Pechino, 12 mar. - Con i futures, il cui valore di scambio è fissato sulla base dell'indice dei prezzi della Borsa Valori e sulla base delle transazioni delle garanzie negoziabili, la Borsa Valori ritroverà la propria razionalità? A gennaio 2010, la China's Securities Regulatory Commission ha reso noti i dati relativi a futures e securities loans che verranno distribuiti durante l'anno. I futures saranno acquistabili a partire da aprile, mentre le securities dovrebbero fare la loro comparsa entro fine marzo. Questo rappresenta una pietra miliare nello sviluppo del mercato finanziario cinese, poiché per la prima volta il mercato adotta un meccanismo di short-selling con cui l'investitore potrà realizzare profitti e disporre di fondi speculativi. A dire la verità, le securities sostengono il meccanismo di vendita allo scoperto. Dall'inizio delle operazioni, esse sono limitate ai titoli blue-chips di mega emissione (quotati all'indice 300 presso le borse di Shanghai e di Shenzhen); inoltre, poiché il rischio è molto alto, richiedono una soglia dientrata piuttosto elevata, che le rende accessibili soltanto a istituzioni capaci di forti investimenti su larga scala.
All'inizio, numerosi organismi ritenevano che ambedue questi prodotti avrebbero avuto largo seguito nel mercato azionario; nei fatti, però, il riscontro di securities traders e intermediari ha superato quello degli istituti di investimento. Il 22 febbraio, primo giorno in cui si poteva aprire un conto per i futures, ne sono stati aperti circa 20. Considerando che tre anni fa numerosi istituti si erano già organizzati per i futures, la situazione attuale presenta diversi punti difficili da comprendere. Forse ciò è dovuto al fatto che le banche e le principali istituzioni che gestiscono i fondi finanziari e la previdenza sociale non hanno fornito dettagliate norme e regolamentazioni necessarie per aprire un conto. O forse è la soglia d'entrata troppo alta per disincentivare l'interesse degli investitori comuni. Gli ultimi dati pubblicati dalle Borse Valori mostrano che il 2 marzo, alla chiusura delle Borse, la capitalizzazione totale del mercato azionario di Shanghai era di 17,615 miliardi di yuan (circa 1,9 miliardi di euro), di cui quello circolante pari a 11,513549 miliardi di yuan (circa 1,24 miliardi di euro), con un p/e ratio di 27,08; il p/e ratio dei 300 prodotti sul listino di Shanghai e Shenzhen era 25,37; infine, il p/e ratio dello SME Composite di Shanghai era pari a 48. Ciò che attira l'attenzione è sicuramente il Growth Enterprise Market (GEM), l'indice tecnologico di Hong Kong: il p/e ratio del 56,6 relativo al primo gruppo di società quotate era già stato sorprendente (ragione per cui in seguito era stato pian piano promosso), il p/e ratio medio di 8 titoli del secondo gruppo era di 76,48, quello di 6 titoli del terzo gruppo ammontava mediamente a 78,11 e 8 società del quarto hanno raggiunto un rapporto prezzo/utile pari a 88,62. All'inizio di dicembre dello scorso anno, il p/e ratio medio era 114, mentre a marzo è sceso a 69. Quindi, sulla base del rapporto annuale che è stato pubblicato, un certo numero di azioni non sono maturate e alcune sono scese; riflettendo sul fatto che il GEM è stato rilasciato solo alla fine di ottobre dello scorso anno, non possono non sorgere delle perplessità sulla qualità delle aziende, sugli istituti di regolamentazione e su un'eccessiva speculazione. Certamente il ricorso all'attuazione del meccanismo di compravendita short-selling è ancora prematura nel GEM; tuttavia, le autorità di supervisione hanno già analizzato e preparato dei meccanismi tramite cui eliminare velocemente le società dai listini. Si può quindi ragionevolmente ipotizzare che questo costituisca un'accelerazione al percorso di recupero della razionalità del mercato.
di Jenny Gao
Traduzione dal cinese a cura della Redazione di AgiChina24
Jenny Gao è Partner del Mandarin Capital Partners a Shanghai (www.mandarincp.com). È responsabile di due operazioni sull'asse Italia-Cina, tra cui Zoomlion-CIFA che rappresenta il più grande investimento cinese nel settore industriale italiano. Entrata a far parte del team del Mandarin Capital Partners nel 2007, Jenny Gao vanta più di 11 anni d'esperienza nell'ambiente finanziario internazionale. In passato ha ricoperto il ruolo di Vice-Direttore del Business Department della Export Import Bank of China. Prima di questa carica, aveva rivestito il ruolo di country manager e loan officer, gestendo vari progetti nei settori manifatturiero, dell'energia e delle telecomunicazioni in vari paesi dell'Asia e dell'Africa, incluse diverse operazioni di M&A cross-border. Jenny Gao ha conseguito una laurea con lode in Finanza presso l'Università di Economia e Business Internazionale di Pechino e un MBA sempre in Finanza presso l'Università Cinese di Hong Kong. Ha inoltre frequentato l'Executive Program of Corporate Restructuring, Mergers and Acquisitions (CRMA) della Harvard Business School e l'Executive Program of Mergers and Acquisitions della Wharton Business School nel 2008 e l'High Potential Leadership and Private Equity and Venture Capital nel 2009. Madrelingua cinese, parla fluentemente inglese.
La rubrica "La parola all'esperto" ha un aggiornamento settimanale e ospita gli interventi di professionisti ed esperti italiani e cinesi che si alternano proponendo temi di approfondimento nelle varie aree di competenza, dall'economia alla finanza, dal diritto alla politica internazionale, dalla cultura a costume&società. Jenny Gao cura per AgiChina24 la rubrica di economia e finanza.