(di Geminello Alvi) - Il governo russo sta predisponendo i piani di una nuova ondata di privatizzazioni che coinvolgerà circa 900 compagnie statali per una cifra pari a 59 miliardi di dollari. L’operazione sarà distribuita nel quinquennio 2011-15, obbedisce all’intento di contenere il difetto il entrate e a quella modernizzazione promessa dal governo. Si prevede anche di migliorare la considerazione degli investitori internazionali per la Federazione Russa. Il governo venderà quote di minoranza in parecchie grandi società tra le quali la petrolifera Rosneft, le banche Sberbank, VTB Group. Mosmetrostroi, che sta costruendo alcune linee della metropolitana di Mosca, la società di assicurazioni Rosgosstrakh. Contrariamente ai primi annunci non sono in vendita partecipazioni in Transneft. Secondo il primo vice ministro Igor Shuvalov “se il presidente sarà d’accordo con questo piano, lo tradurremo in atti ministeriali concreti, così da avviarlo immediatamente”.
Roland Nash, di Renaissance Capital, stima che l’ammontare delle privatizzazioni sia superiore a quanto annunciato e possa arrivare a 65 miliardi di dollari, con un contributo al miglioramento dei conti pubblici pari a circa il 10% per ogni anno del quinquennio. Orlova e Dolgin, di Alfa Bank, dicono positivo l’annuncio; ma biasimano che il governo non rinunci alla sua quota di controllo nei mercati strategici. Tikhomirov, di Otkrytie, sottolinea poi come la scelta di distribuire l’operazione nel corso di un quinquennio sia stata molto opportuna. Massimizza gli incassi, al di là delle turbolenze dei mercati e allontana quindi ogni ipotesi di svendita. Yaroslav Lissovolik di Deutsche Bank spiega tuttavia che: “non vedremo alcuna privatizzazione prima del 2012-2013”. Il governo impiegherà ogni cautela, soprattutto per avviare il progetto nei settori strategici. Tsepliaeva di BNP Paribas vede nell’annuncio soprattutto un intento di fare cassa: solo la rinuncia alle quote di maggioranza avrebbe potuto avviare una effettiva ristrutturazione delle imprese in vendita e miglioramenti di efficienza. Ribakova e Novikova di Citigroup spiegano poi come queste privatizzazioni somiglieranno ben poco a quelle degli Anni 90. Giacché bisogna anzitutto vedere quanto denaro gli oligarchi hanno nelle loro tasche e inoltre tra le compagnie messe in vendita ve ne sono di troppo alto profilo, perché si ripetano i giochi passati. Di fatto le privatizzazioni ridurranno il ruolo dello stato nell’economia a un 30%, dopo che la crisi finanziaria lo ha fatto risalire al 50%. Sono una svolta rispetto alle modeste privatizzazioni degli anni recenti.
22 Ottobre 2010