(Daniele Atzori)
Khalid Meshaal e' ritornato il 29 agosto in Giordania, da dove era stato espulso nel 1999 con l'accusa di minacciare la stabilita' del paese. Il leader di Hamas in esilio in Siria e' stato autorizzato ad entrare in Giordania per partecipare alle esequie di suo padre, morto all'eta' di 91 anni: stando al governo giordano, la visita e' stata concessa per motivi puramente umanitari e non sono previsti incontri ufficiali con autorita' giordane. Meshaal ha salutato pubblicamente nel padre, Abdul Rahim Meshaal, l'uomo che gli ha insegnato il valore del jihad e della resistenza. Abdul Rahim Meshaal combatte' nella rivolta araba del 1936-1939 contro la presenza inglese in Palestina e contro l'immigrazione degli ebrei, in fuga dall'Europa dilaniata dall'antisemitismo. Nonostante l'ingresso in Giordania del leader di Hamas sia presentato come un fatto esclusivamente privato, e' difficile non ravvisarvi il segno di una distensione tra la monarchia hashemita giordana e il movimento islamista palestinese Hamas, facilitata dai Fratelli Musulmani giordani. Questa distensione e', a
sua volta, spia della volonta' di alcuni governi occidentali di negoziare con Hamas. La Giordania, a differenza di molti altri paesi arabi, ha sempre tollerato la presenza di un forte movimento islamista. Il movimento dei Fratelli Musulmani, nato in Egitto nel 1928, fondo' la sua filiale giordana nel 1945. Fin dalla sua nascita, i Fratelli Musulmani giordani promossero la jihad contro il nascente stato ebraico. All'interno, essi adottarono invece una linea prevalentemente moderata, collaborando con la monarchia giordana nel contrasto della penetrazione di ideologie laiche quali il socialismo e il comunismo. Grazie al loro atteggiamento moderato, i Fratelli Musulmani poterono estendere la propria presenza nella societa' giordana, fondando scuole e ospedali e appoggiando la creazione di una banca islamica nel paese. Il peso politico dei Fratelli Musulmani porto' anche alcuni suoi membri a ricoprire cariche ministeriali. Al tempo stesso, il quartier generale dei Fratelli Musulmani giordani mantenne una forte influenza sui Fratelli Musulmani palestinesi, dai quali, nel 1987 (durante la prima intifada), nacque il "movimento di resistenza islamica" Hamas. Pur provenendo dalla stessa matrice ideologica, i Fratelli Musulmani giordani e il movimento islamista Hamas hanno adottato politiche decisamente diverse. Se Hamas sceglieva di combattere Israele con attacchi terroristici indiscriminati contro la popolazione civile israeliana, i Fratelli Musulmani giordani optavano, durante gli anni '90, per la partecipazione alla vita democratica giordana, fondando a questo fine un partito formalmente indipendente, l'Islamic Action Front Party. In altri termini, il movimento islamista giordano sembrava dimostrare al mondo la possibilita' dell'esistenza di un partito islamista autenticamente moderato. In molti si auguravano che il partito potesse seguire l'esempio dei grandi partiti democratico-cristiani europei, coniugando cioe' l'ispirazione religiosa con i principi liberaldemocratici. Queste ottimistiche previsioni furono, pero', smentite dagli eventi. Gli accordi di pace firmati nel 1994 da Giordania e Israele gettarono il movimento islamista in una grave crisi d'identita'; se le "colombe", all'interno dei Fratelli Musulmani, propendevano per non interrompere la collaborazione con lo stato giordano, i "falchi" privilegiavano lo scontro con Israele ad ogni costo. I Fratelli Musulmani giordani persero, allora, l'opportunita' di mediare tra Hamas e la Giordania: una loro azione in questo senso avrebbe avuto un importante effetto sul processo di pace nel suo complesso. Invece, non furono i Fratelli Musulmani a moderare Hamas, ma fu Hamas a conquistare i Fratelli Musulmani. L'esplodere della seconda intifada nel 2000 contribui' infatti a una radicalizzazione del movimento, a quella che lo studioso israeliano Bar ha chiamato la "palestinizzazione" dei Fratelli Musulmani giordani. Il loro atteggiamento moderato e lealista verso la monarchia fu dimenticato in favore di posizioni sempre piu' radicali, che non solo compromisero i loro rapporti con le istituzioni, ma portarono anche a un drammatico calo di voti. A partire dal 2002, una fazione sponsorizzata da Hamas ha preso il controllo sia dei Fratelli Musulmani giordani che del partito islamista Islamic Action Front Party, emarginando gli elementi moderati. L'esperimento di un partito islamista moderato di massa e' stato dunque bruscamente interrotto, e i Fratelli Musulmani giordani sono stati sempre piu' percepiti come una sorta di "quinta colonna" di Hamas in Giordania. Nel 2008, le elezioni interne ai Fratelli Musulmani giordani hanno portato all'elezione del radicale Hamman Sa'id, definito da alcuni "l'ambasciatore di Hamas in Giordania", a leader del movimento. I fatti odierni, che hanno portato all'ingresso di Khalid Meshaal in Giordania, rivelano l'esistenza di un dialogo sotterraneo tra le istituzioni giordane e Hamas, che certamente riflette la volonta' di alcuni governi occidentali di coinvolgere Hamas nel processo di pace. Il ritorno di Meshaal in Giordania ha, inoltre, una portata simbolica grandissima per gli islamisti giordani: sdogana Hamas, suggerendo implicitamente che non e' un movimento terroristico, dato che il suo leader e' libero di entrare nel paese. I Fratelli Musulmani giordani hanno sicuramente giocato un ruolo chiave nel promuovere la distensione tra il governo giordano e Hamas, come rivela la presenza dei leader dei Fratelli Musulmani al funerale del padre di Meshaal. Secondo indiscrezioni pubblicate sulla stampa mediorientale, Meshaal sarebbe in procinto di partire per il Cairo, dove starebbe per firmare un accordo con le autorita' israeliane per il rilascio del soldato israeliano Gilad Schalit. Schalit e' stato sequestrato nel 2006 da militanti palestinesi e poi detenuto nella striscia di Gaza: il 28 agosto ha compiuto 23 anni nelle mani dei suoi rapitori. L'accordo per il suo rilascio sarebbe stato reso possibile dalla mediazione tedesca: la Germania di Angela Merkel riconfermerebbe quindi il suo ruolo chiave di mediatore in Medio Oriente, dimostrato anche dall'incontro di pochi giorni fa tra il cancelliere tedesco e il primo ministro israeliano Netanyahu. La decisione di permettere a Meshaal di entrare in Giordania, lungi dall'essere un atto isolato, appare pertanto parte di una piu' vasta e organica strategia volta a negoziare con Hamas.
Agosto 2009