Accordo Pirelli-ChemChina segno di Italia in svendita
di Eugenio Buzzetti
Twitter@Eastofnowest
Pechino, 25 mar. - Un'Italia in ritirata e una Cina che non può che approfittare di una situazione al momento favorevole per lo shopping di alto livello. E' lo scenario tracciato ad Agichina da Alberto Forchielli, managing director e fondatore di Mandarin Capital Partners, sfiduciato dalla classe imprenditoriale e dalle politiche sbagliate di decenni ("abbiamo fatto di tutto per scoraggiare l'imprenditoria italiana") al punto da rendere "un inferno" fare l'imprenditore nel nostro Paese.
"La Cina fa shopping dove può - afferma Forchielli - Guarda a tutto il mondo, senza differenze. Il problema è che le aziende si comprano quando sono in vendita e siccome la Pirelli era in vendita da tempo, alla fine l'hanno presa i cinesi". Nessuno sconto neanche per il diretto interessato. "Di sicuro non è che Tronchetti Provera abbia fatto tanto per l'industria italiana - continua Forchielli - probabilmente è Cavaliere del Lavoro, ma non so perché".
Dopo l'accordo Pirelli - ChemChina l'Italia è in svendita?
Sì, l'Italia è in svendita perché è un Paese che non è competitivo, che non riesce a cambiare. E' un Paese vecchio come testa. Basti pensare alla copertura mediatica per la morte di Lee Kuan Yew. Un Paese così si colloca fuori dal mondo. Lee Kuan Yew è uno dei grandi statisti del mondo: l'uomo che ha dato un senso all'Asia, da cui è partita la rinascita dell'Asia e fa da modello a tutti i Paesi asiatici. E' giusto che l'Italia sia in svendita: anche perché è difficile che chi compri faccia peggio di chi vende.
Se invece dei cinesi fossero stati gli americani a comprarla ci sarebbe stata un reazione diversa secondo lei nel nostro Paese?
Se l'avessero comprata gli americani avrebbero consolidato tutto fuori dall'Italia. Delle due, è più probabile che rimanga qualcosa in Italia se comprano i cinesi. Adesso sono i cinesi che fanno rivivere i nostri bar, le nostre lavanderie e, in generale, un sacco di attività che sarebbero morte senza di loro. L'importante sarebbe che cominciassero a integrarsi e a seguire la legge. Non dico tutta l'Iva, ma parte dell'Iva sarebbe bene che cominciassero a pagarla e che smettessero di mandare i soldi a casa. Per il resto, penso che i cinesi potrebbero anche dare un contributo.
Con questa acquisizione, che salto di qualità c'è stato con gli investimenti cinesi in italia? Siamo il Paese su cui la Cina ha puntato gli occhi per fare shopping?
No, la Cina fa shopping dove può. La Cina guarda a tutto il mondo, senza differenze. Il problema è che le aziende si comprano quando sono in vendita e siccome la Pirelli era in vendita da tempo, alla fine l'hanno presa i cinesi. Naturalmente c'è più roba in vendita in Italia e hanno comprato in italia. Avrebbero comprato anche la Continental in Germania se fosse stata in vendita, solo che la Continental non è in vendita.
Quanto influisce l'euro debole?
Influisce molto. Influisce perché quando c'è una crisi i cinesi corrono per primi, perché sanno che il modo migliore per cominciare a fare soldi è comprare basso. Regola numero uno per fare soldi è comprare basso. Sono degli opportunisti buyer. Loro non pianificano: pianificano solamente il quadrante, il settore e il Paese, e basta. Non pianificano a lungo termine le aziende da comprare. Anche perché il mondo economico cinese è più frastagliato e meno compatto di come ce lo immaginiamo noi. Questa non è una decisione di vertice. La decisione di vertice è: "andate fuori e comprate tutto quello che potete". Punto. Sotto questa decisione, le imprese si muovono. Hanno reso l'acquisto di imprese estere molto più snello; hanno eliminato molte procedure che una volta lo inibivano, e adesso è molto più facile per i cinesi comprare. Questo è quello che partiva dall'alto: andate, comprate e investite, e noi vi eliminiamo tante procedure. Attenzione solo a non rubare altrimenti si va dritti in galera.
Non vede il rischio di un'escalation degli investimenti cinesi in Italia?
L'escalation potrebbe esserci, ma solo in conseguenza di un'escalation delle vendite italiane. Solamente se ci saranno sempre più venditori italiani ci saranno più compratori cinesi. Tutti i giorni vengo a conoscenza di aziende italiane che vogliono essere vendute ai cinesi. E spessissimo i cinesi dicono no: sono più le volte che dicono di no, di quelle che dicono di sì.
Come reagire per mantenere i gioielli di famiglia? Quale politica industriale bisognerebbe seguire?
Ho così poca fiducia in questa classe imprenditoriale che non so nemmeno se valga la pena lasciarglieli in mano. Alcune famiglie è giusto che se li tengano, altre famiglie se non se la sentono di tenerli, i gioielli, che li vendano. Oramai abbiamo fatto di tutto per scoraggiare l'imprenditoria italiana. Non possiamo ribaltare venti anni di politica. L'imprenditore italiano è stato scoraggiato dal sindacato, dall'alto livello di tassazione, dalla burocrazia enorme a cui è soggetto, dal dovere reintegrare persone che erano dannose per la produzione e per l'azienda. Dopo che li abbiamo massacrati per anni, adesso abbiamo il coraggio di dire che l'Italia è bella? Fare l'imprenditore in Italia è l'inferno.
Quindi i cinesi sono il male minore?
Potrebbero essere anche un bene. Difficile prevedere: premesso che mi aspetto che seguano le leggi italiane e che si facciano notare con vigore le leggi che sono penalizzanti, e che io voglio avere a che fare con imprenditori seri e onesti - e presuppongo che il signore che ha comprato la Pirelli lo sia - mi aspetto un contributo positivo. Di sicuro non è che Tronchetti Provera abbia fatto tanto per l'industria italiana: probabilmente è Cavaliere del Lavoro, ma non so perché.
Come vede in generale gli investimenti cinesi in Europa?
E' morto il mito in base al quale man mano che i cinesi si fossero arricchiti avrebbero cominciato a comprare i nostri prodotti, portando a un riequilibrio della bilancia dei pagamenti. In realtà, l'industria cinese sta diventando sempre più importante e il loro avanzo commerciale si mantiene sempre attorno ai trecento miliardi di dollari. Non si è verificato il fatto che mentre si arricchivano compravano i nostri prodotti perché erano migliori. In realtà, hanno sempre migliorato la loro produzione, tanto che il gap qualitativo tra i nostri e i loro prodotti si è molto accorciato. In realtà, stanno facendo prodotti sempre migliori e mantengono un surplus della bilancia dei pagamenti e adesso hanno deciso di riciclare le loro riserve e il loro surplus in acquisti di beni capitali in giro per il mondo e questo è il segno della loro conquista. E' così che loro conquistano il mondo. Lo conquistano comprando. L'imperialismo cinese non è altro che riciclare in giro per il mondo e comprarsi il mondo fino a dove possono: non avverrà mai il famoso ribilanciamento della bilancia commerciale. Ricicleranno il loro avanzo commerciale in beni fisici, beni industriali, beni immobiliari e si allontaneranno sempre di più dall'acquisto di debito sovrano. Dobbiamo dimenticarci quello che ci raccontavamo una volta, e cioè che i cinesi sarebbero diventati ricchi e avrebbero comprato da noi. No, loro diventano ricchi e comprano da noi, e non comprano chincaglieria, ma aziende, case, aziende agricole, beni immobiliari, industriali, commerciali e tecnologia. E questo è il senso dell'imperialismo cinese che non è poi tanto diverso da quello americano. Negli ultimi cinquant'anni, le multinazionali americane non sono rimaste timidamente a casa.
Vede una differenza negli investimenti cinesi nel sud dell'Europa rispetto a quelli nel nord Europa?
Nel sud dell'europa siamo in vendita. Nel nord Europa hanno ancora la forza di tenersi le cose. E non sono in vendita. La differenza non è cinese: è nostra. Noi vendiamo e gli altri no. I cinesi non dicono di no ai tedeschi per comprare da noi. I cinesi comprano i nostri gioielli perché i nostri sono in vendita e quelli tedeschi no. Comunque, non mettono sul lastrico i capitani di industria che hanno fatto l'Italia. L'Italia l'ha fatta il signor Pirelli, non il signor Tronchetti Provera. Lui svende quello che ha fatto il Cavalier Pirelli.
25 marzo 2015
@Riproduzione riservata