualche tempo fa, continua Jiang "ha portato a concentrare tutte le risorse per lo sport sugli ori olimpici. Per questo i risultati degli atleti erano strabilianti", portando la Cina a diventare un rivale temibile nello sport. "Ma oltre ai brillanti risultati ottenuti, bisogna rendersi conto che il nostro punto debole è che ancora la poca diffusione dello sport tra il popolo.
"È evidente - continua Jiang - che il numero delle medaglie olimpiche conquistate non esprime il livello di una nazione dal punto di vista sportivo". Al contrario, continua Jiang, i grandi paesi sono quelli con bonus inferiori. Più sono alti i bonus, più è forte il desiderio di conquista dell'oro, ma meno è forte il paese dal punto di vista sportivo.
Cambiare strategia sullo sporto quindi per concentrare le risorse sullo sport per il popolo e incoraggiare lo sviluppo dello sport a tutto tondo, aumentando la qualità e la salute dei cittadini. Questo dunque l'obiettivo ultimo per Jiang, per il quale il primo passo è proprio quello di dare meno importanza a quelle tanto agognate medaglie olimpiche.
I bonus d'altra parte, continua Jiang, sono "una sorta di incoraggiamento materiale per i risultati ottenuti dagli atleti ai Giochi Olimpici e un 'risarcimento' per il sudore versato". Ma – continua - "L'incentivo del bonus porta molti atleti a fare di tutto per vincere, non si tratta quindi solo di orgoglio nazionale, ma di profitto".
Poi aggiunge: "Questo è il momento migliore per cambiare strategia sullo sport, il contesto sociale è maturo e dare meno importanza all'oro forse potrà avere conseguenze sui risultati a breve termine, ma nel lungo termine porterà a normalizzare lo sviluppo dello sport nel paese". "I pro quindi superano i contro", conclude.
D'altra parte, aggiunge Jiang, si può indirizzare gli investimenti del paese su altri fronti, ad esempio investendo "il denaro risparmiato sui bonus nell'educazione allo sport dei cittadini, facendo in modo che tutti ne traggano profitto".
Una diversa strategia che per alcuni ha contribuito a far uscire il lato umano degli atleti cinesi, spesso considerati delle macchine da guerra. Il riferimento, primo fra tutti, va alla proposta di matrimonio fatta dall'atleta Qin Kai alla tuffatrice e compagna He Zi subito dopo la conquista della medaglia d'argento nella tre metri femminile. Una proposta subito diventata virale sul Web e che ha commosso milioni di telespettatori.
22 AGOSTO 2016
@Riproduzione riservata