(di Daniele Atzori)
La Somalia e' priva di un governo dal 1991, quando il presidente Siad Barre fu rovesciato. La parte nordoccidentale del paese si dichiaro' allora indipendente, dando origine allo stato del Somaliland, che non gode di riconoscimento internazionale. Da allora, il resto del Paese e' in balia di una tremenda guerra civile. Nell'indifferenza della comunita' internazionale, si stima che circa un milione di persone siano morte a causa degli scontri tra le fazioni e delle carestie. Nel 2006, il sud del Paese, e per un breve periodo anche la capitale Mogadiscio, sono stati occupati dalle milizie islamiste, che hanno istituito un brutale regime di stampo talebano. Col sostegno dell'Etiopia, il legittimo governo somalo, che esercitava una sovranita' di diritto ma non di fatto, ha tentato di reagire contro gli islamisti. L'Etiopia, uno dei piu' antichi paesi cristiani del mondo, temeva infatti la formazione di una dittatura islamista ai propri confini. Nel gennaio 2009, l'Etiopia ha pero' ritirato le proprie truppe.
Gli islamisti hanno prontamente approfittato della situazione, estendendo la propria zona di influenza e giungendo, nel maggio del 2009, a minacciare nuovamente la capitale Mogadiscio. Il presidente Sheikh Sharif Ahmed, un islamista "moderato", e' stato eletto dal Parlamento somalo riunito all'estero nello stato di Gibuti. Inutile dire che l'autorita' del Presidente e' solo nominale. Il vero potere e' nelle mani dei signori della guerra e dei terroristi islamici. All'interno del variegato panorama dell'Islam radicale somalo, spicca il gruppo Al Shabab, legato ad Al Qaeda.
Le milizie islamiste godono inoltre del supporto di un vasto network internazionale di movimenti islamisti radicali, sia nei Paesi musulmani che in Occidente. All'interno delle comunita' somale immigrate in Europa e negli Stati Uniti, vi sono gruppi che sostengono attivamente gli islamisti radicali nel loro Paese d'origine. L'Italia, a causa della presenza di una forte comunita' somala, e' stata tradizionalmente uno degli "hub" da cui partivano costanti flussi di denaro a sostegno dei movimenti islamisti somali. Le transazioni avvenivano principalmente attraverso il sistema informale dell'hawala, attraverso il quale e' possibile trasferire grandi somme senza che i movimenti di capitale siano tracciati. In pratica, un somalo residente in Italia intenzionato a trasferire denaro nel proprio Paese avvicina un operatore di hawala, consegnandogli i soldi. L'operatore contatta quindi il suo collega in Somalia, dandogli indicazione di trasferire la somma per conto del cliente. Questa soluzione presenta numerosi vantaggi: le commissioni sono piu' basse rispetto ai canali convenzionali e e' inoltre estremamente difficile tracciare i passaggi di denaro.
Secondo alcune stime, quasi il 70% dell'economia somala dipende dalle rimesse degli emigrati. Per esempio, la compagnia di hawala Dahabshiil e' presente in ben 144 paesi del mondo, impiegando piu' di 2000 persone. Dopo l'11 settembre, gli Stati Uniti hanno accusato la al Barakat, una delle compagnie che praticavano l'hawala, di finanziare il terrorismo islamico. Nell'ottobre di quest'anno, un cittadino norvegese di origine somala e' stato arrestato in quanto finanziatore della Banadir Welfare Organisation. La Banadir affermava di aiutare i profughi somali: in realta', finanziava le milizie islamiste di Al Shabab. A novembre di quest'anno, 20 cittadini statunitensi di origini somale sono stati accusati di finanziare Al Shabab.
Come nell'Afghanistan degli anni '90, l'assenza di un potere centrale in questo "stato fallito" ha trasformato il paese in un santuario del terrorismo internazionale. Terroristi di tutto il mondo si recano in Somalia, contando su una vasta rete di coperture politiche e finanziarie. Il terrorismo islamico e' recentemente salito di livello: il 3 dicembre, un attentato suicida ha provocato la morte di piu' di 20 persone all'Universita' di Mogadiscio. Tra di essi vi erano tre ministri del governo ad interim sostenuto dalle Nazioni Unite.
L'attentatore era un cittadino danese di 26 anni di origini somale. Come in Afghanistan e in Pakistan, gli attentatori suicidi sono molto spesso nati e cresciuti in Europa. E proprio in Europa avviene il processo di radicalizzazione che li trasforma in bombe umane.
Cio' che sta avvenendo in Somalia e' anche una catastrofe umanitaria di portata immane: dal 2007, un milione e mezzo di persone sono fuggite dalle proprie case. Carestie ed epidemie uccidono coloro che vengono risparmiati dal furore islamista. Al Shabab e gruppi affini, come Hizb al Islam, stanno riuscendo nel tentativo di creare un regime in stile talebano nel Corno d'Africa, e Al Qaeda sta piantando solide radici in Africa orientale.
Nel contempo, la Somalia offre le basi ai pirati che da anni attaccano le navi che oltrepassano Bab al Mandab, lo stretto che separa lo Yemen e Gibuti, mettendo in comunicazione il Mar Rosso e il Golfo di Aden e, di conseguenza, il Mediterraneo con l'Oceano Indiano. Una delle principali arterie della navigazione globale e' ormai costantemente minacciata da criminali comuni che fanno causa con il terrorismo islamico. Nel frattempo, il deterioramento della situazione nello Yemen, che fronteggia la Somalia, fa temere un'ulteriore espansione della presenza di Al Qaeda nei due paesi.
Tra i somali in fuga dagli orrori della guerra, molti si rifugiano in Kenya. Anche in Kenya, e' diffuso il legittimo timore che, tra le migliaia di rifugiati, si nascondano terroristi e militanti islamisti. Kenya che, tra l'altro, e' gia' stato insanguinato nel 1998 e nel 2002 da sanguinosi attentati di Al Qaeda, nei quali persero la vita centinaia di persone.
Ricapitolando: la Somalia e' uno "stato fallito", una terra di nessuno. Milizie islamiste legate ad Al Qaeda controllano vaste regioni del paese, e sono talmente potenti da essere in grado di uccidere ben tre membri del governo. Contemporaneamente, Al Qaeda sta espandendo la propria presenza nei paesi vicini, in particolare in Yemen e in Kenya, entrambi paesi in cui ha gia' condotto a termine sanguinosi attacchi terroristici. Le coste della Somalia sono poi infestate da pirati che minacciano una delle principali vie di comunicazione del pianeta. Ma le menti e i finanziatori del terrorismo islamico somalo non sono solo nel Corno d'Africa; molto spesso si trovano negli Stati Uniti e in Europa.
Poche sono le voci che si levano contro i rischi della radicalizzazione. Una di queste e' quella dell'intellettuale di origine somala Ayaan Hirsi Ali, ex parlamentare in Olanda e veemente critica dell'estremismo islamico. Ayaan ha scritto la sceneggiatura per il controverso film "Submission" di Theo Van Gogh sul ruolo delle donne nell'Islam. Nel 2004, Van Gogh e' stato ucciso per le strade di Amsterdam, mentre si recava al lavoro in bicicletta. Un estremista islamico, cittadino olandese, lo ha ammazzato a colpi di pistola, pugnalato, accoltellato alla gola e quasi decapitato. L'assassino ha poi piantato un coltello nel corpo di Van Gogh, affiggendo una lettera di cinque pagine nella quale, tra l'altro, si minaccia direttamente Ayaan Hirsi Ali. Da allora, Ayaan e' stata costretta a una vita sotto scorta, prima di trasferirsi negli Stati Uniti. Come si vede, la linea del fronte non e' solo in qualche altopiano africano, ma nelle nostre citta'.
15 dicembre 2009