Tumori polmone: studio Italia, centrali inibitori tirosino-chinasi
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Tumori polmone: studio Italia, centrali inibitori tirosino-chinasi

Tumori polmone: studio Italia, centrali inibitori tirosino-chinasi

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(AGI) - Madrid, 30 set. - Sono soprattutto donne, non hanno maifumato e nonostante questo si trovano a combattere contro untumore al polmone. E' l'identikit dei pazienti conadenocarcinoma polmonare non a piccole cellule, contro cui sonoparticolarmente efficaci gli inibitori delle tirosino-chinasi.Questi farmaci rappresentano la prima linea di trattamento neicasi in cui sia stata riscontrata la mutazione attivante delrecettore per il fattore di crescita dell'epidermide (EGFR) eoggi un'ampia ricerca italiana ne conferma l'efficacia e labuona tollerabilita' in un popolazione che comprende anchepazienti anziani. La malattia rimane sotto controllo per il 75%dei pazienti. Lo studio e' stato presentato a Madrid, all'Esmo(congresso europeo oncologico) ed e' stato coordinato dalservizio di Oncologia polmonare, dipartimento di Oncologiadell'Azienda Ospedaliero- Universitaria San Luigi Gonzaga diOrbassano Si tratta della prima indagine multicentricacondotta su pazienti non selezionati di 23 centri sparsi pertutto il Paese, che rispecchia percio' fedelmente quello cheaccade nella gestione quotidiana di questa particolarepopolazione di malati. I risultati testimoniano innanzituttoche ovunque, in Italia, i medici adottano i protocolli indicatidalle linee guida internazionali per impostare la strategiaterapeutica piu' adatta a ciascun caso, sottoponendo ai testmolecolari chi ha le caratteristiche per giovarsenemaggiormente. I dati preliminari dello studio documentano chenel 75% dei pazienti la malattia rimane sotto controllo peroltre sei mesi, il 46% dei malati ottiene una risposta parzialee infine, abbandonati i timori per gli effetti collateraligrazie alla dimostrata buona tollerabilita', gli inibitoridelle tirosino-chinasi vengono sempre piu' spesso impiegati consuccesso anche nei pazienti molto anziani. "Con il nostrostudio - spiega Tiziana Vavala' oncologa del servizio diOncologia Polmonare, Dipartimento di Oncologia dell'AziendaOspedaliero-Universitaria San Luigi Gonzaga di Orbassano(Torino) e tra i medici coordinatori della ricerca - abbiamocercato di capire come vengano gestiti i pazienti con carcinomapolmonare non a piccole cellule nella realta' della praticaclinica, andando a indagare per quali malati si richiedal'analisi del gene EGFR, quali farmaci siano impiegati piu'comunemente in prima linea, quali siano i medicinali scelti sela malattia progredisce nonostante le cure. La forzadell'indagine sta soprattutto nel numero di centri coinvolti,ben 23 su tutto il territorio nazionale, e dall'ampiezza delcampione, che ammonta a circa 300 pazienti. E' emersa dunqueuna fotografia accurata della situazione nel nostro Paese: lostudio ha confermato che nella maggioranza dei casi i pazientiaffetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule conmutazione del gene EGFR sono donne e non fumatrici. Lo studio annovera tra gli obiettivi la valutazionedell'efficacia della terapia in termini di tasso di risposte,sopravvivenza libera da progressione, sopravvivenza globale etollerabilita'; i risultati preliminari dimostrano che, nelcaso di pazienti con tumore polmonare non a piccole cellule neiquali sia stata riscontrata la mutazione del gene EGFR,l'approccio di prima linea e' rappresentato dagli inibitoridelle tirosino-chinasi anche in pazienti di eta' superiore agli80 anni. Si tratta di un messaggio importante: fino a non moltotempo fa gli oncologi avevano a disposizione limitate risorseterapeutiche in pazienti anziani affetti da carcinoma polmonarenon a piccole cellule, perche' tali soggetti , a causa dellaridotta funzione d'organo legata all'eta' avanzata, rischiavanotossicita' dai trattamenti chemioterapici di maggior impattosulla vita quotidiana rispetto ai soggetti piu' giovani. Oggiinvece sappiamo che, quando e' presente la mutazione del geneEGFR, gli inibitori delle tirosino-chinasi sono efficaci e bentollerati anche nei soggetti anziani". L'indagine si e' quindiconcentrata su pazienti con una malattia che progrediscenonostante le cure, per capire quali siano le scelteterapeutiche negli ospedali del Paese e valutarne gli esiti.Nel 39% dei casi la seconda linea di terapia prevede l'utilizzodi trattamenti chemioterapici d'associazione con composti abase di platino, nel 18% dei pazienti la scelta verte sullamono - chemioterapia, mentre in una piccola percentuale di casiviene utilizzato un ulteriore inibitore tirosinochinasico. "Idati preliminari di questo importante studio multicentrico -riferisce Vavala' - dimostrano l'adeguata gestione dei malaticon carcinoma polmonare non a piccole cellule con mutazione delgene EGFR nel nostro Paese, ma soprattutto che gli inibitoridelle tirosino-chinasi sono farmaci molto efficaci e bentollerati in un'elevata percentuale di pazienti,indipendentemente dall'eta'". .
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