Roma - Dopo 30 anni torna in Dvd "Il Pap'occhio", film d'esordio di Arbore dietro la macchina da presa che coinvolse, fra i vari interpreti, tutti coloro che avevano partecipato a "L'altra Domenica", il celebre programma tv ideato e condotto dal popolare showman nella fascia pomeridiana di Raidue tra il 1976 ed il 1979. Il film fu girato nella primavera del 1980 a Roma e nella Reggia di Caserta (dove fu battuto il primo ciak nell'aprile di 30 anni fa) e venne distribuito nei cinema nel settembre dello stesso anno ma a poche settimane di distanza dall'uscita a causa della sia pur bonaria satira sul catechismo fu sequestrato con l'accusa di vilipendio della religione cattolica in tutto il territorio nazionale. Nel 1982 la Corte d'Appello di Roma archivio' la denuncia per vilipendio, ma da allora "Il Pap'occhio" fu relegato in una sorta di limbo e si rese pressoche' irreperibile trasformandosi col tempo in un vero e proprio cult movie.
Renzo Arbore oggi rifarebbe 'il Pap'occhio' al tempo di Papa Ratzinger?
"Non credo, oggi non farei un film sul Papa, oppure potrei farlo ma in maniera del tutto diverso. Innanzitutto... dovrei partire dalla Germania. Il film e' molto affettuoso nei confronti del Papa che poi avremmo amato moltissimo. La sua figura esce fuori molto tenera dal film, con i suoi errori che poi divennero popolari come quando disse: 'se sbaglio mi corriggerete'".
Fare un film sul tema della religione cattolica in Italia fu un atto di coraggio o incoscienza?
"In realta' non ci rendevamo conto che il Papa di cui parlavamo era quel Papa, uno che sarebbe stato amatissimo e che oggi e' quasi santo. Ci piaceva l'idea di scherzare col catechismo, di 'razzolare nell'inconsueto' come dicevo ai tempi de 'L'altra Domenica'. Nacque quando il produttore Mario Orfini chiese a me e a Luciano De Crscenzo di fare un film sull'allegra brigata de 'L'altra Domenica'. Io feci un sogno in cui il Papa mi chiamava per realizzare una tv in Vaticano che riavvicinasse i giovani alla Chiesa. Lo proposi a Orfini e quello, incredibilmente, disse che si poteva fare. E cosi' e' nato 'il Pap'occhio', con un gruppo di artisti come non ne esistono piu', di improvvisatori che intendono la goliardia come capacita' di ridere delle proprie battute".
Lei fu vittima della censura e il suo film fu sequestrato per 'vilipendio della religione di Stato'. Poi il procedimento fu archiviato.
"In effetti non ci fu assoluzione, ma semplice archiviazione. Percio' la Rai non ha mai voluto programmarlo per paura che potesse essere nuovamente sequestrato. Quella censura mi fce piacere perchje' il film usci' di scena quando era campione d'incassi e poteva iniziare slo una parabola discendente. Ma in effetti non l'ho mai capita e la ritengo ingiusta. Non c'e' la minima offesa alla religione, c'erano solo delle marachelle. Inoltre Luciano De Crescenzo ed io ci siamo posti sempre il problema della censura quando abbiamo scritto il film. Non volevamo offendere gli spettatori cattolici. Il fatto che non si sia mai visto un crocifisso o una Madonna piangente, una delle cose su cui si scherza ancora, e' proprio perche volevamo fare un film che si divertisse coi santi ma che rispettasse il sentimento religioso degli spettatori".
Oggi un film come il suo potrebbe incorrere ancora negli strali della censura?
"Non credo che avrebbe problemi, anche perche' e' un film molto affettuoso nei confronti di un Papa che era appena salito al soglio pontificio e che sarebbe stato amatissimo. E' ovvio che la marachella c'era ma niente era offensivo".
Lei e' stato campione della trasgressione intelligente ed elegante. Oggi le cose sono diverse in tv e al cinema. Perche'?
"Oggi si e' andati troppo oltre e la trasgressione e' diventata una parola conformista. Tutti fanno trasgressione pur di andare sui giornali oppure per guadagnare di piu' al botteghino e per conquistare un punto di share in piu' in tv. La colpa e' del mercato: oggi si fa tutto rigorosamente in funzione del mercato. Noi facevamo umorismo goliardico, scherzavamo con i tabu', sapevamo ridere delle nostre stesse battute perche' era l'umorismo dell'ingegnere che scherza con chi sta in basso per ridere della sua stessa battuta. Oggi invece la goliardia e' diventata sinonimo di volgarita'. Oggi esiste solo l'umorismo usa e getta basato sull'attualita' che ti fa andare sui giornali ma che tra dieci anni non fara' piu' ridere nessuno. Mi manca l'ironia dell'amico appena scomparso Raimondo Vianello, le gag con Tognazzi o con Sandra Mondaini: quell'ironia e quell'umorismo elegante e di altissima qualita' fara' ridere anche tra 50 anni. Dobbiamo rivalutare quel tipo di umorismo perche' oggi, purtroppo, e' diventato 'hard', nel senso di duro, violento, come l'hard rock".
(di Andrea Cauti)
Aprile 2010