Mortalita' doppia per malattie digestive in reparti sbagliati
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Mortalita' doppia per malattie digestive in reparti sbagliati

Mortalita' doppia per malattie digestive in reparti sbagliati

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(AGI) - Bologna, 26 mar. - In Italia, la mortalita' in urgenzaper malattie dell'apparato digerente raddoppia se i pazientisono ricoverati in reparti diversi da quelli digastroenterologia, crescendo dal 1,7 per cento al 3,8 percento. L'allarme e' stato lanciato dagli espertidell'Associazione italiana gastroenterologi ed endoscopistiospedalieri (Aigo), sulla base di nuovi dati ricavati, incollaborazione con il Ministero della salute, dalle schede didimissione ospedaliera di tutta Italia (anni 2010-2012) epresentati oggi a Bologna in occasione del Congresso nazionaledelle malattie digestive. I dati sono allarmanti in quanto, nelnostro paese, solo sette persone su cento sono curate nellestrutture dedicate alle malattie digestive, patologie tantodiffuse da causare ogni anno circa 1.000.000 di ricoveri, paria quasi il 10 per cento di tutte le ospedalizzazioni. Si trattadi malattie che non devono essere sotto valutate: lo evidenziail fatto che quasi un ricovero su cinque (19,7 per cento) e'effettuato d'urgenza (per non mettere a rischio la vita delpaziente) ma di questi soltanto il 14 per cento vienericoverato e dimesso da una gastroenterologia."L'ospedalizzazione dei pazienti con malattie digestive inaltri reparti invece che in gastroenterologia - ha spiegatoAntonio Balzano, presidente dell'Aigo - provoca anche unospreco di giornate di ricovero e quindi di fondi pubblicinecessari per sostenere questa spesa. I nuovi dati mostrano cheun ricovero in gastroenterologia dura in media 8,6 giornimentre in chirurgia 9,7, in medicina 10,1 e in altre unia'addirittura 14,8 giornate. Anche quando si tratta di casiurgenti si registra la stessa difformita': 7,23 giorni nelreparto dedicato a fronte di 8,20 giorni nelle altrespecialita'. Si tratta di un risparmio di decine di milioni dieuro! Cio' senza considerare che un ricovero piu' lungorappresenta un grave disagio per il paziente".
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