"IN ONORE DI DENG, TERMINIAMO IL CAPOLAVORO DELLA RIFORMA"
di Emma Lupano
Milano, 24 feb. - «Il 19 febbraio del 1997, dopo 93 anni vissuti in un secolo turbolento, il grande Deng Xiaoping ha lasciato per sempre questo mondo. Quindici anni dopo la sua scomparsa, noi che viviamo nella Cina di oggi dobbiamo onorare la memoria di questo importante fondatore della Repubblica, architetto della riforma e apertura». Comincia così, in tono solenne e celebrativo, il commento uscito il 20 febbraio sul Nanfang Dushi Bao, giornale "metropolitano" di Guangzhou a tendenza liberale. È il giorno dopo il 15esimo anniversario della morte del "piccolo timoniere" e il quotidiano cantonese dedica un editoriale senza firma (che rappresenta quindi la posizione ufficiale della testata) alla riflessione sul lascito di Deng e sul futuro delle riforme da lui lanciate alla fine degli anni Settanta.
Il giornale non è l'unico a tracciare un bilancio della traiettoria compiuta dalla Cina negli ultimi decenni: già da settimane la stampa ne discute, pur nei ristretti limiti consentiti di fronte a una figura che gode ancora della piena legittimazione all'interno del partito. E mentre c'è chi titola chiedendosi "cosa ha fatto di giusto Deng Xiaoping" (Renmin Ribao, 8 febbraio) e chi attende "con ansia i nuovi sviluppi della riforma" (Dongfang Zaobao, 13 gennaio), il quotidiano di Guangzhou lancia un appello: "Per commemorare con affetto Xiaoping, portiamo a termine il capolavoro della riforma". «Anche se Xiaoping ci ha lasciati da 15 anni, la sua eredità continuerà a influenzare il cammino della società cinese per almeno i prossimi 10 anni. […]
Oltre ai risultati visibili delle sue riforme, come la creazione di una economia di mercato e il ritorno di Macao alla Cina», secondo il Nanfang Dushi Bao Deng ha trasmesso alle generazioni successive anche «una eredità invisibile: la necessità di mostrare, nella nostra epoca, ancor più coraggio nel realizzare le riforme, più disponibilità ad assumersi le proprie responsabilità nei confronti della storia e più capacità di ascoltare e accogliere le voci della società civile». Secondo l'editoriale, infatti, le sfide che il paese si trova ad affrontare oggi sono ancora più complesse di quelle sostenute da Deng nel 1978 (con l'assunzione della guida del partito) e nel 1992 (dopo il nanxun, la visita delle zone economiche speciali nel febbraio 1992, considerato il momento simbolico del rilancio delle riforme economiche dopo lo stallo degli anni successivi ai fatti di Tian'anmen).
«Con la diversificazione degli interessi all'interno della società e l'accumularsi delle contraddizioni sociali, il consenso intorno alle riforme si sta incrinando. Le riforme economiche - afferma l'editoriale - continuano a registrare successi, ma il loro promotore, il governo, si trova coinvolto in una intricata rete di interessi e, per poter portare avanti la commercializzazione di alcuni settori monopolistici e avviare cambiamenti anche in ambito sociale, si trova a dover affrontare resistenze senza precedenti».
Il giornale non spiega chi siano i soggetti che si oppongono al progredire delle riforme. Si limita ad affermare che non è questo il momento per cedere: «Nonostante le forti resistenze con cui deve fare i conti, la Cina, che ora si trova a un bivio, non può rinunciare alla riforma tornando sui suoi passi. Come non ci siamo mai arresi nei dieci anni precedenti, così non possiamo gettare la spugna oggi». Il cambiamento del paese deve insomma procedere, perché il cammino delle riforme non è ancora compiuto.
«Epoche diverse hanno missioni di riforma diverse», dice il Nanfang Dushi Bao. «Se in passato la missione principale delle riforme è stata creare una sfera commerciale», cioè costruire un nuovo sistema economico, fatto ciò, bisogna passare al livello successivo: la costruzione di una società civile. «Quello di cui la Cina di oggi ha urgente bisogno è sviluppare la sua società civile. Come è accaduto per la sfera economica negli anni passati, la politica deve cambiare ruolo. Nel mercato, il governo ha acquisito una funzione di controllore. Nella sfera sociale il governo deve passare da grande monopolista a distributore, coordinatore e supervisore».
Nonostante le resistenze al cambiamento, «le voci della società civile che chiedono le riforme sono forti e chiare» e il destino della Cina è seguirle, perché la figura di Deng Xiaoping «nella società cinese di oggi ha ancora una influenza profonda. I suoi discorsi riformisti, il suo coraggio riformista, la sua determinazione alla riforma guidano ancora la nostra epoca e saranno un punto di riferimento per molti anni a venire». Anche secondo Zhou Qiren, professore del centro di ricerca sull'economia cinese dell'Università di Pechino che firma il commento dell'8 febbraio sul Renmin Ribao, le riforme avviate dal piccolo timoniere non sono ancora giunte al capolinea. Zhou però si concentra sugli aspetti economici della questione, e in particolare sulle probabilità di successo del modello economico cinese.
«Avviando la riforma e apertura, Deng Xiaoping ha aperto la strada della crescita economica cinese. Ma Deng non ha terminato questo percorso. Aspetti come la ridefinizione dei diritti di proprietà, il perfezionamento dell'economia di mercato, la regolazione e la limitazione del potere sono tutti temi ancora incompleti che devono essere affrontati. Nonostante i molti risultati raggiunti con la strategia di avanzamento graduale delle riforme, ci aspettano ancora molti problemi e molti compiti ardui». Tra questi, Zhou segnala il compito di «affrontare il cambiamento del pensiero sociale», ma non chiarisce a che cosa si stia riferendo nello specifico. Lo studioso segnala invece le difficoltà poste da un quadro economico internazionale inquieto («il mondo sta affrontando test nuovi e difficili») e ammette di non sapere se la Cina «potrà reagire correttamente a queste sfide mantenendo la crescita».
I successi segnati dalla Repubblica popolare nei trent'anni di riforma, secondo Zhou, «non sono una garanzia per il futuro»: l'unico modo per non metterli a repentaglio è continuare sulla strada segnata dal piccolo timoniere. «Solo se la Cina persisterà nella riforma e nell'apertura, portando a termine ciò che ancora non è stato completato, sarà possibile confermare la visione ottimistica del nostro futuro che qualcuno ha».
Emma Lupano, giornalista professionista e dottore di ricerca sui media cinesi, cura per AgiChina24 una rassegna stampa bisettimanale volta a cogliere pareri autorevoli di opinionisti cinesi in merito a temi che si ritengono di particolare interesse per i nostri lettori
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