La cooperazione Mosca-Teheran si basa su elementi essenzialmente tattici: situazione geopolitica e rapporti di forza nella regione caspico-centro asiatica obbligano alla collaborazione. Strategicamente isolati, i due paesi sono stati costretti a contare esclusivamente sulle proprie forze. Fino all'elezione di Barack Obama, la cooperazione russo-iraniana si basava sul comune obiettivo di contenere l'Occidente, in particolare gli Stati Uniti. Se la nuova presidenza Usa non ha spinto Teheran a concessioni, in Russia ha dato spazio alle forze che non sembrano pienamente convinte delle intenzioni pacifiche di Mahmud Ahmadinejad. Oltre alla linea comune anti-occidentale, e' stata la collaborazione economica e militare a mettere la sordina alle tensioni russo-iraniane. Dal 1992 Mosca lavora al reattore nucleare di Busher e al giacimento di gas South Pars. Dal 2003 il contratto per Busher prevede la restituzione a Mosca del materiale fissile utilizzato per la produzione di energia civile per evitare che venga impiegato per altre finalita'. Nel marzo 2001 i due Paesi hanno sottoscritto un trattato di cooperazione economica che ha gia' fruttato contratti per 5 miliardi di dollari, in particolare per le commesse per gli aerei Sukhoj-7 e 25. Partner principale dell'Iran nel settore dell'industria bellica, la Russia non intende cedere questo ruolo ad altri. Il volume dell'interscambio bilaterale e' comunque modesto: nel 2006 e' stato pari a 2 miliardi di dollari, lo 0,7% di tutto l'export-import russo, e in gran parte, per l'80%, esportazioni federali verso Teheran. Simili le cifre per il 2007 e il 2008. Tra i progetti comuni ci sono anche il gasdotto Iran-Armenia e la ferrovia Qazvin-Recht-Astara, 355 km di collegamenti tra Russia, Azerbaigian e Iran. Nel 2005 la vendita di missili terra-aria, Tor M-1 ha portato 700 milioni di dollari nelle casse del Cremlino. La conclusione dell'odissea legata al sistema di difesa anti-aereo S-300 ne frutterebbe altri 800 milioni. Dal punto di vista energetico l'attenzione di Mosca verso Teheran e' invece piu' marcata. Il Paese dispone dell'11% delle riserve mondiali provate di petrolio e del 16% di quelle di gas. Per la Russia la partecipazione delle proprie compagnie all'upstream iraniano e' prioritaria. Gazprom e' interessata ai nuovi blocchi del South Pars (14.200 mld mc di gas e 2,7 mld t di greggio) e al progetto di gasdotto Iran-Pakistan-India (55 mld mc/a per il 2014). Gli interessi russi hanno anche componenti di lungo periodo. Secondo la Fondazione Adenauer, l'Iran progetta almeno 20 siti di nucleare civile. Un affare dal valore potenziale di 10 miliardi di dollari in cui la Russia potrebbe godere di qualche privilegio.
L'export energetico iraniano, costretto verso i mercati asiatici, in particolare la Cina, non concorre sul mercato europeo. Con la fornitura di 80-90 milioni t/a di greggio, Teheran copre il 15% del fabbisogno di Pechino. Nel 2008 il fatturato tra i due Paesi, 29 miliardi di dollari, e' stato secondo solo a quello Ue-Iran. Al contrario la futura competizione tra Paesi produttori di petrolio per il mercato asiatico potrebbe fare dell'Iran un'incognita imprevedibile. La repubblica islamica potrebbe tentare la carta cinese come contrappeso a Russia e Usa. Stabilita' in Asia Centrale e Caucaso, lotta al narcotraffico e al terrorismo fondamentalista, sono scopi pienamente condivisi da Federazione russa e repubblica islamica. La Russia ha apprezzato la posizione iraniana sulla Cecenia. Negli anni in cui presiedeva l'Organizzazione della conferenza islamica, 1997-2000, Teheran ha bloccato le risoluzioni anti russe tentate dall'Oci. Per Teheran, Mosca ha rappresentato una leva su cui poggiare le richieste di un autonomo destino nazionale svincolato dall'influenza delle maggiori potenze. Lo stesso si puo' dire per il Cremlino: il rapporto con Teheran si e' rivelato una delle colonne che hanno permesso a Mosca la ripresa di una politica estera autonoma. L'Iran e' preoccupato per l'emarginazione del suo territorio dai transiti degli idrocarburi del Caspio. La via iraniana, breve e poco costosa, non ha chance vista l'opposizione Usa. Isolamento difficile da spezzare per Teheran che vede in Russia, Cina e, paradossalmente, Armenia, i paesi che potrebbero difenderne gli interessi regionali. Gli obiettivi comuni non cancellano pero' gli elementi di rivalita': avanzando in Asia Centrale l'Iran indebolisce automaticamente la presenza dalle reti di trasporto e di comunicazione russa. La costruzione e lo sviluppo di spezzoni di ferrovia tra Iran e Turkmenistan sottraggono a Mosca parte degli scambi tra la regione e l'Europa. Cooperazione alla luce del sole e tensioni sotterranee renderanno difficili forme di alleanze classiche tra Russia e Iran. Nessun dirigente russo e' mai stato in visita ufficiale a Teheran. Nel 2007 Putin vi si e' recato solo a causaa del vertice del Caspio. La regione caspica e' in realta' oggetto del maggior contendere tra Russia e Iran che vorrebbero essere entrambi manager delle risorse energetiche dell'area. Le rivalita' vanno comunque oltre le materie prime. Insieme ad Azerbaigian, Daghestan, Turkmenistan e significative porzioni dell'Asia centrale, la zona era parte della grande Persia. Qui l'Iran rivuole la propria influenza. Evgenij Satanovskij, direttore del centro russo per il Medio Oriente, ritiene addirittura che "attraverso universita' e centri di studio" l'Iran stia diffondendo "idee sciite in Russia". Teheran, importante garante dello status quo regionale, in caso di tensioni con Mosca potrebbe "destabilizzare il Caucaso senza grandi problemi". Secondo l'analista in Daghestan la repubblica islamica "si muove facilmente e con professionalita'". I rapporti russo-iraniani subiscono poi il peso dell'influenza della forte comunita' russofona, 20% degli ebrei e 14% della popolazione israeliana. I media di lingua russa di Gerusalemme appoggiano l'attacco a Teheran che potrebbe tranquillamente "avvenire anche domani". Secondo la geopolitica russa, l'Iran "mette obiettivamente in discussione interessi russi e americani". Mosca gode pero' del vantaggio di non dar peso "alle sottigliezze della politica interna iraniana". Lobby pro e contro repubblica islamica nei maggiori dicasteri federali e le divisioni delle elite politiche caratterizzano l'attuale atteggiamento russo verso Teheran. L'ex premier Primakov ritiene che "solo poggiandosi su Iran e mondo arabo si torna potenza".
Una tesi condivisa da neo-euroasisti, liberal-democratici e dal politologo Dugin per cui l'asse Mosca-Teheran "apre prospettive illimitate dentro e fuori l'Eurasia". Al contrario la corrente filo-atlantica russa e' convinta che l'Iran non sara' un alleato fedele: "ambizioni regionali e forte identita' gli impediscono di aderire alla politica estera russa". Differenze che spiegano perche' il Cremlino preferisca collaborare politicamente attraverso organizzazioni regionali, come la Shangai Cooperation Organization, dove l'Iran dal 2005 possiede il ruolo di osservatore o l'Eurasian Economic Comunity. "La caduta di Saddam Hussein ha reso l'Iran la nazione piu' forte del Medio Oriente". Cosi la diplomazia russa - che 'giustifica' anche gli atteggiamenti 'spiacevoli' di Ahmadinejad - vede gli attuali rapporti di forza regionali. Nonostante la crisi postelettorale della scorsa estate, la repubblica islamica e' ritenuta sostanzialmente stabile: nazione piu' popolata della regione dopo la Russia; seconda potenza economica e terza potenza militare di Medio oriente e Magreb; ruolo chiave nell'Opec e paese cruciale per gli idrocarburi; Stato fortemente centralizzato con un esercito di cittadini imponente soprattutto a scopi difensivi; nove elezioni presidenziali e sette parlamentari dal 1979; l'Iran a differenza di molti Stati della regione non e' prodotto di mappature imperialiste e possiede un'identita' nazionale cementata da comunanza di storia, geografia, lingua, religione oltre che dalla guerra con l'Iraq. Queste valutazioni fanno si che Mosca ritenga battuto in partenza ogni tentativo di mettere una contro l'altra le diverse etnie locali - es. stimolare tendenze secessioniste degli azeri iraniani - (apparentemente un progetto Usa). Sull'altro punto discriminante dell'Iran contemporaneo: il fenomeno Mahmoud Ahmadinejad e' una parentesi o una continuita'? Mosca pubblicamente non si pronuncia. Il rischio che questo silenzio possa essere scambiato per acquiescenza e di conseguenza sia interpretato come un sostegno verso il presidente iraniano e' forte. Quando Dmitri Medvedev ha riconosciuto la legittimita' delle presidenziali iraniane, gli ambienti dell'opposizione ad Ahmadinejad hanno ricordato l'errore fatto dagli Usa nel 1978 durante la rivolta contro lo Scia': appoggiare fino alla fine il governo in carica ritenendo impossibile il successo dell'opposizione. Gli eloquenti manifesti "morte alla Russia" apparsi durante le rivolte dell'estate scorsa sono stati rilevati anche dai media di Mosca. Il Cremlino non crede pero' in un'opposizione che ritiene priva di leadership. La Russia intende evitere sanzioni "paralizzanti" verso l'Iran ma non dara' la tecnologia militare per la bomba. Fino alle ultime dichiarazioni di arricchimento dell'uranio da parte di Teheran il Cremlino seguiva il principio "non aderire alle sanzioni per tenere la repubblica islamica con le mani legate" facendo capire che l'Iran preferito da Mosca e' quello che cerca la potenza senza raggiungerla. Un atteggiamento modificato dalle recenti affermazioni di Medvedev. Per Mosca il rapporto che Teheran ora manterra' con l'Aiea sara' la cartina di tornasole della buona fede iraniana. Secondo Mikhail Margelov, presidente della Commissione esteri del Consiglio federale, "finche' l'Iran collaborera' con l'Aiea Mosca si sentira' tranquilla, in caso contrario considerera' in pericolo i propri interessi".