Non solo Parigi, Londra o Bruxelles: dopo anni di attesa il patrimonio storico ed artistico delle civiltà nere approda finalmente sul continente africano. A Dakar sarà possibile visitare il museo dedicato alle Civiltà nere (MCN), dalla nascita dell’umanità ad oggi, offrendo così a tutta l’Africa un nuovo scrigno per custodire opere trafugate che ora le ex potenze coloniali dovrebbero prestare o restituire. Il Museo, inaugurato giovedì scorso dal capo di stato senegalese Macky Sall, è il punto di arrivo di un’idea promossa mezzo secolo fa dal primo presidente dello stesso paese, il poeta e intellettuale di fama mondiale Léopold Sédar Senghor. Un museo panafricano – alla stregua dello Zeitz MOCAA di arte contemporanea inaugurato a Johannesburg nel settembre 2017 – chiamato a diventare un punto riferimento per far conoscere la storia culturale del continente, far emergere la sua identità artistica e il contributo dato al resto dell’umanità.
L’edificio dall’architettura monumentale – 14 mila metri quadri – ispirata alle tradizionali abitazioni rotonde della Casamance, regione meridionale del Senegal, è stato costruito in 7 anni anche con il contributo della Cina che ha investito 30 milioni di euro. Il museo sorge di fronte al Grande Teatro, nei pressi del quartiere amministrativo e degli affari di Dakar. All’ingresso il visitatore è accolto da un gigantesco baobab, albero simbolo del continente. In tutto potrà contenere fino a 18 mila opere che spaziano dalle vestigia dei primi esseri umani apparsi in Africa milioni di anni fa – tra cui teschi, attrezzi in pietra, maschere, pitture e sculture – fino alle creazioni artistiche contemporanee.
“È un progetto panafricano. Ogni regione del continente sarà rappresentata. Il museo potrà anche ospitare opere da altri paesi che per ora non hanno le infrastrutture adeguate” ha spiegato il direttore del MCN, Hamady Bocoum. La prima mostra presenterà opere del Mali, del Burkina Faso ma anche di Cuba e Haiti, proprio per allargare gli orizzonti geografici delle ‘arti nere’. Infatti Senghor è stato protagonista della corrente della Négritude (Negritudine) con lo scrittore della Martinica Aimé Césaire, contro l’imposizione della cultura francese sulle colonie, sia in Africa che nei Caraibi.
“Questo museo rappresenta un grande passo avanti per noi. Ci sono opere importanti che non possiamo vedere se non andiamo all’estero, ma ora, in questo spazio, possiamo recuperarle. Così gli africani potranno venire qui e conoscere la loro storia" ha commentato alla ‘BBC’ Amadou Moustapha Dieng, giornalista d’arte senegalese.
All’inaugurazione del museo di Dakar, che aprirà al pubblico nelle prossime settimane, hanno partecipato numerosi intellettuali e dirigenti politici di altri paesi. “E’ un contributo importante alla rete dei musei dell’Africa occidentale” ha evidenziato Alain Godonou, responsabile della nuova Agenzia di promozione del turismo in Benin, annunciando l’apertura nel 2020 di quattro musei moderni nelle città storiche del paese, anche per accogliere le 26 opere che Parigi si appresta a restituire a Cotonou.
Leggi anche: Per costruire il Moma d'Africa ci sono voluti solo 5 anni
Proiettato verso il futuro del continente, il museo di Dakar apre in un clima propizio segnato dal boom mondiale dell’arte contemporanea africana e dal via libera dei paesi occidentali alla restituzione di opere d’arte trafugate durante il periodo coloniale. In un rapporto consegnato il mese scorso al presidente francese Emmanuel Macron è venuto fuori che oggi tra l'85 e il 90% del patrimonio africano si trova ancora fuori dal continente. La Francia da sola possiede 90 mila opere d'arte africane nelle collezioni nazionali, entrate a far parte del patrimonio museale tra il 1885 e il 1960, quindi in pieno periodo coloniale.
Al solo Museo del Quai Branly, delle arti primitive o delle arti e civiltà d'Africa, Asia, Oceania e Americhe, creato nel 2006, sono custoditi 70 mila capolavori africani. Dopo Parigi, anche il British Museum e il Victoria & Albert Museum di Londra si sono detti favorevoli al prestito di opere d’arte africane presenti nelle proprie collezioni. Dopo secoli fuori dal continente il ricco patrimonio culturale dell’Africa dovrebbe finalmente tornare ai legittimi proprietari.