(di Daniele Atzori) - L'escalation della guerra civile yemenita sembra inarrestabile. Gli Huthi, le milizie sciite che stanno combattendo contro il governo centrale di Sana'a, strategico alleato dell'Occidente nella guerra al terrorismo, hanno annunciato nei giorni scorsi di aver preso il controllo della regione di Qatabar, nella provincia di Saada, al confine tra Yemen e Arabia Saudita. Cosi' ora anche il regno wahabita, primo Paese esportatore di petrolio al mondo, si trova sotto attacco. La regione saudita montuosa di Jabal Dokhan e' stata infatti brevemente occupata dalle milizie Huthi, poi state sconfitte sul campo dalle forze armate di Riad che, riporta Al Sharq Al Awsat, hanno anche catturato 155 guerriglieri. Dopo lo sconfinamento e la morte di un soldato saudita, l'Arabia Saudita ha deciso di lanciare una serie di attacchi contro i guerriglieri.
Il 10 novembre l'Arabia Saudita ha imposto un blocco navale alla costa dello Yemen settentrionale, sul Mar Rosso, nel tentativo di fermare i rifornimenti di armi ai ribelli. Il confine tra Yemen e Arabia Saudita si estende, comunque, per circa 1500 chilometri, e non e' semplice per i sauditi prevenire le infiltrazioni delle milizie Huthi. Gli Huthi non sono un gruppo di banditi di montagna, ma un gruppo di guerrieri ben addestrati che possono contare, secondo sauditi e yemeniti, sul sostegno dell'Iran. L'obiettivo dell'Iran sarebbe quello di creare una milizia in grado di destabilizzare non solo lo Yemen, ma anche l'Arabia Saudita, sul modello di quanto gli iraniani sono gia' riusciti a fare con successo in Libano, fondando e controllando il "partito di Dio" sciita, Hezbollah.
L'Arabia Saudita teme di trovarsi stretta in una morsa, tra l'insorgenza sciita degli Huthi, a sud, e un'eventuale insorgenza della sua consistente minoranza sciita a nord, che tra l'altro vive in una delle zone piu' ricche di petrolio del paese. Il fine degli Huthi, come dichiarato dal loro leader Badr al Din al Huthi, e' quello di ottenere il controllo del territorio in cui operano, e di stabilirvi un'entita' politica, una sorta di stato nello stato, replicando il modello di Hezbollah in Libano. L'Iran sembra dunque esportare in Yemen un format di successo, adottandolo alle particolari condizioni locali. In altri termini, l'Iran cercherebbe di portare la rivoluzione islamica sciita in Arabia Saudita, culla dell'Islam, in cui sorgono le citta' sante di Mecca e Medina.
Gli Huthi rivendicano, inoltre, di non appartenere piu' alla confessione sciita zaydita, tradizionalmente prevalentemente in Yemen, ma a quella cosiddetta duodecimana, caratteristica dell'Iran. In questo modo, gli Huthi intendono sottolineare il proprio legame diretto con l'Iran. In un'intervista recentemente pubblicata dal sito iraniano Ayandenews, l'esponente religioso 'Issam al 'Imad, legato agli Huthi, sostiene infatti che gli Huthi non sono piu' zayditi, ma che anzi studiano esclusivamente su testi religiosi che arrivano da Qom, la capitale religiosa dell'Iran. 'Issam al 'Imad sottolinea anche esplicitamente l'influenza di Khomeini e di Hasan Nasrallah sulla leadership Huthi, augurandosi che gli Huthi seguano l'esempio dell'Iran, instaurando una repubblica islamica.
Manouchehr Mottaki, il ministro degli Esteri iraniano, si e' addirittura offerto di cooperare col governo dello Yemen per "ripristinare la sicurezza" in Yemen, minacciando che "coloro che versano benzina sul fuoco devono sapere che non saranno risparmiati dal fumo che si alzera'". Queste dichiarazioni sorprendono non pochi osservatori, dal momento che il governo yemenita e' impegnato a rivolgere una rivolta interna, mentre il governo saudita sta impedendo che gli Huthi oltrepassino il confine tra i due stati. La scelta del presidente americano, Barack Obama, di dialogare con la Repubblica islamica dell'Iran non sembra aver condotto a una moderazione di Teheran, come in molti si auguravano. Anzi, Teheran sembra alzare ulteriormente la posta in gioco, sfidando apertamente l'Arabia Saudita per l'egemonia sul mondo musulmano, questa volta sul suo stesso territorio.