"The pasta man" arriva nel primo pomeriggio a bordo di un pullmino, carica i bambini che vivono nei motel e li sfama a suon di spaghetti e maccheroni. Poi, apre i battenti del suo ristorante, una "Casa Bianca" nel sud della California, e cucina per George W. Bush, Jeb Bush, Jimmy Carter, David Beckham e Roberto Baggio.
"The pasta man" arrivo' ad Anaheim da Verona nel 1980, e la sua storia e' la quintessenza del successo americano, quello che uno si costruisce da se', con fatica e fiducia nel prossimo e nel propri futuro. Di Bruno Serato, 200 dollari nel portafoglio al momento del suo sbarco negli States, parlano oggi i media americani, a partire dalla CBS che lo ha intervistato e si e' fatta sponsor di un'attivita' benefica che, accompagnata alla fatica quotidiana di un ristorante da mandare avanti, Bruno ha avviato da cinque anni. "Fu mia madre ad accendere la miccia", racconta Bruno all'AGI, "venne in vacanza da me e andammo insieme nei Boys & Girls Club, luoghi in cui i bambini venivano a giocare nel pomeriggio. Mia madre si commosse quando seppe che la gran parte di quei bambini vivevano nei motel della citta' e spesso saltavano la cena perche' le loro famiglie erano povere".
Fu un battito di ciglia: Caterina, la mamma di Bruno, disse al figlio di correre al ristorante e preparare 100 porzioni di pasta per sfamare i bambini. "Da allora", continua Bruno, "ne preparo ogni giorno 150, prima di aprire il ristorante". Non si tratta di avanzi, dunque, ma pasta cucinata all'istante, e italiana Con i fondi di una nuova associazione, "Caterina'girls Club", Bruno ha comprato un pullmino, a bordo del quale i bambini arrivano nella struttura, e stanno li' non un'ora solamente, come prima, ma tutta la sera, fin dopo la cena. Giocano, imparano la musica, per ciascuno di loro c'e' un tutor che li segue nello studio. Bruno e Caterina non li perdono d'occhio: un database consente loro di seguire il loro sviluppo anche in futuro.
Prima di diventare "The pasta man", come viene chiamato dai media americani, Bruno Serato fa il lavapiatti, il cameriere, il maitre. La sua e' la storia di un italiano che non disdegna i lavori piu' umili pur di raggiungere l'obiettivo. E che trova la svolta in una stretta di mano. "Cominciai nel 1980, al livello piu' basso, in un ristorante francese nella Contea californiana di Orange. Mia sorella mi aveva detto che cercavano personale e feci richiesta. Parlavo bene il francese, ma non conoscevo una parola di inglese". Anni dopo, Bruno sfodera un fluente inglese nell'intervista alla CBS.
Proclamato 'maitre' dell'anno, nel 1987 Serato adocchia un ristorante. "Il suo nome allora era The White House, poi ho tolto l'articolo. Costava un milione di dollari. Quando dissi al proprietario che avevo solo i 200 dollari con cui ero arrivato dall'Italia, mi fisso' dritto negli occhi. Poi, stringendomi la mano, mi disse 'Ok, te lo affitto'. Fu straordinario, non credevo i miei occhi. Chiesi un mutuo bancario ed entro due anni lo comprai". Jim Stovall, il vecchio proprietario che aveva riposto in lui grande fiducia, lo aveva intanto aiutato a districarsi tra mutui bancari e libri contabili. "Lavoravo 15 ore al giorno, dormivo nel ristorante", prosegue Bruno, reduce da un'intervista rilasciata alle 7 del mattino al programma radiofonico di Bill Handel su KFI.
"Anaheim White House" oggi conta una cucina di primissimo ordine. Il capo-cuoco e' Edie Meza, chef dell'anno nella California del Sud. Ai fornelli si sono divertiti anche Giacomo Pettinari. Che ha lavorato da El Bulli di Ferran Adria', e Carolyn Robb, ex chef della principessa Diana. Al ristorante di Serato e' andato il premio "eccellenza" di Wine Spectator, da anni "Anaheim White House" e' il miglior ristorante italiano nella California del Sud e, naturalmente, e' stato spesso premiato come "Ristorante umanitario dell'anno".
Negli ultimi anni le pastasciutte di Bruno hanno sfamato 250.000 bambini. "In Ialia non ho mai visto cosi' tanti bambini poveri e di una poverta' cosi' profonda. Di recente ho pagato il collegio per tre anni per un bambino molto sveglio e volenteroso. Per 15 anni ha vissuto in un motel con la madre e altri due fratelli", racconta Bruno, che, pero', e' restio a parlare della crisi economica che ha colpito la sua attivita'. Insistendo, si riesce a trar via dalla sua bocca il pragmatismo veneto: "Si', negli ultimi due anni ho perso il 30% di clientela. I miei amici imprenditori mi dicono che in Italia si ricomincia, a poco a poco, a lavorare, ma qui...". Forse e' il caso di dedicarsi al ristorante e lasciar perdere i bambini, allora. "Fermarmi?", ama dire Bruno, "Il giorno in cui mi fermero', saro' gia' in Paradiso". (di Fabio Greco)