La ricerca dell'Autorita' dell'energia mette in risalto come il ricorso al giudice di pace sia l'unico strumento in mano agli utenti per ogni genere di disservizi
Dall'indagine conoscitiva dell'Autorita' dell'Energia sulle procedure stragiudiziali si evince un quadro fosco. A rispondere e' stata solo una parte dei gestori idrici attivi in tutto il Paese (vai al documento) (227 societa' pari al circa il 20% del totale). Di queste, solo 76 hanno messo a disposizione dei propri utenti una procedura di risoluzione alternativa delle controversie fra quelle indicate (conciliazione paritetica, commissione mista conciliativa, mediazione, conciliativa presso le camere di commercio o altri organismi). Dai dati, emerge che nel 2012 sono pervenute quasi 1.300 richieste di attivazione di procedure di risoluzione alternativa delle controversie, con una percentuale di accordi pari a circa il 63% delle richieste ricevute.
La maggior parte degli utenti (80%) e' costretta a rivolgersi al giudice di pace perche' il gestore e' sprovvisto di un sistema di trattamento delle controversie.
E cosi' i consumatori oltre al prezzo dell'acqua in bolletta si ritrovano anche la spesa delle azioni legali. Del resto i disservizi che gli utenti reclamano alla nostra associazione sono tanti: si va dal nolo del contatore (30% delle segnalazioni), ai conguagli retrodatati (25%) fino alle forniture non richieste (45%).
Oltre il 60% dei consumatori contattati da CODICI dichiara che sotto la soglia dei 500 euro per un reclamo il cittadino non tenti nemmeno la strada del giudice di pace ma si rassegni semplicemente a pagare.
Roma, 26 marzo 2015