Il negoziato per la riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite fa un altro timido passo avanti. Si e' conclusa la prima tornata di negoziati informali in Assemblea Onu che per due mesi si e' concentrata su 5 punti cardine: tipologia dell'ampliamento (nuovi seggi permanenti o non permanenti); diritto di veto; ruolo piu' ampio per le organizzazioni regionali; tipo di risposte che il Consiglio di Sicurezza deve dare all'Assemblea generale.
"Sono emerse posizioni che conoscevamo" ha detto all'Agi l'ambasciatore Giulio Terzi, capo della rappresentanza italiana al Palazzo di vetro, "ma che hanno dato movimento considerevole e un'apertura verso una riforma seria del Consiglio che vada nel
senso del rafforzamento della sua credibilita'".
Una seconda tappa negoziale e' gia' calendarizzata e riguarda, dopo aver discusso di principi, i testi che dovranno essere alla base della riforma.
Nell'intervento che Terzi ha preparato - e i cui contenuti sono condivisi dagli altri Paesi di quel movimento 'united for consensus' di cui l'Italia e' stata la guida - l'ambasciatore sottolinea il "convincimento che la riforma ci sara'" e che bisogna "individuare i punti critici". Il primo e' rappresentato da India, Germania, Giappone e Brasile che mirano alla creazione di nuovi seggi permanenti e non sono disposti a fare passi indietro. Ma dalle nazioni del gruppo africano e della lega araba - ha detto Terzi - viene invece "l'apertura a fare delle concessioni, rinegoziando il numero di seggi che richiedevano e la durata di quelli che propongono di istituire". Una leva che potrebbe smuovere il macigno dei quattro irriducibili.
L'ambasciatore non vuole "addebitare responsabilita' per l'impasse nella riforma", ma le Nazioni Unite, ha detto "vanno verso la crescita della dimensione regionale contro quella nazionale". Piu' spazio alle organizzazioni come l'Ue, l'Unione africana e la Lega Araba, quindi e meno alle ambizioni dei singoli governi. Prova ne e', aggiunge, che "gia' ora il Consiglio autorizza operazioni di pace fatte non dall'Onu in quanto tale, ma da organizzazioni regionali: ce ne sono stati e ce ne sono esempi in
Kosovo, in Ciad e a Timor Est".
Uno sviluppo che non ha creato fratture tra i G4, come vengono chiamati Brasile, India, Germania e Giappone, ma ha portato "a differenze di tono" e a "qualche apertura da parte tedesca su una posizione negoziale intermedia".
"Se vogliamo un Consiglio di sicurezza che risponda alle nuove sfide" ha concluso il diplomatico italiano, "allora non si puo' che mirare a un organismo che sia democratico e che possa rispondere delle sue decisioni all'assemblea. Serve un consiglio elettivo, che non passi per la cooptazione o per il riconoscimento ad aeternum di Paesi che oggi pensano di contare piu' di altri".
Aprile 2009