di Geminello Alvi
Un’attesa concitata pervade le coste degli Stati Uniti in attesa da New Orleans a Key West. Lo spostarsi della macchia di petrolio è argomento di uso immediato. Gli albergatori della costa fino alla Florida divulgano il minimo spostarsi della macchia lontano dalle loro spiagge con pubblicità milionarie. L’impennarsi delle spese pubblicitaria è imponente secondo il Washington Post. E’ un altro costo del disastro petrolifero per il quale iniziano a delinearsi delle stime più affidabili.
Credit Suisse stima il costo del disastro in complessivi 37 miliardi di dollari, ( tra 15 e 23 miliardi per la ripulitura, e circa 14 in richieste di danni). La cifra appare coerente con quelle di Charles Cogan del National Ocean Economics Program. Secondo i suoi calcoli le regioni del golfo producono un valore aggiunto di 1 miliardo di dollari con la pesca, di 13 miliardi con turismo e industria dello svago, di 11 con petrolio e gas. Sommando poi ai costi calcolati dal Credit Suisse le multe che Bloomberg ieri arrivava a stimare fino a 9 miliardi di dollari, si arriverebbe al costo totale di 46 miliardi per le società alle quali potrebbe imputarsi la responsabilità del disastro.
Né mancano i calcoli sulla sostenibilità di questa cifra per i bilanci delle compagnie in qualche misura finora coinvolte. Il sito di Nouriel Roubini riporta i calcoli dell’analista Richard Shaw su seekingalfa.com Fino al primo giugno le sei società avrebbero perso 121 miliardi di capitalizzazione, circa 84 in eccesso di quanto avrebbero perduto sulla base del declino generale del mercato azionario. Viene comunque stimata improbabile l’idea di bancarotta per BP o di nazionalizzazioni sul modello di quelle messe in atto per il sistema bancario. Per minimizzare la collera della pubblica opinione e del governo di Washington si valuta che BP dovrebbe scegliere di tagliare i propri dividendi.
Con una riclassificazione dei bilanci di BP, Anadarko, Mitsui, Transocean, Halliburton, Cameron International, sempre Shaw tenta di stimare la loro massima capacità di pagamento nell’ipotesi che annullino dividendi e non ricorrano a debiti o vendite di attivi. Tale capacità, pari alla media triennale del cash from operations delle compagnie e delle tasse, ammonterebbe a poco più di 60 miliardi. Circa le conseguenze più generali del disastro Edward Morse del Credit Suisse stima aumenti dei costi futuri tra il 10 e il 15% per l’estrazione da acque profonde.