(AGI) - Baghdad, 3 feb. - Anche i media iracheni hanno bisogno della "ricostruzione": le violenze e il caos seguiti alla caduta di Saddam Hussein hanno lasciato macerie nel settore dell'informazione, che sta cercando di rinascere ed e' chiamata a raccontare le molte sfide del Paese nell'era post-dittatura. Se n'e' parlato nel workshop tenutosi a Baghdad dal 18 al 21 gennaio, organizzato dall'Agenzia Italia nell'ambito del suo "Progetto Iraq", pochi mesi dopo l'apertura di un ufficio di corrispondenza nella capitale irachena.
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Il ruolo strategico dei media nei rapporti tra l'Italia e l'Iraq e' stato il tema al centro della tre giorni di incontri, a cui hanno preso parte 28 giornalisti delle principali testate irachene, oltre a rappresentanti delle istituzioni dei due Paesi. Tra questi, il portavoce del ministero del Petrolio iracheno, Asim Jihad, il console iracheno a Roma, Ali Hachem, e l'ambasciatore italiano a Baghdad, Gerardo Carante.
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Tra i temi affrontati, particolare attenzione ha ricevuto la situazione della stampa in Iraq, dove attualmente vengono pubblicati fra i 50 e i 60 giornali. Come ha spiegato il fondatore dell'agenzia Aswat Al Iraq, Zuhair Al-Jezairy, la distribuzione soffre ancora delle difficolta' negli spostamenti, dovute sia ai problemi di sicurezza che alla carenza di infrastrutture: un handicap che avvantaggia gli altri media, soprattutto la tv che rappresenta l'unica fonte di informazione per la maggior parte degli iracheni. C'e' poi un rischio "professionale": la categoria dei giornalisti ha pagato un pesante tributo alle violenze degli ultimi anni, oltre 250 sono morti nel dopo-Saddam. Nonostante cio', moltissimi sono i giornalisti che chiedono di aderire all'associazione di categoria, con migliaia in lista d'attesa.
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Al centro del dibattito anche l'informazione economica, chiamata a raccontare i progressi e le difficolta' di un Paese, qual e' l'Iraq, che sta risorgendo dopo i decenni di guerre e le pesanti sanzioni inflitte al regime di Saddam. In questo campo, il problema principale rimane la preparazione professionale dei giornalisti: di qui l'importanza di iniziative di scambio e di partnership come quelle promosse dall'Agenzia Italia. Il confronto con l'esperienza e il know-how italiani, infatti, possono rivelarsi assai preziosi, come dimostrato dagli interventi di Francesca Venturi, corrispondente dell'AGI a Bruxelles, che ha illustrato il lavoro del giornalista italiano nelle testate economiche, e del caporedattore della redazione esteri dell'AGI, Davide Sarsini Novak, che ha fatto una panoramica sui media del nostro Paese e sull'andamento del settore dopo la crisi degli anni scorsi. Particolarmente apprezzato dai partecipanti al workshop anche l'approfondimento della responsabile Comunicazione e Marketing dell'AGI, Laura Brunetti, dedicato alle opportunita' e alle insidie della diffusione dei nuovi media. Il responsabile Strategie dell'AGI, Alessandro Pica, ha invece evidenziato i motivi dell'impegno dell'agenzia in Iraq e della sua scelta di allearsi con i media locali piuttosto che inviare reporter dall'Italia, per raccontare la ricostruzione vista "da dentro".
"La nostra presenza in Iraq e' parte di un piu' vasto processo di internazionalizzazione dell'Agi in aree del mondo poco seguite dai media italiani ma che sono di straordinaria rilevanza per gli scenari geopolitici, economici e per il futuro della democrazia", ha sottolineato la presidente e Ceo dell'AGI, Daniela Viglione. Per questo, dopo le partnership gia' realizzate con le due storiche agenzie del Paese, Aswat Al Iraq e Nina, l'obiettivo strategico dell'AGI e' ora allargare questo modello di lavoro al resto del Paese, arrivando a coprire l'intero territorio. "Vogliamo che l'Iraq conosca meglio l'Italia e l'Europa e che l'Europa e l'Italia conoscano meglio l'Iraq. E lavoriamo per essere gli operatori di questa condivisione di conoscenza", ha concluso Viglione. (AGI)