Prof. Emanuele, il 21esimo congresso dell’Acri si intitola “Identità, radici del futuro”. Perché questa scelta?
Le Fondazioni, eredi naturali delle Casse di Risparmio, hanno origini antiche, ed una storia prestigiosa alle spalle, fatta di solidarietà operosa, di attenzione alle esigenze del territorio, di interventi a favore dello sviluppo e della crescita civile delle comunità locali. Queste hanno continuato l’opera di edificazione di quel sistema di welfare ante litteram di matrice cristiana che ha contribuito a rendere l’Europa una delle aree più prospere del mondo.
Queste radici dimostrano quanto le Fondazioni abbiano costituito, da sempre, parte integrante della porzione più dinamica ed attiva della società civile, che oggi chiamiamo Terzo settore, al quale è affidato il difficile compito di traghettare nel futuro il logoro e fragile sistema di welfare state verso la welfare community. La mia personale visione si incentra sull’essenzialità del mondo del non profit, di cui le Fondazioni fanno parte, il quale diviene strumento non solutorio in assoluto dei problemi del welfare state, ma sicuramente assai utile ed in grado di far sì che la collettività dia risposte ai problemi espressi dalla stessa società.
Questo compito viene in qualche modo reso più cogente dall’attuale fase di crisi economica…
Ritengo che occorra cercare di trasformare la crisi economico-finanziaria in atto, nonché quella del welfare in un’opportunità per rigenerare il benessere delle comunità, per dare regole certe all’economia ed alla globalizzazione, per rianimare e personalizzare il sistema di protezione sociale, per ricostruire la fiducia nelle persone e nella realtà. Il complesso sistema di welfare è entrato in crisi perché lo Stato non ha più la capacità, attraverso le risorse dei bilanci pubblici, di fronteggiare le esigenze sempre crescenti avanzate dalla società civile. In questa prospettiva il terzo settore può divenire un laboratorio di innovazione, oltre ad essere già un’infrastruttura economica e sociale di peso per il Paese.
Qual è il ruolo delle Fondazioni in questo ambito?
Le Fondazioni riunite dall’Acri, parte cosciente e solida del terzo settore, grazie alla loro storia ed al radicamento sul territorio, possono svolgere, in questo disegno, una funzione direi “pedagogica” nei confronti delle altre componenti del non profit, nel senso di educare alla sussidiarietà ed alla diffusione delle best practice, alla capacità di fare rete con altri soggetti e di valorizzare il capitale sociale, di orientare la domanda di intervento attraverso la fissazione di precisi criteri di priorità, di sostenere nuova imprenditorialità sociale, nonché talenti e progettualità rimasti inutilmente inespressi o trascurati. Esse rappresentano, inoltre, un elemento chiave per raccordare la dimensione locale, rimasta decisiva nel determinare condizioni favorevoli alla crescita ed alla competitività del sistema economico e sociale generale, a quella globale.
Quindi Fondazioni come protagoniste di un nuovo modello di welfare?
Questo ruolo è iscritto nella missione istituzionale delle Fondazioni e rappresenta un'opportunità che non va lasciata cadere, nell'interesse della sostenibilità economica e sociale del nostro sistema Paese. Finalmente nel nostro Paese è iniziata, sebbene non completata, quella mutazione concettuale che oggi recepisce il contributo positivo dell’iniziativa del privato sociale, della “cittadinanza attiva”, alla soluzione dei problemi propri che sono, poi, anche quelli del Paese. La modifica dell’articolo 118 della Costituzione è stata sicuramente un passo importante. Ora, però, come ho sostenuto nel mio ultimo libro, si dovrebbe andare oltre, rafforzando il principio di sussidiarietà recepito dalla Costituzione, per arrivare a sancire, sempre a livello costituzionale, il ruolo di principale garante delle rete di servizi sociali ormai nei fatti già assunto dal terzo settore. Attendiamo, inoltre il completamento della tanto attesa riforma di quella parte del codice civile che reca la disciplina delle persone giuridiche per costruire un contesto armonico entro cui venga riconosciuto pienamente il ruolo di tutti gli organismi attraverso cui liberamente si esprime l’iniziativa dei singoli; così come è auspicabile un adeguamento della normativa fiscale agli standard europei. In questo modo si otterrebbero vantaggi immediati: una maggiore disponibilità di risorse economiche per gli enti non profit e la possibilità di svincolarsi sempre più dalla dipendenza dagli aiuti pubblici o privati.
Antonio Lucaroni
Giugno 2009