"LA MIA E' UNA VITTORIA MORALE"

Pechino, 2 nov. – L'artista dissidente Ai Weiwei ha giurato di voler combattere le accuse di evasione fiscale "fino alla morte", dopo che il governo ha ordinato ad una società a lui collegata di pagare 15 milioni di yuan (circa 1,7 milioni di euro) in tasse e multe.
L'architetto cinquantaquattrenne, famoso per aver progettato il "Nido d'uccello", lo stadio delle Olimpiadi 2008 di Pechino, e spina nel fianco del governo per l'arte satirica e le critiche alla Cina contemporanea, è stato tenuto in carcere senza alcun capo d'accusa per 81 giorni, una mossa che ha suscitato dissenso da parte dei governi occidentali. Rilasciato alla fine dello scorso giugno a condizione che non parlasse con i media stranieri, si è tenuto in disparte, accettando con riluttanza di concedere interviste. Tuttavia, rispondendo alle domande della Reuters, non è riuscito a celare del tutto la sua zampillante personalità.
Se una persona come Ai Weiwei si arrenderà mai? Impossibile:"Nel mio dizionario, la parola 'arrendersi' non esiste", ribatte l'artista barbuto dalla sua casa-studio collocata nella zona nordorientale di Pechino, dove si è riunita una squadra di avvocati e consulenti fiscali insieme alla moglie, Lu Qing.
"La gente comune non potrà sopportarlo. Ma dato che mi hanno preso di mira, ho ancora intenzione di accompagnarli su questa strada. Perché non ho paura di loro. Credo sia indecente per un paese promuovere attività così spudorate."
Ai ha rivelato che le autorità non gli hanno mostrato le prove della presunta evasione fiscale e hanno detto al manager e al contabile della Beijing Fake Cultural Development Ldt., la società che ha contribuito a produrre l'arte e i progetti di Ai famosi in tutto il mondo, di non incontrarlo.
Sebbene l'Ufficio di Pubblica Sicurezza lo abbia etichettato come "controllore" della società, in realtà è la moglie ad esserne il rappresentante legale e sarà lei a rischiare la prigione nel caso non venisse pagata la multa. "E per un paese così, combatterò fino alla morte", ha detto Ai.
"LA MIA E' UNA VITTORIA MORALE"
Ai ha detto di non avere i soldi per pagare gli arretrati e le multe entro il termine stabilito di 15 giorni; sarà costretto a ipotecare la casa della madre settantanovenne, Gao Ying, prima di fare appello affinchè venga effettuato un controllo amministrativo.
"In questi ultimi mesi le informazioni che ho visto circolare sul web mi hanno fatto infuriare," ha detto Gao nella sua casa al centro di Pechino, che la signora valuta intorno ai 25 milioni di yuan. "È inaccettabile che un governo possa maltrattare i propri cittadini."
L'avvocato della Beijing Fake Cultural Development Ldt., Pu Zhiqiang, ha dichiarato che sta pensando di chiedere alle autorità dell'Ufficio delle Imposte di annullare la causa, giudicata dal suo studio "illegale".
Ai, che si è pronunciato su questioni che spaziano dal premio Nobel per la Pace assegnato l'anno scorso al dissidente Liu Xiaobo ai limiti imposti ad Internet, è convinto che le autorità lo abbiano preso di mira per aver reso pubblico un attacco pungente al governo in un commento pubblicato ad agosto su Newsweek, in cui aveva dichiarato che il suo paese stava violando i diritti dei cittadini.
Ai sta conducendo la sua battaglia web con oltre 100mila sostenitori su Twitter, dove mette in guardia il governo: la presunta 'campagna diffamatoria' nei suoi confronti potrebbe essere controproducente."Ogni giorno sulla rete si svolge un processo che ha come 'imputato' il governo", ha detto.
"Penso di aver vinto moralmente. Ho una posizione privilegiata, e questo mi avvantaggia. Un gesto normale – chiedere semplicemente la verità – nel mio caso si è caricato di eroismo".
di Federica Morese
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