Come è noto a molti, la storia moderna degli investimenti stranieri in Cina risale ad oltre trentacinque anni fa quando, grazie alla politica illuminata di Deng Xiaoping, gli investitori stranieri ebbero finalmente accesso al mercato cinese.
Da quel momento in avanti l’ammontare degli investimenti dall’estero non ha mai smesso di crescere, e nel 2009 la Cina è diventata il secondo più importante Paese target di investimenti stranieri dopo gli Usa.
Investimenti stranieri hanno trasformato la Cina
Gli investimenti stranieri hanno giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’economia e della società cinese ed hanno contribuito in maniera significativa a trasformare la Cina in quello che è oggi: una super potenza politica, finanziaria e tecnologica, chiamata a giocare il ruolo di leader all’interno del mercato globale.
Investire non ha mai significato soltanto immettere denaro, ma anche e soprattutto know-how, tecnologie e conoscenza. E di questo la Cina è stata ben consapevole sin dalla promulgazione della legge sulla Joint Venture sino-straniera del 1979. L’articolo 1 della legge, che resta tuttora uno dei pilastri della regolamentazione cinese in tema di investimenti stranieri, enuncia chiaramente la ragione per cui allora fu introdotta e incoraggiata la possibilità di costituire società a capitale misto, la Joint Venture appunto: favorire la cooperazione internazionale e lo scambio delle tecnologie. Tecnologie delle quali la Cina, allora, era molto bisognosa.
Pechino ha bisogno dei capitali stranieri
Il tema degli investimenti verso la Cina resta ancora oggi di grande importanza. Sebbene gli ultimi anni siano stati caratterizzati da un enorme flusso di capitali in uscita dalla Cina, il flusso in senso inverso non si è mai interrotto, e la Cina sa che il contributo degli stranieri è ancora necessario per completare la transizione del Paese a prima economia del mondo.
Tutto questo non significa però che la Cina abbia avuto negli anni un atteggiamento di supporto incondizionato verso gli investitori stranieri. Al contrario, sono sempre state molte e di varia natura le circostanze che di volta in volta hanno rappresentato un ostacolo più o meno grande al sereno svolgimento delle varie fasi del processo di investimento: eccessivo protezionismo e trattamento privilegiato verso i player locali sono solo alcune delle difficoltà che gli investitori hanno dovuto e devono affrontare nel loro cammino verso la Cina.
Uno dei mercati più difficili da gestire
E’ sufficiente parlare con qualunque investitore, di qualunque settore e qualunque dimensione, per rendersi conto di come in realtà la Cina resti certo uno dei mercati più promettenti ma anche più difficili da approcciare e gestire. Tutte queste difficoltà hanno portato alle volte anche a livelli di allarme. Così è successo nel 2014, quando per la prima volta nella storia della Cina moderna, il volume degli investimenti stranieri (95,9 milioni USD) è stato più basso rispetto all’anno precedente, ed il Pil cinese ha segnato il tasso di crescita più basso dei precedenti 24 anni.
E’ importante sapere che tipicamente la Cina adotta un atteggiamento ora di favore, ora di sfavore, verso gli investitori stranieri, a seconda del periodo storico e delle esigenze economico-sociali contingenti. Credo sia efficace, per descrivere l’approccio della Cina agli investimenti stranieri, utilizzare due simboli cari alla cultura cinese: da un lato la Grande Muraglia, che separa la Cina dal mondo esterno, del quale diffida e dal quale vuole proteggersi; dall’altro lato, la Via della Seta che, al contrario, unisce e avvicina la Cina al resto del mondo. Questo il modo di porsi della Cina nel campo degli investimenti: ora chiusura totale (Grande Muraglia), ora grande apertura (Via della Seta). E l’investitore che non fosse consapevole di questo atteggiamento ondivago, rischierebbe di farsi trovare fatalmente impreparato.
Qual è la ragione di questo atteggiamento ondivago?
Fin dagli albori della open door policy, l’apertura verso lo straniero fu la risultante del compromesso tra i politici cinesi che, come Deng Xiaoping, erano desiderosi di aprirsi al mondo per attrarre capitali e nuove tecnologie, e quelli invece preoccupati della possibilità che la società cinese potesse essere negativamente influenzata dal pensiero occidentale e, perciò, contrari ad ogni tipo di apertura verso l'esterno. E proprio in questo compromesso deve rinvenirsi la ragione delle politiche altalenanti verso gli investimenti stranieri.
Nel periodo più recente, complice anche il rallentamento della crescita economica cinese, pare che il governo di Pechino voglia fare moltissimo per sostenere nuovamente ed in maniera significativa la crescita degli investimenti stranieri nel suo territorio, in una prospettiva di sempre maggiore apertura al mercato globale che anche il Presidente Xi - dal Forum economico di Davos al più recente Forum di Pechino sulla Belt and Road Initiative - non ha mancato di sottolineare.
Un blog per spiegare che significhi investire in Cina e come farlo
In questo blog condividerò quanto imparato sul campo, cercando di spiegare cosa significhi investire in Cina e quali siano i passi da compiere. Cercherò di fornire ai lettori un supporto utile alla comprensione delle regole - teoriche e pratiche – che disciplinano la materia degli investimenti stranieri, ed al contesto (in continua evoluzione) all’interno del quale queste regole si formano.
Cosa si intende per investimento diretto o indiretto? Cosa è una Joint Venture e cosa una WFOE? Cos’è il Catalogo per gli Investimenti Esteri? Quali sono le autorità cinesi coinvolte nel processo di investimento? Quale atteggiamento le autorità cinesi stanno assumendo verso l’investitore straniero?
Questi sono alcuni dei quesiti a cui cercherò di dare una risposta chiara, nella convinzione che il mercato cinese sia accessibile a tutti i tipi di investitore straniero, tanto all’imprenditore di grandi dimensioni quanto al piccolo, a patto che si conoscano e si seguano le regole del gioco e non facendosi mai trovare impreparati.