Cina a Italia: conquistiamo insieme il mercato globale

di Eugenio Buzzetti e Alessandra Spalletta

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Pechino, 27 mar. - L'ingresso di China National Chemical in Pirelli è un segno dell'interesse cinese verso il know how e la tecnologia del nostro Paese e non avviene in seguito a una strategia precisa del governo di Pechino.  A parlare è Fu Yixiang, vice presidente della Camera di Commercio Italo-cinese, che ad Agichina spiega il punto di vista cinese dell'accordo che ha fatto discutere in questi giorni e che ha creato allarmismi riguardo alle operazioni cinesi sul mercato italiano. "Non mi piace usare la terminologia "fare shopping" - spiega Fu - La Cina ammira l'Italia, per questo i cinesi hanno deciso di investire in Italia". E rassicura: "l'impatto sull'economia italiana può essere solo in positivo. Si può creare più fatturato per entrambi i gruppi insieme. Conquistiamo questo mondo globale insieme: cinesi e italiani".

Non ci sono solo Pirelli e ChemChina. Il vice presidente della Camera di Commercio italo-cinese parla poi dei progetti della via della Seta e della via della Seta marittima, i piani di Pechino per le infrastrutture e la nuova banca di investimento nelle infrastrutture, la Asian Infrastructure Investment Bank. "La creazione della nuova banca non significa sottrarre potere alla Banca Mondiale - spiega Fu Yixiang - Questa banca ha la priorità di creare un collegamento tra Asia ed Europa, e poi al resto del mondo".


China National Chemical è entrata in Pirelli. Dopo i recenti ingressi nei capitali delle aziende strategiche italiane da parte dei gruppi cinesi, a cosa puntano gli investimenti cinesi in Europa e in Italia?

Dell'Italia, la Cina ammira soprattutto il know how tecnologico, che è la grande risorsa che la Cina sta cercando. Non solo nell'industria, c'è anche nel settore della sicurezza alimentare, che sarà un tema di Expo Milano, con la certificazione e il controllo della qualità. Altro punto di forza è il know how sulle ferrovie e sul fashion, che in Italia ha mille risorse.
 

 

Quale è la strategia cinese dietro gli investimenti e che impatto può avere sull'economia italiana?

 

Innanzi tutto, questi investimenti cinesi verso l'Europa si sono concentrati in quest'anno, ma non c'è stata una regia precisa del governo, perché oggi il governo centrale cinese si è liberalizzato sugli investimenti. Oggi, per esempio, una società cinese, che non sia un gruppo statale e che investe su grosse operazioni all'estero, non ha neppure più bisogno di chiedere l'autorizzazione: basta un comunicato. Possiamo dire che oggi si è reso molto più facile per i grandi gruppi cinesi venire a investire nel grande know how e nella grande tecnologia italiana. Soprattutto, poi, sulla questione dell'impatto, il cinese è venuto a offrire: a differenza di tutte le altre aziende straniere che vengono a investire in Italia, i cinesi guardano all'acquisizione per avere un mercato in Italia. Il cinese investe in Italia per creare più mercato nel mondo e in Cina. Questa è la differenza dell'investimento cinese. L'impatto sull'economia italiana può essere solo in positivo. Si può creare più fatturato per entrambi i gruppi insieme. Conquistiamo questo mondo globale insieme: cinesi e italiani. 

 

La scelta di China National Chemical è stata "la migliore per Pirelli", ha spiegato Marco Tronchetti Provera in un'intervista al Corriere della Sera, assicurando che "cuore e testa resteranno in Italia" e che ChemChina renderà il gruppo globale. Una strategia, questa, che molti in Italia faticano a capire: l'interesse degli investitori cinesi è creare aziende forti con altri Paesi per aggredire meglio il mercato internazionale?

 

Oggi, la Cina viene in Italia ammirandone la tecnologia e il know how italiano. E ha la forza di potere investire, che in Italia oggi non c'è più, e di portare il brand Pirelli nel resto del mondo, anche in posti dove i cinesi sono più avvantaggiati, come per esempio, l'Africa. Sono pienamente d'accordo con Trochetti Provera: se portasse via il know how, la Cina non avrebbe più la possibilità di mantenere la tecnologia made in Italy, che è il valore principale dell'Italia. 

 

Gli investimenti cinesi in Italia, lo scorso anno hanno rappresentato il 27% degli investimenti stranieri totali nel nostro Paese. L'Italia è diventata la meta preferita dai gruppi cinesi per fare shopping di alto livello, secondo lei?

 

Non mi piace usare la terminologia "fare shopping". La Cina ammira l'Italia, per questo i cinesi hanno deciso di investire in Italia. L'anno scorso in totale ci sono stati in totale, dieci miliardi di investimenti cinesi sul territorio italiano, cinque miliardi dei quali erano rappresentati dagli investimenti finanziari della banca centrale cinese. Questa è un'azione governativa a livello finanziario. Possiamo dire di più: che nel rapporto tra Cina e Italia c'è una luna di miele. 

 

La Cina ha già conquistato il 40% di Ansaldo Energia e ha il 35% di Cdp Reti, acquisto da State Grid International Development. La banca centrale cinese ha partecipazioni in Eni, Enel, Fiat Chrysler, Generali, Prysmian, Telecom Italia, Saipem e Mediobanca. In Italia è diffuso il timore che l'affare Pirelli abbia messo in evidenza il rischio di svendere i nostri gioielli ai cinesi. Cosa risponde?

 

Innanzi tutto, l'acquisizione del 40% di Ansaldo Energia è una partnership industriale. E' una collaborazione reciproca tra Ansaldo Energia sul mercato cinese e sul mercato globale. Poi, tutti gli altri investimenti sono stati operati direttamente dalla banca centrale cinese, e sono tutte operazioni finanziarie in cui crede il mercato italiano. Non hanno acquistato queste quote trattando direttamente con le aziende, ma come un risparmiatore normale che ha fatto acquisti sul mercato azionario, perciò questo è solo un segno di fiducia del governo cinese verso il mercato italiano. Non c'è stata nessuna svendita di gioielli italiani ai cinesi. Semmai, la Cina invita l'Italia a condividere insieme il mercato globale. 

 

E' opinione diffusa in Italia che i cinesi stiano conquistando il mondo comprando dove possono, come diceva nei giorni scorsi ad Agichina Alberto Forchielli, e ciò renderebbe impossibile il ribilanciamento della bilancia commerciale. Lei è d'accodo su questo?

 

La Cina va a investire nei Paesi dove c'è maggiore amicizia con la Cina. Se c'è ostilità nei confronti della Cina non possiamo andare a investire: questo punto di vista è molto importante, ma la strategia cinese è quella di andare a investire in Italia anche per un motivo storico: la congiuntura della via della Seta sia marittima che terrestre è in Italia, che è un posto molto strategico, anche per la sua posizione nel Mediterraneo.


Dopo Pirelli, giorni fa, alcune indiscrezioni indicavano la possibile acquisizione del 35% nell'azienda italiana di giocattoli Giochi Preziosi da parte di un gruppo di Taiwan. Ne sa qualcosa?

 

E' un'operazione di cui non sono a conoscenza, ma oggi molte aziende vivono una fase di sviluppo rivoluzionaria. Questa è un'azienda fornitrice di Giochi Preziosi e oggi parliamo della possibilità che entri a fare parte di Giochi Preziosi per fare una cooperazione più stabile e importante. La stessa cosa sta accadendo con Foxconn, che era il più grande fornitore di Sharp e Apple e ha manifestato l'interesse di entrare in Sharp, ma la decisione è stata perché perché vuole rendere il proprio prodotto migliore e arrivare in Paesi dove ora Sharp non è presente.

 

Secondo lei l'Italia ha perso competitività a causa di alcune scelte di politica industriale che hanno "impoverito il Paese" come afferma Tronchetti Provera? La visita del presidente del Consiglio Matteo Renzi in Cina e poi quella del primo ministro cinese Li Keqiang in Italia hanno inaugurato una nuova stagione nei rapporti tra Italia e Cina? La Cina come giudica le riforme del governo Renzi? C'è maggiore fiducia da parte cinese verso il mercato italiano?

 

Parlandone anche con diversi personaggi di livello governativo cinesi, emerge che la Cina si congratula con l'Italia per avere un leader politico così giovane. La sua idea di trasformare le riforme della giustizia, fiscale e della Costituzione, è un lavoro che la Cina ritiene molto difficile, ma nel quale sta facendo passi in avanti giorno dopo giorno. Questa conforta sempre di più anche la Cina, che vede che l'Italia sta per cambiare. E sicuramente anche l'ultima riforma del lavoro ha dato un segnale positivo anche alle società straniere che qualora volessero investire in Italia può farlo grazie a una trasparenza maggiore rispetto agli anni precedenti.

 

Nell'ottica della nuova via della Seta marittima e logistica, quale è il ruolo geopolitico e industriale che la Cina si aspetta che giochi l'Italia? E quale è, secondo lei, il vantaggio dell'Italia e in quali settori?

 

Penso che l'Italia abbia un ruolo molto importante nella via della Seta marittima per il suo essere in mezzo al Mediterraneo. Soprattutto il vantaggio per l'Italia è quello di essere una penisola, e quindi hanno grande importanza i collegamenti marittimi e ferroviari. Questi sono due settori che potrebbero ricevere un impatto immediato dalla nuova via della Seta, ma l'Italia dovrebbe sfruttare anche la possibilità di esportare prodotti italiani lungo la via della seta marittima.


Come vede l'interesse di Cosco nel porto del Pireo, che sembra andare a scapito delle infrastrutture italiane?

 

No, l'investimento di Cosco è un progetto avviato oramai sette o otto anni fa. La Cina è già proprietaria, se non sbaglio, dei noli 1 e 2. Ora si sta parlando del nolo 3. In questo caso non è un pericolo per l'Italia, perché la Grecia ha un bacino di utenza più indirizzato verso il  Mar Nero che sul Mediterraneo. Fa poca differenza per il mercato italiano.

 

L'ultima preda degli investimenti cinesi è Pirelli, ma già prima le imprese cinesi avevano mostrato interesse per le imprese italiane. La Cina si è lanciata sui nostri pezzi pregiati. Gli Stati Uniti hanno accusato Bruxelles di essere "ingenua" e "incoerente" sulla politica industriale. Cosa ne pensa?

 

Bisogna dire che c'è anche un po' di invidia da parte degli Stati Uniti per questa possibilità di investimento cinese in Europa perché gli Stati Unti hanno sempre un po' paura di perdere la presa sull'Europa. In questo caso, però, sono anche d'accordo che serva da parte del governo italiano una regia che comunichi di più con imprese e investitori cinesi per consigliare le migliori occasioni di collaborazione e creare anche posti di lavoro e occasioni di investimento sul territorio italiano.

 

Anche il Fondo Monetario Internazionale - oltre ad alcuni Paesi europei, tra cui l'Italia - ha dato il benvenuto alla creazione della Asian Infrastructure Investment Bank. Per alcuni analisti la creazione dell'Aiib mostrerebbe la debolezza di Pechino che non riesce a esercitare un ruolo influente negli organismi finanziari internazionali, creandone uno suo. Come vi rapportate a queste accuse?

 

La creazione della nuova banca non significa sottrarre potere alla Banca Mondiale. Questa banca ha la priorità di creare un collegamento tra Asia ed Europa, e poi al resto del mondo. E' un investimento geopolitico con una visione asiatica e non deve essere visto come un pericolo, ovvero come un tentativo da parte della Cina di creare un banca per fare quello che vuole. La Cina oggi ritiene che in Asia ci debba essere una maggiore presenza della finanza per creare un maggiore sviluppo dell'Asia e non per fare concorrenza alla Banca mondiale.

 

In questi giorni in Cina si tiene anche il Boao Forum per l'integrazione economica in Asia. Si può fare una previsione sui possibili risultati dell'edizione di quest'anno?

 

Il Boao forum è diventato un forum di riferimento in cui tutti i Paesi della regione cercano soluzioni per la crescita. La Cina, che ospita il forum, parlerà non solo della nuova banca, ma anche di progetti specifici, come quello di creare qualche joint venure o partnership per aiutare alcuni Paesi a crescere.


Sono già stati venduti oltre un milione di biglietti ai tour operator cinesi per Expo Milano 2015. Lei quali risultati si aspetta dalla partecipazione cinese all'esposizione Universale di Milano?

 

Di sicuro la Cina partecipa all'Expo di Milano molto attivamente. Oltre ai tre padiglioni ufficiali c'è anche un padiglione delle Nazioni Unite finanziato dalla Cina. Inoltre, ci sono 17 province che hanno dato l'approvazione a partecipare. Expo porterà molte aziende cinesi a visitare l'Italia. Penso che sicuramente si raggiungerà l'obiettivo di un milione di visitatori cinesi, ma toccherà all'Italia promuovere in Cina il viaggio e i servizi che l'Italia può offrire ai visitatori cinesi di Expo Milano 2015.

 

27 marzo 2015

 

Nella foto Fu Yixiang al centro

 

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