(di Geminello Alvi)
La prima delle buone notizie è che in agosto l’occupazione nel settore privato degli Stati Uniti è continuata a migliorare con un aumento di 67000 unità che supera i 40000 previsti. E un altro sintomo che lascia sperare per la fatidica ripresa dei consumi è la crescita di circa l’1,7% su base annua dei guadagni orari. Anche il periodo di durata media della disoccupazione è calato a 19,9 settimane, un altro trend positivo rispetto al picco delle 25,5 settimane registrato a giugno. Anche un’altra statistica cruciale quella del rapporto tra occupati e popolazione risulta migliorata. Buone notizie che conforterebbero un cauto ottimismo per le sorti della congiuntura americana, non ne fossero arrivate pure altre se non brutte, perlomeno non buone. La prima paradossale è che in luglio i dati sull’occupazione sono stati di molto migliori di quelli prima stimati, cosicché il guadagno di 67000 unità nel settore privato ad agosto risulterebbe minore della crescita di 107000 di luglio. Inoltre per il fatto che circa un mezzo milione di lavoratori risultano ad agosto rientrati nelle forze di lavoro e il tasso di disoccupazione è salito al 9,6%.
Questa ambiguità si ritrova del resto anche nei dati sulle vendite di case che parrebbero e sono in effetti migliorati del 5,2% in luglio. Ma ancora il dato si ridimensiona considerando il crollo di poco meno del 29,9% a maggio e del 2,8% a giugno. Risultato: gli Stati Uniti non possono ancora tranquillizzarsi circa la ripresa. E infatti paiono averne percezione: la fiducia dei consumatori secondo il Conference Board è migliorata di poco in agosto, un segno che le apprensioni per l’economia rimangono. In conclusione con questi dati la questione della crescita dei consumi rimane irrisolta.
Abbastanza prevedibile quindi che proprio ieri Paul Krugman sul New York Times abbia riaperto la sua polemica, criticando l’insufficienza della politica economica degli ultimi 20 mesi e così accusando di pavidità Obama. I dati confermerebbero che quanti come lui giudicavano insufficiente uno stimolo fiscale di 800 miliardi avevano ragione. Anzi, a riprova del prevalere di un clima depressivo e contro i sostenitori ieri e oggi del rischio di inflazione Krugman dichiara addirittura “che una deflazione in stile giapponese sta apparendo come una possibilità reale”. Un’altra aggiunta agli argomenti dei molti democratici o no che vedono nel dubbio, in un difetto di carattere il problema di questa presidenza.
Settembre 2010