Solo olio e resina di pino: ecco cosa utilizzava Antonio Stradivari per rivestire il legno con cui produceva i suoi violini. Lo sostiene uno studio che potrebbe mettere un punto fermo su uno dei piu' annosi dibattiti di storia della musica, il segreto che da' agli Stradivari il loro straordinario suono.
Un'analisi particolareggiata della vernice prelevata da cinque strumenti del famoso liutaio ha rivelato una mistura contenente ingredienti piuttosto scontati. "Una ricetta davvero molto semplice", spiega Jean-Philippe Echard, chimico dal Musee de la Musique di Parigi, che con altri ricercatori francesi e tedeschi ha analizzato minuscoli frammenti di legno e vernici prelevati da quattro violini e una viola d'amore, risalenti tra 1692 e il 1724. La ricerca, pubblicata on-line su una rivista di chimica tedesca (Angewandte Chemie International Edition), ha scoperto che veniva utilizzato una prima mano di un olio essiccante per sigillare il legno (olio di lino o di noce), seguita da uno strato di olio e resina di pino, abete o larice. La vernice di tutti gli strumenti (tranne il piu' antico) aveva inoltre l'aggiunta di pigmenti rossi (probabilmente perche' Stradivari provavava diversi colori per dare diversi effetti visivi). Una ricetta semplicissima, probabilmente simile a quella utilizzata dagli altri liutai dell'epoca, a Cremona.
Da secoli, musicisti, critici musicali e liutai si interrogano su quale sia il segreto che da' al suono di molti dei circa 600 strumenti musicali, firmati Stradivari, un tono cosi' brillante. Si sono fatte le ipotesi pou' disparate: un legno particolare utilizzato, i modelli (peraltro oggi ampiamente copiati), la colla, una soluzione minerale tarmicida. O magari un ingrediente segreto nascosto nella vernice: l'uovo o una proteina animale, nello strato di base; o l'ambra, la mirra o qualche altra esotica sostanza in quella superiore. Ricerche precedenti in effetti avevano trovato tracce di minerali, proteine e persino di cenere vulcanica. Gli studi sulla vernice degli Stradivari sono pero' ostacolati dalla mancanza di materiale, il che e' comprensibile data la rarita' e il valore degli strumenti. Adesso, la nuova ricerca rivela che Stradicari utilizzava ingredienti molto diffusi tra gli artigiani del 18esimo secolo e trovati anche sui mobili antichi provenienti dall'area. Insomma, come osserva il direttore del Musee de la Musique, Stephane Vaiedelich, una ricetta "quasi magica nella sua semplicita'". E per individuare il segreto del particolare suono dei preziosi strumenti bisognera' guardare altrove.