Il giorno delle nozze, che dovrebbe essere uno dei più memorabili della vita, si trasforma in una battaglia legale. E non perché lei non si presenta all’altare o lui raccoglie lo sguardo conturbante di una invitata. La questione è più prosaica.
Siamo a fine agosto 2003, in una bella struttura vista mare. Il ricevimento nuziale costa più di 17 mila euro, ma il ristoratore, atteso il mancato pagamento del conto per più di un anno, si rivolge al Tribunale. I coniugi respingono la richiesta sostenendo la pessima qualità del cibo e del servizio offerti. Per questa ragione, chiedono di dichiarare il contratto di banqueting risolto e di condannare il ristoratore al risarcimento del danno morale subìto.
Il Tribunale accoglie parzialmente le ragioni degli sposi e sentenzia che gli stessi dovranno pagare alla società solo 5.900 euro.
Ma il ristoratore impugna la sentenza e la Corte d’Appello, respingendo in toto le ragioni dei coniugi, li condanna al pagamento dell’intera cifra - 17.700 euro - sulla base del presupposto che la loro insoddisfazione avrebbe dovuto essere ufficializzata entro il termine di 60 giorni.
Anche la Cassazione, alla quale la coppia decide di rivolgersi, conferma la tesi della Corte d’Appello. Il ristoratore – dice la suprema Corte - altro non è che un imprenditore che organizza un locale, il personale di servizio, cibo e bevande a favore di una coppia di sposi: si tratta quindi di un vero e proprio “appalto di servizi” e pertanto, se gli sposi hanno qualcosa da lamentare in merito alla qualità del cibo o dei servizi offerti, devono farlo tassativamente entro 60 giorni dal banchetto, termine previsto dalla legge per la denunzia dei vizi dell’appalto (Cass., ordinanza n. 26485/19, sez. II civile, depositata il 17.10.2019).
I nostri sposini, a distanza di ben 16 anni dal giorno del matrimonio, si trovano quindi alleggeriti del costo di un banchetto nuziale che ricorderanno per sempre come il peggiore della loro vita, oltre a migliaia di euro di tre gradi di giudizio: il tutto per non avere denunciato tempestivamente i disservizi.
Della serie, “se qualcuno ha qualcosa da dire parli ora o taccia per sempre”.