Di Giovanni Pisacane
(Managing Partner GWA - Greatway Advisory)
Shanghai, 24 mag. - Lo scorso 8 aprile è entrata in vigore una riforma riguardante il regime di tassazione dei beni di lusso acquistati online (E-Commerce Tax Circular). Il Governo Cinese ha apportato sostanziali modifiche alla disciplina preesistente al fine di incentivare l'acquisto dei beni di lusso in Cina ed in modo tale da recuperare gettito fiscale e contrastare la crescita del mercato illegale. La nuova circolare introduce un nuovo e più elevato regime di tassazione volto a scoraggiare i consumatori cinesi dall'acquistare beni di lusso all'estero, determinando così un aumento della domanda interna. La Circolare stabilisce infatti che i consumatori che vogliano acquistare beni di lusso oggetto di importazione, dovranno pagare il dazio di importazione, comprensivo dell'IVA ed alla tassa sul consumo (quando applicabile).Viene inoltre introdotto un limite di spesa pari a 2.000 RMB per una singola operazione ed un limite annuale di spesa pari a 20.000RMB per il singolo consumatore.
Le operazioni effettuate entro questo limite non sono soggette ad ulteriori aumenti di tassazione, ma dovranno essere comunque pagate dal consumatore sia l'IVA che la tassa sul consumo, fissate al 70% dell'ammontare tassabile.Insieme alla E-commerce Tax Circular è stata pubblicata anche una "positive list" (Cross-border e-commerce retail list of imported goods), dove sono indicate otto diverse categorie di prodotti, quali ad esempio vestiti, cappelli, cosmetici ed abbigliamento sportivo ed altri beni generalmente acquistati online dai consumatori cinesi. Tale lista, essendo semplicemente allegata alla circolare, parrebbe potersi interpretare come un elenco che stabilisce se un determinato prodotto possa o meno essere soggetto alla tassazione prevista in relazione agli acquisti online, e non come una lista di prodotti che non possono essere venduti via website. L'effetto di tale manovra fiscale sarà sicuramente l'innalzamento dei prezzi di alcuni beni di lusso e ciò dovrebbe dunque incentivare l'acquisto degli stessi sul territorio cinese, spingendo verosimilmente una ripresa dei consumi interni e certamente un aumento del gettito fiscale.
24 MAGGIO 2016